Scuola

Gender, il ‘bus della libertà’ è una provocazione omofobica. I sindaci si oppongano

Il “bus della libertà”, un autobus arancione che, assieme ad una campagna di affissioni, reca la scritta “I bambini sono maschi; le bambine sono femmine. La natura non si sceglie. Stop gender nelle scuole”, sta per concludere il suo tour. Ogni tappa – dopo la partenza sabato scorso da Roma, Firenze, Milano, Brescia, Bologna, Bari e Napoli – è stata attesa da manipoli sparuti di rappresentanti di “CitizenGo”, “Generazione famiglia”, Family Day e da chi, in numero più consistente, ha voluto testimoniare la propria avversione all’odioso messaggio. A Napoli il sindaco Luigi de Magistris ha revocato l’autorizzazione allo svolgimento della tappa, suscitando le indignate proteste degli organizzatori, indisponibili – da che pulpito! – ad accettare censure.

La sfida è molto chiara. Da una parte la sfrontatezza inquisitoria di chi pensa che l’Illuminismo abbia contaminato l’intera umanità; dall’altra il costante presidio democratico di chi non si stanca di affermare che uguaglianza e dignità e degli individui e libertà di pensiero siano valori e principi irrinunciabili della civiltà; chi non ha scrupoli a giustificare la propria volontà persecutoria, postulando teorie e comportamenti inesistenti e chi ha la profonda convinzione che solo il completo rispetto di tutti possa costituire la base della vita comune. Oggi alle 15, in piazza Bocca della Verità a Roma, è prevista la manifestazione finale. Manifestazione – sembra una beffa – concomitante con quella della Cgil contro la violenza sulle donne. E’ di tutta evidenza che il tour del bus “della libertà” è una provocazione, con un seguito per il momento modesto; ma non per questo dobbiamo sottovalutarla. E’ di ieri la notizia che il sindaco di Pontida elimina le tasse sui rifiuti, ma non alle coppie omosessuali.

Riporto il testo del documento con cui associazioni che appartengono all’area di coloro che si impegnano per la piena attuazione dei principi costituzionali nella scuola reagiscono a una nuova campagna omotransfobica, promossa da quei gruppi che già nel passato si sono segnalati per la brutalità con cui hanno aggredito il diritto di tutti i bambini a trascorrere il tempo dedicato all’apprendimento e alla socializzazione in un clima sereno. Il comunicato è stato recapitato a Virginia Raggi, che – per il momento – tace.

Stanno girando per l’Europa e per l’America Latina e Settentrionale bus arancioni. In Spagna hanno tentato di circolare recando la scritta: “I bambini hanno il pene. Le bambine la vagina. Non ti far ingannare. Se nasci uomo sei un uomo, se nasci donna lo continuerai a essere”; a Madrid il comune glielo ha però proibito. In Italia il messaggio è stato edulcorato, ma non è meno insidioso. è questa l’ultima offensiva sferrata in un clima di caccia alle streghe, oscurantista e di stampo neofascista – che integra l’avversione all’equiparazione di ogni forma di unione alla famiglia tradizionale – contro la cosiddetta teoria gender, uno dei forse troppo sottovalutati temi di intervento costante di “CitizenGO”, “Generazione Famiglia”, Family Day, associazioni estremiste ed integraliste per le quali questa è la vera emergenza educativa. Si chiamano “Bus della libertà” – l’unico modo, a detta delle associazioni organizzatrici, “per far uscire allo scoperto i colonizzatori del gender” – ed è stato già pianificato il tour per alcune città italiane.

La scuola pubblica, laica, e inclusiva e – in particolare – il principio costituzionale della libertà dell’insegnamento sono strumento dell’interesse generale, perché garantiscono, attraverso il pluralismo delle idee, relazioni aperte e democratiche, piena formazione degli alunni, consapevolezza, pensiero critico, capacità di scelta e di partecipazione alla vita del Paese. Una campagna di aggressione intollerante, sottesa a individuare nella scuola un servizio a domanda individuale e non un progetto educativo e culturale rivolto all’intera comunità in tutte le sue componenti, fondata su pregiudizi che non hanno alcuno scopo se non quello di sollecitare pulsioni irrazionali e di indicare capri espiatori, distogliendo l’opinione pubblica dalle reali priorità di un Paese in declino, non può che essere respinta radicalmente da chi creda nella scuola della Repubblica e – prima ancora – nella Repubblica e nei suoi principi fondativi.

C’è bisogno, insomma, di una presa di coscienza intransigente da parte non solo di lavoratori della scuola, studenti e genitori; ma anche dei cittadini di Roma, città di tradizione antifascista e democratica. La questione non può e non deve essere rubricata come pertinente in modo esclusivo alla comunità Lgbt. Chiediamo ai sindaci e alle istituzioni delle città coinvolte di assumere da subito una presa di posizione precisa e inequivocabile: per chi esclude, discrimina, diffama, provoca non deve esserci spazio.

Appello promosso da: Coordinamento per la democrazia costituzionale Rm, Lip “Per la scuola della Costituzione”, Flc Roma e Lazio, PRC Federazione di Rm, Sinistra Italiana – Rm area metropolitana, Area “il sindacato è un’altra cosa – Flc Cgil”, Autoconvocati delle Scuole di Roma e del Lazio, L’altra Europa con Tsipras – Comitato Rm, Associazione Giuristi democratici di Rm, Associazione nazionale per la scuola della Repubblica, Partito del Sud, Arci Rm, Coordinamento genitori democratici Rm, Retescuole, Agedo Bo, Associazione Convochiamoci per Bari, Comitato “Articolo33 per la difesa della Scuola Pubblica” –– Bari, Rifondazione Comunista – Giovani Comunisti, Federazione di Bari, Cobas Scuola Ba, UAAR

L’appello mette a fuoco una questione di grande rilevanza. L’attacco a una (presunta, per altro) cultura gender deve trovare una risposta ferma e il più allargata possibile, che affermi in modo preciso che attentare ai diritti di alcuni è colpire i diritti di tutti i cittadini. Abbiamo ancora qualche speranza che coloro che rivestono responsabilità istituzionale sappiano assumere atteggiamenti fermi, chiari e inequivocabili?