Diritti

Essere genitori e figli oltre il legame biologico: un convegno a Milano

Il 4 ottobre 2017, a Milano, la Camera Minorile di Milano, col Patrocinio dell’Unione Nazionale delle Camere Minorili, organizza un convegno sulla famiglia in epoca contemporanea: “Essere genitori e figli oltre il legame biologico“. Un appuntamento di un certo spessore, sia per il tema trattato, di cui oggi la stampa e la varia editoria non sono in grado di parlare approfonditamente, sia per la lectio magistralis di uno degli interpreti più intelligenti dei legami affettivi e familiari ad oggi viventi e (cosa rara) residenti nel nostro Paese: Massimo Recalcati. 

Prevalentemente diretto agli avvocati, il convegno vuole però parlare anche alla società tutta, ai cittadini, ai politici, ai giornalisti, ai docenti, agli educatori, agli assistenti sociali, a psicoterapeuti e psicologi, ai ricercatori, agli artisti. A chiunque, cioè, possa contribuire a ridisegnare l’immaginario legato alla famiglia. Perché è questo che manca, soprattutto. Certo, anche l’ignoranza è un freno importante all’evoluzione in tale ambito, ma senza una narrazione pensabile da tutti, senza racconti e immagini capaci di accompagnare ognuno di noi in una nuova epoca, tra nuovi significati, nuovi pensieri, è difficile farsi un’opinione autonoma e libera di questo prossimo mondo che stiamo per abitare. Un mondo fatto di affetti che prescindono appunto il legame biologico e genetico, un mondo in cui “famiglia” significa intreccio di responsabilità e sentimenti più che insieme di consanguinei.

In Italia siamo al solito molto indietro rispetto ai Paesi pari nostri, ossia con una storia democratica simile, e la nostra legislazione al riguardo balbetta leggi approssimative senza prendere una posizione nella storia dell’umanità. Quella storia che ha sdoganato in tutto il mondo la procreazione assistita, che sta curando la sterilità di milioni di coppie e persone, che sta aiutando la vita a continuare secondo nuovi meccanismi, che appunto non sono più solamente quelli “naturali“. Siamo indietro non solo dal punto di vista della giurisdizione, ma anche da quello culturale: molte persone (perfino chi lavora per distribuire l’informazione, ossia miei colleghi giornalisti) sanno poco o nulla su cosa sia possibile (e lecito) fare e cosa no sul tema procreazione artificiale. Non sanno che oggi in Italia ci si può sposare anche tra persone dello stesso sesso (“Unione civile”) ma che tale rito non prevede la regolamentazione dei figli nati in una famiglia omogenitoriale; non sanno che la gestazione per altri da noi è vietata, che le banche del seme e degli ovociti, oggi legale anche nel nostro Paese, sono vuote perché non ci sono donatori (siamo gli unici che non prevediamo nemmeno un rimborso spese per la donazione..), non sanno che le coppie che ricorrono alla gestazione per altri sono per l’80% eterosessuali, o che le coppie omosessuali maschili, per procreare, devono affrontare costi, viaggi, percorsi che quelle femminili nemmeno lontanamente. Non sanno che soltanto i figli di dieci famiglie italiane hanno riconosciuti legalmente i loro genitori nonostante dello stesso sesso grazie alla vittoria di una causa contro lo Stato. Non sanno che il turismo riproduttivo è quasi al 100%, perché le nostre coppie sterili non trovano assistenza in casa loro.

In tutto questo sterminato nuovo campo che è diventata la riproduzione, che ridisegna il concetto tradizionale di famiglia per promuovere quello di “famiglie”, ossia modelli diversi che comprendono un solo genitore, o con due genitori dello stesso sesso, o che includono donatori, donatrici e portatrici come “pezzi di famiglia”, o famiglie allargate, ricostituite, e via dicendo, sui nostri media si levano solo beceri cori di protesta o, viceversa, di militanza dogmatica, nemmeno fossimo uno stadio. E così in Parlamento, e nelle piazze. In rari casi intellettuali, studiosi, qualche scrittore o regista, alcuni pubblicitari osano, cercano le parole e le immagini per raccontare chi siamo diventati, un popolo non più ancestrale ma evoluto. Ed è questo che anche il convegno di Milano prova a fare: carcare di orientarci nel nuovo mondo, nei nuovi modelli familiari e affettivi, relazionali, anche. Far dialogare studi, punti di vista differenti, porre domande, cercare insieme le risposte. Ed è un bene che a impegnarsi in questa esplorazione siano anche Roberto Bichi, Presidente del Tribunale Ordinario di Milano, Maria Carla Gatto, Presidente del Tribunale per i Minorenni di Milano, Anna Cattaneo, Presidente della Sezione IX civile del Tribunale Ordinario di Milano e Remo Danovi, Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Milano.

Interessantissimi gli argomenti, trattati da professori, avvocati e magistrati provenienti da Università, Procure, Corti d’Appello e Tribunali vari di diverse città italiane: “La rilevanza giuridica dei legami affettivi nell’evoluzione del diritto di famiglia”, “I figli nelle coppie omoaffettive: diritti riconosciuti e diritti negati”, “La trascrizione degli atti e dei provvedimenti costitutivi del legame di filiazione: il diritto del minore alla continuità dello status”, “Azioni di stato tra legame biologico e valutazione dell’interesse del minore”, fino ai temi più vasti quali i nuovi sistemi che generano legami (le diverse tipologie di adozione, anche internazionali dell’oggi) e la degenerazione dei legami familiari nelle famiglie tradizionali (come la violenza e il bullismo nei minori).