Politica

Bankitalia, Renzi: “Gentiloni? Ho saputo della mozione Pd allo stesso momento”. Polemica con Boldrini sui regolamenti

Ospite di In 1/2h in più di Lucia Annunziata, il segretario dem ha provato a smontare la ricostruzione dello scontro tra il partito e il presidente del Consiglio spiegando che la pietra dello scandalo, ovvero l'iniziativa parlamentare presentata dalla deputata 'boschiana' Silvia Fregolent, non è tale perché tutto è stato caratterizzato dalla condivisione dei contenuti con l'esecutivo

Per smontare l’accusa di aver messo in difficoltà il governo a matrice Pd con la mozione Pd di sfiducia al governatore di Bankitalia, il segretario del Pd punta tutto sull’iter dell’azione parlamentare: “Gentiloni ed io l’abbiamo saputo più o meno nello stesso momento“. Ospite di In 1/2h in più di Lucia Annunziata, Matteo Renzi ha provato a smontare la ricostruzione dello scontro tra il partito e il presidente del Consiglio spiegando che la pietra dello scandalo, ovvero l’iniziativa parlamentare presentata dalla deputata ‘boschiana’ Silvia Fregolent, non è tale perché tutto è stato caratterizzato dalla condivisione dei contenuti con l’esecutivo. “La mozione l’ha preparata il gruppo Pd. È evidente che il governo sapesse il contenuto al punto che su alcuni passaggi, come la discontinuità – ha aggiunto – non era d’accordo, Gentiloni mi ha chiamato e l’abbiamo cambiata”. E ancora: “Che ci fosse una mozione era noto a tutti, che il contenuto fosse troppo duro me l’ha detto Gentiloni per chiedermi di cambiarlo. Io ero in treno…”. Tradotto: Renzi in nessuna maniera ha partecipato alla stesura del documento, né ha pensato di forzare la mano con il presidente del Consiglio (difficile, del resto, che un premier espressione del Pd potesse dire no a una mozione presentata dal ‘suo’ partito), né tanto meno con il presidente della Repubblica Mattarella.

Tornando all’iter parlamentare, Renzi non ha risparmiato un’accusa alla presidente della Camera Laura Boldrini, rea di aver giudicato ammissibile la mozione del Movimento 5 Stelle (a cui è seguita quella ormai nota del Pd): “Io quella mozione” su Bankitalia “non l’avrei giudicata ammissibile se fossi stato il presidente della Camera, che non sono” ha detto il segretario. A rispondere al segretario del partito democratico è stata direttamente Laura Boldrini attraverso una lettera al Corriere della Sera: “Non c’era ragione per giudicare inammissibili le mozioni su Bankitalia, a partire da quella presentata dal cinque stelle”. Poi una stoccata all’ex premier: “Confonde le regole parlamentari dalle scelte politiche. Si rischia di inquinare il dibattito di questa delicata vicenda.Non si può chiedere alla presidente della Camera di impedire alle opposizioni di esprimersi. La Presidente giudica solo e soltanto della legittimità dal punto di vista regolamentare”.

Polemica chiusa? Presto per dirlo. Se ne saprà di più il 27 ottobre, quando il Consiglio dei ministri dovrà decidere se confermare Ignazio Visco alla guida di via Nazionale oppure optare per un cambio. A sentire Matteo Renzi, però, il succo della questione non è nel nome del governatore di Palazzo Koch: “Nella mozione Pd c’è un giudizio sul passato, ma per il futuro sceglierà Gentiloni – ha assicurato – Io non ho nomi. Ho un profilo: vorrei che chiunque fosse scelto sia il migliore o la migliore possibile”. E se rimanesse Visco? “Fatelo. Volete nominare un altro? Fatelo – ha detto Renzi – Ma il giudizio su quanto accaduto deve essere il più laico possibile“. Per questo motivo, il segretario dem “sia nel merito che nel metodo” ha rivendicato il contenuto dell’iniziativa parlamentare a firma Fregolent. Ciò che Renzi ha contestato fortemente, invece, è stata l’accusa di attacco eversivo rivoltagli da commentatori e rivali politici: “Se c’è una mozione parlamentare non possono dire che questo è un atto eversivo, una mozione parlamentare non è un atto eversivo, è inserita nel dibattito parlamentare” ha risposto.

Nessuna scorrettezza nei confronti del governo? Nessun conflitto di interesse dei renziani sul tema banche? Sul tema l’ex sindaco di Firenze ha messo in campo una difesa d’ufficio: “Su questi temi ho un vantaggio e una fregatura: sono una persona libera, il mio rapporto con le banche si esaurisce in due mutui aperti con la Cassa di risparmio di Firenze”. Da qui il rilancio: “Quindi posso dire quello che penso in modo totalmente libero a differenza di qualche gruppo editoriale che avuto prestiti negli ultimi anni. Giornalismo e libertà sono compagni di strada – ha aggiunto – Ma sulle banche c’è dagli editori una qualche attenzione particolare: se non lo si dice viviamo su Marte. Sulla crisi bancaria – ha attaccato Renzi – c’è stata particolare negligenza dei commentatori che hanno dormito e ora si svegliano all’improvviso”.

Sullo sfondo, neanche a dirlo, l’accusa verso Renzi è quella del conflitto di interessi di Maria Elena Boschi per la questione Banca Etruria. Il segretario del Pd, però, anche in questo caso ha cercato di allontanare le accuse: “Non ho scheletri nell’armadio. Se ci fosse stato un favoritismo verso Banca Etruria avreste ragione ma anche basta prendermi le accuse sulle banche. Neanche un bambino – ha spiegato – crede che il problema fosse Banca Etruria: è mistificatorio che il problema fosse una banchetta di Arezzo. Vogliamo vedere che è successo nella sorveglianza, cosa è successo sulle banche pugliesi?”. Fatto sta che contro Renzi in questa settimana sono arrivate le accuse di personaggi non di secondo piano nello scenario politico nazionale come Prodi, Veltroni, Napolitano. “Rispetto molto le critiche delle persone che hanno più esperienza – ha risposto Renzi – Non so valutare perché si pensi che la posizione del Pd, rispettosa verso il presidente del Consiglio, sia sbagliata. Napolitano, verso cui il rispetto è enorme, in più di una circostanza nell’ultimo anno si è espresso in modo critico”.

Renzi poi è passato al ricordo di quanto fatto dal suo governo sulla questione banche: “Noi siamo quelli che, anche con l’aiuto di Bankitalia, hanno fatto la riforma delle popolari e il credito cooperativo. La gestione delle quattro banche che sono andate in bail in nel novembre del 2015 l’abbiamo fatta gomito a gomito con Banca d’Italia ma il problema non è quel momento lì, perché la strada era già stata intrapresa – ha aggiunto – si trattava di mettere una pezza. Le quattro banchette – ha sottolineato – insieme non arrivavano all’1% dei depositi di Bankitalia, ma anche per il coinvolgimento del padre di Boschi se n’è parlato sui giornali per mesi. I commissari di Banca Etruria hanno preso 676mila euro per otto mesi”.

“La sottosegretaria Maria Elena Boschi sarà in Cdm quando si prenderà la decisione sul governatore di Bankitalia? “Questo lo deve chiedere alla Boschi e a Gentiloni, non certo a me, perché non sono più presidente del Consiglio” ha concluso Renzi.