Mafie

Palermo, arrestata la moglie del boss Madonia: “Comandava nel mandamento di Resuttana”. Fermate altre 24 persone

Operazione dei carabinieri contro il clan di Salvatore Madonia, killer di Libero Grassi. Contestati i reati di ssociazione mafiosa, estorsione consumata, danneggiamento, favoreggiamento e ricettazione. Il posto del boss era stato preso dalla moglie, definita nelle intercettazioni "la padrona"

Comandava lei, Maria Angela Di Trapani, moglie di Salvino Madonia, nell’omonimo clan che controlla il mandamento di Resuttana. Lo raccontano le intercettazioni, nelle quali viene definita “la padrona”. Da un lato imponeva il pizzo a commercianti, ristoratori e imprenditori; dall’altro stava provando a riorganizzare Cosa Nostra dopo la morte del capo dei capi Totò Riina. L’hanno fermata i carabinieri assieme ad altre 24 persone ritenute appartenenti al suo clan e alle famiglie mafiose di San Lorenzo, Partanna-Mondello, Tommaso Natale e Pallavicino-Zen.

Nonostante dal 2015, anno della sua scarcerazione, fosse costretta a vivere a Cinisi era Di Trapani – sostengono il procuratore Francesco Lo Voi, l’aggiunto Salvatore De Luca e i pm Roberto Tartaglia, Annamaria Picozzi e Amelia Luise – a impartire gli ordini al clan, a fare da collegamento tra i detenuti al 41bis e gli uomini all’esterno nel mandamento di Resuttana, uno dei più vicini e fedeli a Riina a capo del quale in passato c’era stato il marito, killer dell’imprenditore Libero Grassi.

Figlia del boss Ciccio Di Trapani, sorella di un altro capo clan, Nicola, Di Trapani era soprannominata in famiglia “a picciridda”, (la piccolina, ndr). In una intercettazione il fratello ne parla con tenerezza: “Mariangela ha sofferto da picciridda” perché – raccontava – durante la latitanza del padre “a scuola non c’è più andata per amore di mio padre e di me… perché se ne è voluta venire con noi”.

Provava a imporre anche le maniere forti, il clan. Nel corso delle indagini i magistrati – che a vario titolo contestano agli arrestati associazione mafiosa, estorsione consumata, danneggiamento, favoreggiamento e ricettazione – c’è anche la volontà di uccidere Giovanni Niosi, vecchio appartenente a Cosa Nostra. La sua colpa era aver voluto patteggiare la pena. A salvarlo era stata l’intercessione di un altro clan, quello di Porta Nuova.

Di Trapani venne arrestata una prima volta nel 2008 perché ritenuta responsabile di veicolare all’esterno gli ordini dei suoi familiari. Tra le decisioni c’era, secondo gli inquirenti, quella di eliminare l’allora reggente di San Lorenzo Giovanni Bonanno, che, oltre a a fare la cresta sulle casse del clan, sarebbe avrebbe messo in giro la voce che il figlio di Mari Angela e Salvino Madonia, Francesco, fosse frutto di un tradimento e non di un concepimento in provetta. Un affronto che non poteva restare impunito. “La risposta che tu devi dare a Salvo è che quello non c’è più”, diceva Nino Madonia a Mari Angela, che poi avrebbe trasmesso il messaggio al marito. Bonanno scomparve nel gennaio 2006 e un mese dopo il boss Salvatore Lo Piccolo scriveva un pizzino a Bernardo Provenzano, ancora latitante: “Purtroppo non c’è stato modo di scegliere altre soluzioni. E a questo punto abbiamo dovuto prendere questa amara decisione”.

Di Trapani non è la prima boss donna di Cosa nostra: l’ultimo caso è quello di Patrizia Messina Denaro, sorella del boss latitante Matteo Messina Denaro, arrestata nel 2013 . Per gli inquirenti, “svolgeva un ruolo di raccordo con il fratello per scambi d’informazioni e per il coordinamento delle risorse economiche”.