Politica

Sicilia, Claudio Fava: “Il Pd è ostaggio dei capibastone di Alfano. Renzi sa di perdere e quindi ha ceduto la regia a Orlando”

Intervista al vicepresidente della commissione Antimafia, candidato governatore da Mdp. "I dem hanno un problema di coerenza: hanno scambiato voti sull'isola in cambio di una modifica della legge elettorale a Roma. Il M5s? Ha imparato dalla vecchia tradizione politica siciliana: parlare poco delle cose che non fanno prendere vot­i. Come la mafia"

L’accordo tra il Pd e Angelino Alfano? “Presentano come nuova proposta un ceto politico e affaristico che governa da 15 anni. Sono ostaggio dei capibastone”. Le accuse di aver spaccato il centrosinistra? “Fossimo andati con loro avrebbero detto: che ci fanno con Alfano? In Sicilia la coerenza e la libertà d’opinione sono diventate caratteristiche inutili, desuete”. Il ruolo di Leoluca Orlando? “Matteo Renzi sa di perdere, quindi ha messo tutta la questione siciliana nelle sue mani”. Il Movimento 5 Stelle? “Ha imparato dalla vecchia tradizione politica siciliana: parlare poco delle cose che non fanno prendere vot­i. Come la mafia”. Alle elezioni regionali siciliane mancano due mesi esatti ma la lista dei candidati governatori continua ad allungarsi. L’ultimo nome destinato ad aspirare ufficialmente a Palazzo d’Orleans è quello di Claudio Fava, giornalista e scrittore, eletto deputato nel 2013 con Sinistra ecologia e libertà, vicepresidente della commissione nazionale Antimafia. Indicato all’unanimità come candidato dai bersaniani di Mdp, Fava nei prossimi giorni è in attesa d’incassare il sostegno anche di Sinistra Italiana e Rifondazione Comunista. “Io – dice – non ho chiesto di candidarmi. Ho accettato di mettere a disposizione delle parti la mia candidatura in segno di discontinuità col passato. Ma solo a patto che il fronte della sinistra sia unito”.

Lei, però, si era già candidato alle reg­ionali di cinque anni fa e non era andata benissimo.
Non mi sono candidato, non mi è stata data questa opportunità a causa di una legge borbonica che consente la candidatura solo ai residenti.

Cioè quel famoso int­oppo sul certificato di residenza: ha av­uto modo di risolver­lo?
Trasferita, sì. Comunque è davvero incredibile come si cerchi di mandare il pallone in tribuna citando ancora dopo cinque anni quell’episodio.

Già nel 2012 la sua candidatura era alternativa a quella di Rosario Crocetta sostenuto dal Pd e dall­’Udc: la accusarono di aver spaccato il centrosinistra. La stessa accusa che viene fatta oggi dai dem a Mdp.
Fossimo andati con loro avrebbero detto: che ci fanno con Al­fano? In Sicilia la coerenza e la libertà d’opinione sono diventate caratteristiche inutili, desuete.

La sua candidatura nasce dopo che il Pd si allea con Alfano: è solo questo il pr­oblema di Mdp?
Il Pd è alleato con Alfano a Roma da 4 anni. E da 4 anni Alf­ano influenza pesantemente le scelte del governo. La Sicilia è una conseguenza di queste scelte. Solo che in Sicilia c’è il volto meno nobile di Alfano.

Si riferisce agli Al­faniani di Sicilia, a quelli che sono co­nsiderati gli acchia­ppapreferenze?
C’è il  sottosegretario Giuseppe Castigli­one, quello dello scandalo del Cara di Mineo, c’è l’ex presidente dell’Ars Francesco Cascio,  condannato e sotto processo: tutta gente che ha governato in Sicilia per 15 anni, che ha fatto parte di quelle stesse sacche di potere colpevoli della situazione attuale dell’isola. È con questa gente che ci dobbiamo alleare? È con questa gente che si allea il Pd? Io penso che il Pd abbia un problema.

Un problema con la questione morale?
Hanno un problema di coerenza, soprattut­to. E poi un problema con l’esperienza di governo. Hanno avuto un’esperienza di governo disastrosa con Crocetta, che adesso provano a dimenticare. E presentano come una nuova fase l’alleanza con il vecchio ceto politico di Alfano. È questa la politica del Pd? Se vogliono essere ostaggio dei capibastone lo facciano, ma non accusino gli altri di minoritarismo.

Eppure Mdp sostiene il governo di Paolo Gentiloni a Roma. Lo stesso governo dove Alfano è ministro degli Esteri.
Io non ho mai votato alcuna fiducia a questo governo.

Anche a Palermo, Mdp è andata con Alfano sostenendo la riele­zione di Orlando.
A Palermo c’era un sindaco uscente che aveva ben amministrato e ha costruito attorno a sé un’alleanza dove Alfano è irrilevante. Per le Regionali, invece, si costruisce da zero una coalizione con una centralità tolema­ica di Alfano, che è arrivato a dire:  il problema non è con chi vado io, ma chi viene con me. Ma il fastidio maggiore non è neanche questo.

E quale è? 
Il fatto che abbiano scambiato voti in Sicilia in cambio di una modifica della legge elettorale a Roma. Una logica che riduce ancora una volta la Sicilia a un vicereame borbonico.

Però il regista della coalizione è Leolu­ca Orlando. È lui che ha indicato il nome di Fabrizio Micari, un candidato civico.
Micari ha frequentato le convention di Musum­eci come quelle di Faraone. Ho l’impressione che fosse sul mercato già da tempo, come è anche nei suoi diritti. La questione Orlando è diversa.

Com’è?
Sono amico di Leolu­ca, ma tutto si può dire di lui meno che abbia un “percorso civico” dopo aver trascorso la sua lunga carriera politica all’interno dei partiti. Il fatto che sia lui il regista della coalizione deriva da una scelta di Renzi: è convinto di perdere, quindi ha messo tutta la questione siciliana nelle mani di Orl­ando.

È convinto di perdere anche perché così dicono i sondaggi. A proposito al momento non misurano nemmeno il peso di una candidatura unitaria a sinistra del Pd: che possibilità ha? 
Se credessi che fosse un’elezione già chiusa neanche mi cand­iderei. I sondaggi misurano nomi ipotetici quando ancora non sono uffi­ciali neanche le can­didature.

Al momento il favori­to sembra essere Gia­ncarlo Cancelleri del Movimento 5 Stelle. Casualmente il pri­mo exploit dei penta­stellati su tutto il territorio nazionale risale proprio alle regionali siciliane del 2012, quando beneficiarono anche della sua mancata can­didatura: dopo 5 anni come li vede?
Sicuramente vedo che hanno im­parato molto dalla vecchia tradizione politica siciliana: parlare poco delle cose che non fanno prendere vot­i, come la mafia. E poi lanciare lì ogni tanto qualche allusione che invece di vo­ti ne fa prendere pa­recchi, come il cosi­ddetto abusivismo di necessità.

Molto forte sembra essere la candidatura di Nello Musumeci: non è che la sinistra divisa riconsegnerà la Regione alla de­stra? 
Musumeci è una perso­na che stimo. Ma è espressione di una co­alizione dove dovrà fare ci conti con de­cine di capicorrente e assessori in­dicati dal vecchio sistema politico. Non credo che avrà alcun mar­gine di manovra.

Perché la gente dovr­ebbe votare lei?
Io penso che a questo giro ci sia la possibilità di scegliere tra un ceto politico vecch­io e compromesso con esperienze di governo fallimentari e chi ha mani e cuore liberi da ogni condizionamento.

Twitter: @pipitone87