Eco mobilità

Tesla, neanche gli ingegneri di Elon Musk credono nell’Autopilot. E se ne vanno

C'è forte disaccordo sullo sviluppo del sistema semi-autonomo di assistenza alla guida della casa californiana tra il vulcanico patron e i suoi tecnici. Lui vorrebbe anticipare i tempi della versione più avanzata, mentre loro ritengono che sia troppo rischioso. Anche perché, al contrario degli altri costruttori, Tesla punta sui più economici sensori radar piuttosto che su quelli laser. Il risultato sono le sempre più frequenti dimissioni dei responsabili di ricerca e sviluppo, a partire da Sterling Anderson

L’applicazione di ogni genere di tecnologia di ausilio alla guida non è mai indolore, tanto più che – come ogni altro componente – si scontra da un lato con le inevitabili problematiche tecniche, dall’altro con le richieste degli uffici marketing per l’immissione sul mercato nei tempi più brevi possibile. In queste settimane, ad esempio, spicca il dibattito relativo proprio ad una marca pioniere non solo dell’elettrico puro ma anche dell’assistenza alla guida, vale a dire Tesla.

Il carismatico “boss” Elon Musk si è impegnato a sostenere l’introduzione dell’Autopilot completo quanto prima cui ha fatto però seguito, nei mesi scorsi, la clamorosa decisione del responsabile di questa tecnologia Sterling Anderson di lasciare la compagnia in evidente disaccordo con la direzione.

Sulla vicenda riportano alcuni dettagli più approfonditi, tra i tanti, il sito tecnologyreview.com del MIT (Massachusetts Institute of Technology) così come il Wall Street Journal. Secondo queste fonti, il successore di Anderson ha trascorso a sua volta meno di sei mesi in qualità di responsabile, prima di lasciare a sua volta: un fatto insolito e piuttosto preoccupante, si dice, tanto più che questo continuo cambio al vertice rientra in un elevato “turn over” di svariati tecnici sempre appartententi alla divisione Autopilot della marca americana che produce vetture solamente elettriche.

Le frequenti “fughe” e relativi avvicendamenti sarebbero alimentati dalla preoccupazione dei responsabili per la decisione definita “spericolata” di anticipare quanto prima la diffusione del sistema di guida automatica più avanzato, mettendo potenzialmente a rischio la vita dei clienti, almeno nelle parole di uno degli ingegneri che ha lasciato.

Inoltre, la Mobileye, società che ha fornito il “cervello” di calcolo per il sistema Autopilot, ha interrotto la collaborazione con Tesa l’anno scorso (estate 2016), in seguito all’incidente mortale in cui aveva perso la guida il conducente con il sistema di guida automatica innestato.

L’approccio di Tesla alla tecnologia di ausilio alla guida, sostiene il sito del MIT, è in effetti diverso da quello utilizzato da molte altre aziende, dove nella maggior parte dei casi sono i più costosi sensori a tecnologia lidar (basata sul laser) il punto centrale di un pacchetto di sensori necessari all’autonomia di guida. Il sistema Autopilot di Tesla, invece, sfrutta soprattutto sensori radar, ultrasonici e telecamere per consentire al sistema di interpretare la realtà circostante, tecnologie in questo momento considerate più facili da implementare sull’auto nonché meno costose di impianti basati su Lidar.

Le voci più critiche ritengono insomma che l’approccio tecnico di Tesla non sia realmente pronto per la guida autonoma di cui Musk parla, al punto che gli stessi tecnici interni condividono gran parte di queste perplessità. Dibattito e sviluppi futuri restano aperti.