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Catalogna, le tappe del difficile cammino verso l’indipendenza (se mai verrà proclamata)

Se e quando la Catalogna riuscirà a proclamarsi Repubblica, dopo la vittoria del sì al referendum di domenica, il percorso per l’indipendenza si presenterà lungo e impervio. Oggi la corte Costituzionale spagnola ha sospeso la sessione del ‘Parlament‘. Il primo ostacolo quindi è proprio la proclamazione.

PROCLAMAZIONE – I risultati del 1 ottobre non sono stati ancora proclamati. La legge catalana prevede che siano annunciati dalla ‘giunta elettorale’, che però è stata sciolta prima del voto per evitare multe di 12mila euro al giorno ai suoi componenti decise da Madrid. Al momento la Commissione non esiste. “È un problema legale di fondo” avverte il costituzionalista Xavier Arbos: “Solo la commissione elettorale può proclamarli”. Per questo finora non è stato fatto. Non è chiaro come si possa risolvere il problema.

RICONOSCIMENTO – Una indipendenza che non sia riconosciuta da nessuno è perfettamente inutile”, dice ancora Arbos. Al momento non si vede quale Stato potrebbe riconoscere la Repubblica di Catalogna. Ad eccezione forse di paesi in conflitto con Madrid, come il Venezuela o la Corea del Nord.

UE-BCE – I dirigenti comunitari lo hanno ripetuto mille volte. Se esce dalla Spagna, la Catalogna lascia anche l’Ue. E deve fare la coda per rientrare, evitando un veto di Madrid. Come nel Regno Unito con la Brexit è un rischio che varie imprese catalane – a cominciare dalle Banche, sotto l’ombrello Bce – non vogliono prendere. Alcune hanno già cominciato a spostare le sedi.

SICUREZZA E FRONTIERE – La Repubblica dovrebbe prendere il controllo delle frontiere con la Francia e la Spagna. Non ha esercito né dogana. E dovrebbe farsi consegnare i posti di controllo dalle forze spagnole. Una operazione che al momento non sembra facile. Stesso problema con le caserme di esercito e polizia spagnola che forse non cederanno le chiavi sorridendo.

COMMERCIO – Uscendo da Spagna e Ue la ‘nuova’ Catalogna dovrebbe ricostruire norme e flussi commerciali come ‘paese terzo’. Senza accordo con Madrid e Bruxelles sarà una impresa ardua. L’esempio di Svizzera o Islanda mostra però che si sopravvive bene anche fuori. La Catalogna ha un’arma negoziale. Il commercio via terra fra la Spagna e l’Europa passa dal suo territorio.

PASSAPORTI – Se nessuno riconosce il nuovo stato, quelli catalani non saranno molto utili. Il ‘Govern’ ha però pensato di lasciare quelli spagnoli a chi vorrà. Ma anche qui sarà necessario un accordo minimo con Madrid.

FISCO E RISORSE – Lo stato spagnolo ha preso il controllo delle finanze catalane il mese scorso. La Repubblica deve trovare le risorse per funzionare. Dovrebbe riuscire il tour de force di fare funzionare immediatamente l’Agenzia delle entrate catalane.