Calcio

Corea del Nord censura Han: regime vieta al bomber del Perugia di andare in tv

L'attaccante 19enne nato a Pyongyang è uno dei giovani più promettenti della Serie B: 5 gol in 6 partite. Per questo doveva essere ospite alla Domenica Sportiva sulla Rai. Poi però, racconta La Stampa, è arrivata la chiamata da un ministero nordcoreano: niente televisione, altrimenti lo avrebbero fatto rimpatriare

Lontano dalle tensioni internazionali, dai test nucleari e dagli scontri tra Kim Jong-un e Donald Trump, c’è un attaccante 19enne nordcoreano che in Italia sta costruendo passo dopo passo la sua favola personale. Kwang-Song Han è stato il primo calciatore di Pyongyang a segnare un gol in Serie A, con il Cagliari, e quest’anno è diventato il re dell’attacco del Perugia capolista in Serie B, segnando 5 reti in appena 6 partite. Uno dei giovani più promettenti del nostro calcio. Per questo motivo domenica scorsa la Rai lo ha invitato a partecipare alla Domenica Sportiva. Un sogno per il giovane Han. Poi però è arrivato la chiamata del governo di Pyongyang: niente televisione.

A raccontare il retroscena è La Stampa, perché durante la trasmissione il presidente del Perugia, Massimiliano Santopadre, ha invece spiegato che il suo attaccante “a 19 anni ancora non è pronto per la tv e non se l’è sentita di venire”. Secondo il quotidiano di Torino è una bugia, detta a fin di bene per proteggere il ragazzo. Han in realtà era prontissimo a parlare di calcio, di Italia, di Cagliari e di Perugia. Di politica non gli avrebbero chiesto nulla, anche perché non gli interessa: i suoi idoli sono Cristiano Ronaldo e Paulo Dybala, il pallone il suo unico pensiero.

L’attaccante 19enne era in macchina verso Milano per andare in trasmissione quando è arrivata la telefonata da Pyongyang. Secondo la ricostruzione de La Stampa, il presidente del club umbro ha provato una mediazione ma hanno voluto parlare solo con il calciatore. Santopadre ha potuto solo avvisare la Rai e spiegare della chiamata da parte di un ministero nordcoreano. Non c’è stato modo di portare il ragazzo in trasmissione. La minaccia era chiara: se si fosse presentato davanti alle telecamere, lo avrebbero fatto rimpatriare.