Politica

Lega, Salvini: “Mano libera a forze dell’ordine e via le leggi contro propaganda fascista”. Bossi non parla

Il segretario dal palco di Pontida: "Giudici eletti dal popolo". Roberto Maroni contro la decisione di non far intervenire il Senatùr. Che commenta: "Non mi ha aspetto niente da chi ha tradito il Nord". Nei giorni scorsi il blocco dei conti del partito in seguito alla sua condanna per truffa ai danni dello Stato. Fava: "Errore, siamo qui grazie a lui". Il primo a parlare ai militanti del Carroccio? Toti, di Forza Italia

“Mano libera alle forze dell’ordine” per “portare pulizia e sicurezza alle nostre città”. E pure la cancellazione di “leggi liberticide come la legge Mancino e la legge Fiano“, quelle contro l’apologia di fascismo. A Pontida edizione 2017 – la prima nella storia senza Umberto Bossi sul palco – la parola d’ordine è restaurazione. Di che cosa, lo valuteranno i militanti leghisti riuniti sul pratone dove 850 anni fa nacque la storica Lega lombarda. Secondo il segretario Matteo Salvini, è la descrizione di “un Paese libero di pensare, parlare, lavorare e sognare, per questo siamo qua oggi”. Il Paese che Salvini vuol creare se davvero questa, come ha auspicato, “è l’ultima Pontida con la Lega all’opposizione e la sinistra al governo“. Poi l’invettiva contro “qualcuno che è arrivato come ospite invitato negli ultimi anni” e “ci ha portato come gentile omaggio” malattie come “lebbra, malaria, scabbia che non c’erano più nella nostra Italia”.

Prima del suo intervento, durante il quale ha anche annunciato una proposta di legge per “giudici eletti direttamente dal popolo”, l’attenzione era tutta sull’assente, il Senatùr. Che a Pontida è arrivato, ma non è nella scaletta dei relatori della manifestazione da lui creata nel 1990. “Pontida è Bossi“. E il padre del Carroccio “ha sempre diritto di parola” al raduno annuale dei militanti leghisti, ha detto infatti il presidente della Lombardia Roberto Maroni, contrario alla decisione presa dal segretario dopo il blocco dei conti della Lega per effetto della condanna in primo grado per truffa allo Stato di Bossi e del suo storico tesoriere Francesco Belsito. Anche per Gianni Fava, assessore alla Mobilità di Regione Lombardia e voce critica del partito, “non permettere a Bossi di parlare dal palco di Pontida è “un errore, anche mediatico”: “Nessun movimento politico cancella la propria storia, non fargli fare nemmeno un saluto è sbagliato. Se oggi siamo qui è grazie a lui”. Il fondatore della Lega ha detto di essere “abbastanza” arrabbiato per l’esclusione: “Salvini mi ha detto che non voleva farmi fischiare, ma è un segnale che devo andarmene via“. Matteo Salvini “racconta delle balle”, ha aggiunto. “Io non mi sono mai aspettato niente da Salvini, non mi ha aspetto niente da chi ha tradito il Nord”.

“A Pontida ci siamo tutti ma nei momenti eccezionali parla uno”, ha detto Salvini per spiegare l’assenza del fondatore in scaletta. Questa mattina però il primo a parlare dal palco è stato il governatore della Liguria Giovanni Toti, di Forza Italia: non era mai successo che l’esponente di un altro partito intervenisse al raduno. Dal palco il segretario, che ha annunciato ricorso contro il sequestro preventivo di 49 milioni disposto la Tribunale di Genova, ha ribadito: “Se pensano di bloccarci rubando il frutto del nostro lavoro hanno sbagliato a capire, i giudici andassero a sequestrare i conti dei mafiosi in giro per l’Italia perché qui c’è gente per bene”. Maroni arrivando a Pontida ha parlato di “provvedimento abnorme“. Poi il presidente della Lombardia ha ricordato il referendum per l’autonomia del 22 ottobre sostenendo che “meritiamo di tenerci i nostri soldi e non possiamo mancare questa occasione”.