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Trump fallisce ancora sull’abrogazione Obamacare: i Repubblicani rinunciano al voto in Senato

Il leader della maggioranza repubblicana ha escluso di convocare il voto sull'ultima proposta del suo partito per revocare e sostituire il provvedimento sanitario dell'ex presidente Obama. Il Grand Old Party non dispone dei numeri necessari per approvarlo. Il presidente però rilancia sulla riforma fiscale

I Repubblicani affossano l’ennesimo tentativo fatto dalla Casa Bianca per smantellare l’Obamacare e Donald Trump rilancia con un maxi taglio delle tasse ai più ricchi e alle imprese, semplificazione degli scaglioni di reddito e raddoppio delle deduzioni di cui gode la classe media. Il piano – annunciato dal presidente americano lo scorso aprile – è pronto, messo a punto dalla Casa Bianca e dai leader repubblicani in Congresso, presentato all’indomani dell’ennesimo schiaffo sulla riforma sanitaria. Con l’abolizione dell’odiata Obamacare che per ora resta un miraggio.

Il presidente americano – raccontano nei corridoi della Casa Bianca – è frustrato dall’impossibilità di portare a casa una delle promesse principali della sua campagna elettorale: un cavallo di battaglia assoluto come il superamento dell’unica vera riforma fatta dal suo predecessore Barack Obama. E punta il dito ancora una volta su quei senatori repubblicani – tra cui l’ex candidato alla presidenza John McCain – che hanno bocciato anche l’ultimo progetto per dare il colpo di grazia all’Obamacare. Con l’aggravante che i repubblicani hanno ora perso l’autorità per approvare la riforma con una maggioranza semplice, opzione che scade il 30 settembre.

Mitch McConnell, leader della maggioranza repubblicana al Senato, ha ufficialmente rinunciato all’ennesimo tentativo di approvare la proposta di legge per la revoca e la sostituzione della riforma sanitaria voluta da Obama, cancellando la votazione di un nuovo testo prevista per questa settimana, dopo la conferma che il Grand Old Party non dispone dei voti necessari per approvarlo. Tre senatori repubblicani hanno infatti annunciato che avrebbero votato contro, affossando così definitivamente la proposta visto che il Gop poteva permettersi soltanto due defezioni.

A Trump non rimane dunque che puntare dritto sulla riforma fiscale che – ha promesso – sarà la più imponente dai tempi di Ronald Reagan. E che spera di concretizzare entro pochissimi mesi, per evitare quello che sarebbe un magro bilancio del suo primo anno di presidenza. Ma le difficoltà non sono poche: l’accordo raggiunto a suo tempo per evitare ripercussioni pesanti sui conti pubblici prevede tagli alle imposte per un massimo di 1.500 miliardi di dollari in dieci anni. Mentre l’insieme delle misure proposte ammonta a oltre 5mila miliardi. Un gap per eliminare il quale ci vorranno mesi di lavoro e di trattative, col rischio che la riforma fiscale faccia la fine di quella sanitaria.

“Taglieremo enormemente le tasse per la classe media”, ha enfatizzato il presidente. Ma intanto, secondo le indiscrezioni, quel che è certo è che il piano prevede una riduzione dell’aliquota sui redditi dei più ricchi dal 39,6% al 35%, mentre quella sulle imprese dovrebbero crollare dal 35% al 20%. Tra le ipotesi anche un taglio al 15% dell’aliquota per tutte le società quotate in Borsa, comprese banche e fondi di investimento. Si pensa poi ad agevolazioni per le imprese che decidono di rimpatriare i guadagni fatti all’estero.

Per Trump è questa la chiave di volta per dare una spinta decisiva alla crescita economica e all’occupazione. Prevista inoltre una semplificazione delle aliquote che riguardano l’imposta sui redditi, che passeranno da sette a tre (10%, 25%, 35%). E saranno aumentate le possibilità di usufruire di sgravi e deduzioni. Proposta, infine, anche l’abolizione della tassa di successione.
Intanto non si placa la polemica sull’uso di un’account email privato da parte di Jared Kushner, dopo le rivelazioni che anche altri consiglieri della Casa Bianca avrebbero fatto lo stesso. Così il Congresso ha inviato una lettera alla Casa Bianca chiedendo di identificare entro il 9 ottobre eventuali dirigenti che abbiano usato un’email privata e di fornire il relativo account.

Nelle stesse ore il presidente, sbilanciato sulla politica interna,  ha deciso di rilanciare su quella estera cavalcando la questione coreana.  “Siamo completamente preparati” per un’opzione militare contro la Corea del Nord. Nello specificare che non sarebbe la prima scelta -“l’opzione preferita” –  Donald Trump dalla conferenza stampa con il primo ministro spagnolo Mariano Rajoy  lancia un messaggio preciso a Pyongyang : “se adottiamo questa opzione, sarà devastante per la Corea del Nord”.