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Di Pietro, il mea culpa: “Ho costruito consenso sulla paura delle manette. E sono andato a casa”. Chiaroscuri anche su Mani Pulite

“Prendiamo atto di una verità sacrosanta, di cui io sono testimone, anzi parte interessata: il consenso sulla paura. Se si cerca il consenso sulla paura, lo si ottiene in una elezione, ma poi si va a casa. Io ne sono testimone: ho fatto politica basandola sulla paura e ne ho pagato le conseguenze”. Così l’ex leader dell’Idv, Antonio Di Pietro, si pronuncia durante L’Aria che Tira Estate (La7), commentando le vicissitudini politiche italiane recenti. E, tra gli applausi in studio, aggiunge: “Ho costruito la mia politica sulla paura delle manette, sul concetto che erano tutti criminali, sulla paura che chi non la pensava come me era un delinquente. Oggi però, avviandomi verso la terza età, mi rendo conto che bisogna rispettare anche le idee degli altri. Mi volevano ministro a destra e a sinistra perché portavo qualche bagaglio di voti. Ho fatto l’inchiesta Mani Pulite con cui si è distrutto tutto ciò che era la cosiddetta Prima Repubblica: il male, che era la corruzione e ce n’era tanta, ma anche le idee. E sono nati i partiti personali: i Di Pietro, i Bossi, i Berlusconi. Tutti partiti che hanno il tempo della persona. Io personalmente, prima di rivolgere gli occhi al cielo, vorrei rendermi conto che non basta una persona”. “Pazzesco”, commenta, entusiasta e rapito, l’imprenditore Luigi Crespi