Cronaca Nera

Stupri Rimini, convalidato il fermo di Butungu: resta in carcere il presunto capobranco. In cella anche i 3 minorenni

Pericolo di fuga e rischio di reiterazione del reato: il gip convalida il fermo del 20enne congolese che, durante l'udienza, ha cambiato versione. "Sono stati i ragazzini", ha detto. Ma i due fratelli marocchini confermano davanti al tribunale dei Minori di Bologna quanto avevano già raccontato subito dopo essersi consegnati ai carabinieri, mentre il nigeriano si è detto pentito. Ma la giudice ha disposto il carcere anche i minorenni: "Brutalità e inutile cattiveria"

Restano tutti in carcere i presunti stupratori di Rimini. Il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Rimini ha confermato il fermo di Guerlin Butungu – il presunto capobranco in Italia dal 2015 – al termine dell’udienza di convalida e ne ha disposto la detenzione in cella ritenendo che vi sia pericolo di fuga e rischio di reiterazione del reato.

Per i tre minorenni accusati di far parte del branco che ha violentato, la notte del 26 agosto scorso, una turista polacca e una trans peruviana ha deciso il gip del tribunale dei Minori di Bologna, accogliendo la richiesta della procura. I tre, ha stabilito la giudice Anna Filocamo, non potranno parlare tra loro. Il nigeriano di 16 anni si era detto dispiaciuto e pentito nel corso dell’udienza, mentre i due fratelli marocchini avevano negato nuovamente di aver materialmente violentato le due donne, pur ammettendo di averle tenute ferme, mentre Butungu ne abusava.

I fatti commessi dai tre, scrive il gip nelle motivazioni, sono “espressione di elevatissimo spessore criminale e di particolare ferocia“. Il giudice sottolinea “la spregiudicatezza con cui sono state poste in essere le azioni delittuose”, “la brutalità ed inutile cattiveria” con cui hanno inflitto “inutili sofferenze alle vittime”. Le loro azioni hanno suscitato “un allarme sociale di proporzioni rare”. Secondo il gip, che scrive diversi dettagli di quella notte e della violenza del branco, sono in grado di commettere “senza alcuna titubanza atti turpi e spregevoli” per “l’insensibilità dimostrata a fronte delle invocazioni disperate di aiuto delle vittime”. Nel raccontare che era il congolese a comandare, hanno mostrato “personalità gravemente inconsistenti ed incapaci di rendersi conto dell’estrema gravità delle condotte realizzate e, pertanto, altamente esposte al rischio di commettere nuovamente fatti di questo genere”.

“Non hanno respinto gli addebiti – ha risposto il difensore dei marocchini – hanno tenuto un atteggiamento collaborativo e rispondono alle domande dei magistrati”. I due sono stati gli unici a consegnarsi, confessando di aver fatto parte del branco. E hanno fornito informazioni utili all’arresto del nigeriano e di Butungu, aggiungendo dettagli già raccolti dallo Sco della Polizia e dalla squadra Mobile grazie all’analisi dei video delle telecamere di sorveglianza.

In mattinata era stato convalidato anche l’arresto del congolese, poi in serata il gip  ha deciso per la misura cautelare in carcere. Durante l’udienza, il 20enne congolese ha cambiato la propria versione dei fatti. Non stava dormendo, come aveva sostenuto in un primo momento, ma “sono stati i ragazzini”, ha detto questa volta il richiedente asilo catturato domenica mattina mentre tentava la fuga in treno e ora indagato per violenza sessuale di gruppo, rapina e lesioni aggravate insieme a tre minorenni. “La versione dei fatti del giovane – spiega il suo legale Ilaria Perruzza – non è quella dei minori e delle persone offese. Mi riservo di fare accertamenti e approfondimenti incrociando tutte le dichiarazioni e attendo l’esito delle verifiche”.