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Bankitalia, il premier Gentiloni indica Visco: secondo mandato per il governatore che Renzi voleva licenziare

La riconferma arriva alla fine di giornate convulse per la maggioranza. La miccia l'aveva incendiata lo stesso segretario del Pd con la mozione depositata alla Camera per chiedere il licenziamento del numero uno di Palazzo Koch. Bersani: "Il futuro governatore avrà comunque a che fare con una situazione difficile ma s'è creato uno strappo". Toninelli (M5s): "Solo un bluff". Brunetta (Fi): "Segretario dem è uno sfasciacarrozze"

Non cambiare nulla anche se è cambiato tutto. Il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ha indicato Ignazio Visco per la carica di governatore di Bankitalia. Lo confermano all’agenzia Ansa fonti autorevoli a conoscenza del dossier. Nella lettera inviata al Consiglio superiore della Banca d’Italia, il premier propone un secondo mandato per l’attuale governatore. Una scelta di continuità, dunque, che però non cancella le tensioni tra Palazzo Chigi e il Partito democratico di Matteo Renzi: tutt’altro. E che infiamma chiaramente l’opposizione.

Bersani: “Strappo resta”. M5s: “Bluff”- “Con la nomina di Visco o chi per lui si è ripristinato un percorso istituzionale corretto. Tuttavia quando un’istituzione combina un pasticcio la traccia rimane. Il futuro governatore avrà comunque a che fare con una situazione difficile ma s’è creato uno strappo“, dice l’ex segretario Pierluigi Bersani, che dal Pd è uscito in rotta con l’attuale numero uno del Nazareno.  “Il capo del primo partito italiano non si può permettere un giudizio: un Parlamento non può contraddire se stesso”, attacca l’attuale leader di Mdp, mentre per Danilo Toninelli del Movimento 5 stelle “la recita del poliziotto buono (Gentiloni) e di quello cattivo (Renzi) si chiude con la conferma di Visco. Sono dei fenomeni del bluff“.

La mozione anti Visco del Pd – Il reincarico al governatore uscente arriva alla fine di giornate convulse per la maggioranza. La miccia l’aveva incendiata lo stesso Renzi con la mozione depositata alla Camera dal Pd per chiedere il licenziamento dello stesso Visco. Una mossa che aveva provocato il malumore praticamente dell’intero arco costituzionale e che ha compromesso i rapporti tra il Quirinale e lo stesso Renzi. Da due anni, infatti, Sergio Mattarella cerca di proteggere via Nazionale dagli appetiti elettorali dell’ex premier. L’epilogo del caso Visco, infatti, conferma l’ipotesi sollevata da più parti: quella mozione depositata dal Pd alla Camera non era nient’altro che una manovra elettorale. In questo modo, da qui alle elezioni, Renzi potrà replicare a qualsiasi critica sul fronte delle crisi bancarie con una rivendicazione: lui Visco voleva mandarlo a casa, ma Mattarella e Gentiloni hanno detto di no. Praticamente la stessa linea di Maurizio Gasparri: “Premiato chi ha sbagliato. I risparmiatori in pericolo corrano ai ripari”, twitta il senatore di Forza Italia dopo la riconferma di Visco, col collega deputato Renato Brunetta che invece si vanta addirittura di rispettare “le regole istituzionali in merito alla nomina del governatore della Banca d’Italia. Noi non siamo degli sfasciacarrozze come Renzi, che va contro il suo governo con una mozione in Parlamento per attaccare una istituzione come la Banca d’Italia, la sua autonomia e la sua indipendenza”.

Il copione di Renzi – Più o meno le stesse accuse rivolte a Renzi dopo il deposito dell’atto parlamentare contro i vertici di via Nazionale. Giorni di polemiche infinite, dalle quali il segretario si difendeva attaccando. Primo: “Il Pd ed io non abbiamo niente da nascondere sul tema della banche. A noi è toccato intervenire per rimediare ai disastriche hanno fatto altri”. Altri chi? Mistero. Secondo: “’Se qualcuno vuole raccontare agli italiani che in questi anni nel settore delle banche non è successo niente, quel qualcuno non sarò certo io”. E Banca Etruria? “Nessuno sconto. Il padre della Boschi è stato mandato a casa come tutti con il nostro commissariamento” . Terzo: “La mozione l’ha preparata il gruppo Pd. È evidente che il governo sapesse il contenuto al punto che su alcuni passaggi, come la discontinuità non era d’accordo, Gentiloni mi ha chiamato e l’abbiamo cambiata”.

“Gentiloni è d’accordo con me” – Insomma la posizione perfetta per scaricare su Palazzo Chigi ogni responsabilità, qualificandosi al pubblico come censore di chi non ha vigilato sulla crisi bancaria. La scelta di Gentiloni, però, a questo punto incrina l’attendibilità dell’intera versione del segretario del Pd. Praticamente tutti i giornali, infatti, hanno raccontato che la mozione anti Visco era stata depositata quasi all’insaputa del governo – a parte la sottosegretaria Maria Elena Boschi – e con Gentiloni informato solo tra ore prima del voto. “Il governo non era semplicemente informato: era d’accordo”, ha sostenuto Renzi fino allo sfinimento. E invece, dopo aver rilasciato dichiarazioni di pace sia verso il Pd (“Il rapporto tra Governo e partito di maggioranza relativa sono fondamentali e ottimi in generale”) che verso la Boschi  (“Gode di piena fiducia”) ecco che Gentiloni mette la firma sulla riconferma di Visco: ma non era d’accordo con Renzi? Ipotesi che evidentemente era stata ampiamente prevista dal segretario del Pd, pronto a nascondere il nome di Visco dalle sue generiche accuse a via Nazionale.”La riconferma di Visco non sarebbe una sconfitta per il Pd. Io non ho posto un tema legato a un nome e cognome, ma abbiamo detto che la vigilanza non è stata un granché in questi anni”.

Visco audito dopo Barbagallo – E nel giorno in cui Palazzo Chigi conferma la fiducia nell’attuale governatore di Bankitalia, la comissione parlamentare d’inchiesta sulle banche fa sapere che lo stesso Visco sarà sentito ma solo “dopo l’audizione di Carmelo Barbagallo“, capo del dipartimento per la vigilanza bancaria e finanziaria della Banca centrale italiana. I vicepresidenti della commissione Mauro Marino e Renato Brunetta hanno spiegato “ci sarà una stanza ad hoc dove si avrà accesso agli atti anche seci devono dotare di qualche strumento in più, perché c’è solo una postazione informatica”.