Calcio

Lazio, il portoghese Nani sceglie la maglia numero 7: social scatenati. I casi storici: da Gatti a Sensi fino a Fortin

La scelta del nuovo attaccante biancoceleste merita un posto di diritto nella classifica dei numeri di maglia più strambi scelti dai calciatori. Una graduatoria che annovera nomi insospettabili e colpi di genio

Non bastava l’arrivo del giovane talento portoghese Bruno Jordao, che per assonanza e nostalgia ai tifosi della Lazio non poteva non ricordare l’era dell’italianissimo (e romanissimo) Bruno Giordano e i suoi gol. A scatenare l’ironia del popolo biancoceleste ci ha pensato anche e soprattutto il pezzo più pregiato del mercato di Claudio Lotito: il nazionale lusitano Nani, infatti, ha scelto la maglia numero sette, perché la 17 (quella che ha portato sulle spalle per un’intera carriera) era già occupata da Ciro Immobile. In questo caso non servono suggestioni: sette Nani. Sui social (come si vede dalla fotogallery) è stato un profluvio di sfottò, meme e battutacce.

Quel “7 Nani”, però, non è una novità assoluta nelle scelte di maglia più o meno strambe da parte del calciatori. Indimenticabile, ad esempio, la scelta fatta dal centrocampista Fabio Gatti, che sia per la sua esperienza nel Perugia che per quella nel Vicenza scelse la maglia numero 44: 44 Gatti, insomma, come la celebre canzone dello Zecchino d’oro. Lui, poi, per spiegare la trovata ci mise anche il carico di ironia: “Sempre meglio che prendere la 4….”. Difficile dargli torto. Scelta sensazionale, invece, quella del talentuoso mediano Stefano Sensi: per il suo arrivo a Cesena in Serie B chiese e pretese la numero 5… Cinque sensi. Nella classifica della genialità e della guasconeria applicata ai numeri di maglia, il primo posto resta però inarrivabile: indimenticabile, del resto, il colpo di classe del portiere Marco Fortin, che per le annate a Siena e Vicenza scelse il 14. “È il mio numero fortunato” disse, ma a nessuno sfuggì che la pronuncia inglese di quel numero coincideva esattamente col suo cognome: 14 (forteen) Fortin.

Lasciando da parte l’ironia, nella storia dei numeri di maglia scelti dai calciatori ci sono anche altre storie. Chi potrà dimenticare, ad esempio, la scelta dell’ex centravanti dell’Inter Ivan Zamorano: da sempre affezionato alla 9, a un certo punto fu costretta a cederla a Ronaldo (il fenomeno) e così si accontentò della 18, con un bel segno ‘più’ tra l’uno e l’otto. Ma se per Zamorano la matematica non era un’opinione, per altro la storia lo è stata eccome: prendete Gianluigi Buffon, che agli albori della sua carriera scelta la maglia 88, numero che rimanda ai Naziskin e alla doppia acca del saluto nazista ‘Heil Hitler’. Dopo le polemiche, il portiere del Parma scelse la 77 e la buttò il vacca, parlando di scelta dettata dalle “gambe delle donne”. Come emerso dai casi Fortin e Buffon, sono proprio gli estremi difensori ad aver fatto scelte ‘estreme’ per i numeri di maglia. Altri esempi? Il leggendario portiere goleador del San Polo Rogerio Ceni che scelse la 01 (in effetti aveva piedi da trequartista), il messicano Jorge Campos che prese la 9 (per molti era più forte come attaccante…) e il portiere del primo Chievo Verona Cristiano Lupatelli: nel primo anno di Serie A dei clivensi il portiere prese la 10, lui fu uno dei migliori, la squadra fece un figurone e nacque il miracolo Chievo.