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Parigi, edicole chiuse per sciopero. Chi si è mai chiesto come vive un giornalaio?

di Federico Iarlori

“Col sole, sotto la pioggia, a mezzogiorno o a mezzanotte, c’è tutto ciò che volete sugli Champs Élysées”, cantava Joe Dassin. Sì, meglio dire quasi tutto, perché oggi potreste non trovarci neanche il giornale. Secondo il quotidiano Le Parisien, infatti, ben cinque edicole sulle otto che si trovano sulla celebre arteria parigina (“110 sulle 380 totali a Parigi“) potrebbero restare chiuse a causa dello sciopero degli edicolanti che sta minacciando i lettori della capitale.

L’ho scoperto ieri mattina, un po’ per caso. Era una bella giornata di sole e facevo una passeggiata a Saint-Germain, nel quartiere latino. Proprio tra i due caffè Les deux magots e Le flore , mitici punti di ritrovo degli esistenzialisti nel secondo dopoguerra, c’è l’edicola di Nelly Todde, un’istituzione nel quartiere. Con mio grande stupore, le serrande erano abbassate, e al posto degli stand che di solito occupano la parte esterna delle edicole, c’era solo il tavolinetto con le bevande calde tipico degli scioperi alla francese. Tutt’intorno, una folla di gente intenta a distribuire volantini e a spiegare agli habitué (e ai semplici passanti come me) i motivi della protesta.

A partire da metà febbraio, infatti, il Comune di Parigi lancerà un nuovo modello di edicola, concepito dall’inquietante Mediakiosk, filiale della “megaditta” JCDecaux. A parte le critiche estetiche alle nuove strutture – ne verranno installate 360 tra il 2018 e il 2019 -, che per molti rappresentano un tradimento al tipico arredamento urbano parigino, secondo i manifestanti questa “rivoluzione” della vendita dei giornali – contrariamente a quanto era stato promesso – non apporterebbe alcun vantaggio agli edicolanti.

“Dovrò continuare a fare la pipì nelle bottiglie di plastica e andarle a svuotare nel bar qui vicino”, si lamenta Benoît Larigaldie, membro del sindacato degli edicolanti, visto che le nuove, “avveniristiche” edicole continuano a non prevedere né la presenza dell’acqua corrente, né quella del bagno.

In effetti, che qualcosa non andasse, in quanto assiduo frequentatore delle edicole, me ne ero accorto. Spesso, infatti, visto che non ho Internet sul mio cellulare, utilizzo i poveri giornalai anche per chiedere informazioni stradali – una volta ho addirittura chiesto a uno di loro di prestarmi l’iPhone – e altrettanto spesso sono trattato con disprezzo. Vi lascio immaginare la faccia che fanno quando ci porto i turisti – che ne approfittano per comprare qualche souvenir, altro che giornali e riviste – oppure quando – per rompere il ghiaccio – mi lascio scappare un “fa freddo oggi, eh?”. E quando fa freddo a Parigi, fa freddo per davvero.

Magari è tempo per tutti noi di provare a metterci un po’ di più nei loro panni.

Stando a quanto dicono i giornalai, nelle nuove edicole lo spazio dedicato alla cassa sarà ancora più ristretto, ma soprattutto, non ci sarebbe più lo spazio riservato a tutti gli accessori (ombrelli, modellini della Tour Eiffel e bevande varie) che, visto il calo delle vendite di giornali (3,1% in meno nel 2016 rispetto al 2015), erano indispensabili agli operatori del settore per portare a casa la giornata.
Da gennaio, inoltre, la nuova regolamentazione imporrà loro di vendere almeno i due terzi in giornali e riviste. Un’impresa titanica, se si considerano – tra gli altri motivi – il successo della free press e la politica degli editori, sempre più incentrata sugli abbonamenti.
Una manifestazione generale dei giornalai è prevista per giovedì prossimo a Châtelet, in pieno centro, proprio nel giorno in cui Mediakiosk aveva previsto la cosiddetta “giornata degli edicolanti”. Forse avrebbero dovuta chiamarla “giornata delle edicole”, a scanso di equivoci.