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Elezioni, Di Maio: “Controllo dell’Osce. Mi preoccupano le fake news ma molto di più il voto di scambio”

Il candidato premier del M5s: "Anch’io sono vittima di false notizie in rete ma a volte anche sui quotidiani e sui tg. Dico che se c'è il pericolo che questa campagna possa essere inquinata dalle fake news, allora rilancio e dico invochiamo il controllo dell’Osce per le elezioni politiche come avevo chiesto per quelle siciliane"

“Mi preoccupano le fake news. ma mi preoccupa molto di più il voto di scambio”. Luigi Di Maio, candidato premier del M5s, rispondendo a una domanda ha proposto di “invocare il controllo dell’Osce” sul voto. “Chiediamo all’Osce – ha detto a Milano a margine dell’ inaugurazione di Vi.vite vino di cooperative – di monitorare non solo le operazioni elettorali ma anche la libertà di stampa e le modalità di informazione“.

Nel giorno in cui la Repubblica riporta l’allarme lanciato dal New York Times la presenza massiccia di di bufale sui social il vicepresidente della Camera ricorda che: “Il Movimento cinque stelle è impegnato nella lotta alle fake news. Anch’io sono vittima di false notizie in rete ma a volte anche sui quotidiani e sui tg. Dico che se c’è il pericolo che questa campagna possa essere inquinata dalle fake news, allora rilancio e dico invochiamo il controllo dell’Osce per le elezioni politiche come avevo chiesto per quelle siciliane“. “C’è da dire che – ha concluso – le fake news mi preoccupano ma mi preoccupa molto di più quello che è successo in Sicilia con il voto di scambio”. In Sicilia “se ci fossero state elezioni libere probabilmente avremmo vinto noi”.

Di Maio ha risposto poi a Silvio Berlusconi che ha parlato dei pentastellati, pericolo per l’Italia e “contrarì agli imprenditori”. Non ha fatto la “rivoluzione liberale di cui parlava”, mentre i 5 stelle con i venti milioni che si sono tolti dallo stipendio in cinque anni hanno “creato settemila imprese in Italia“. “Abbiano ancora il coraggio di dire che siamo contro le imprese – ha detto a margine dell’inaugurazione di Vi.vite a Milano -. Mio padre votava Berlusconi perché credeva nella rivoluzione liberale di cui parlava. In vent’anni non l’ha fatta. In cinque mi sono tagliato 300mila euro di stipendi e con i miei colleghi abbiamo tagliato qualcosa come venti milioni e li abbiamo messi in un programma che ha creato settemila imprese”.