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Sgomberi Roma, Di Maio: “Mi chiamano fascista, ma non giustifico le violenze. Né di chi manifesta né della polizia”

Il leader M5s risponde alle critiche sulla sua posizione sui fatti di piazza Indipendenza a Roma. "Campagna di odio e menzogne nei miei confronti. Io ho rischiato di prendere le botte per la Terra dei fuochi e ho invitato il padre di Giuliani a scuola"

“In questi giorni ancora una volta sono stato definito fascista, razzista, addirittura ‘imprenditore della paura‘. E ancora una volta, storpiando le mie parole, si è giocato a spaccare il M5s. Non ho mai giustificato alcuna violenza della polizia, neanche verbale”. A scriverlo su facebook è il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio. L’esponente del Movimento Cinque Stelle precisa con un post la sua posizione sugli sgomberi dei rifugiati da piazza Indipendenza, a Roma, che era stata seguita da un’altra – di tenore opposto – di un altro deputato M5s, Roberto FicoTra gli altri c’è il riferimento a Emma Bonino che aveva definito “imprenditore della paura” proprio Di Maio accostandolo a Matteo Salvini. “Quando ho iniziato questa avventura nel MoVimento 5 Stelle ho messo in conto tutto – scrive Di Maio – Attacchi, tranelli, falsità e strumentalizzazioni. Ma forse avevo sopravvalutato la possibilità di difendermi da questa campagna di odio e menzogne nei miei confronti”.

“Nella mia idea di Paese – scrive Di Maio riguardo agli sgomberi – la polizia non spezza le braccia a nessuno, non lo minaccia neanche. Non si lanciano neppure bombole di gas contro la polizia, né si occupano edifici privati o pubblici. Sono sempre stato per la legalità e la moralità”. Il vicepresidente della Camera si dice “convinto sostenitore della mediazione e dell’integrazione. Penso però che al di là della tua nazionalità, se vuoi partecipare al processo di integrazione e accoglienza devi rispettare le regole che si è data quella comunità che ti accoglie”.

Racconta Di Maio che lui le manganellate qualche volte ha rischiato di prenderle. “Nel periodo in cui nella Terra dei fuochi – ricorda – ci opponevamo all’apertura delle discariche nel parco nazionale del Vesuvio. Quando si verificarono i fatti del G8 di Genova che videro la morte di Carlo Giuliani, ero al liceo. Una delle prime iniziative che organizzai da rappresentante degli studenti fu invitare suo padre ad un’assemblea di istituto per fargli raccontare cosa fosse accaduto secondo lui. Non ci raccontò una storia ‘polizia contro manifestanti’. Parlammo di responsabilità politiche. Ancora oggi uno dei massimi responsabili di quella tragedia è a capo delle partecipate di Stato, nominato da destra e sinistra in tutti questi anni”.

Per Di Maio “quando giudichiamo le nostre forze dell’ordine dobbiamo farlo con onestà intellettuale e rispetto: sono persone che guadagnano 1300 euro al mese e devono portare a casa la pelle. Ho conosciuto alcuni di loro costretti ad andare alla mensa Caritas per pagare gli alimenti alla ex moglie. Chiediamo loro altissimi livelli di professionalità, ma la loro formazione lo Stato l’ha ridotta ai minimi termini. Condanno senza se e senza ma chi tra loro sbaglia, ma non farò mai di tutta l’erba un fascio“. Quanto alla questione immigrazione il vicepresidente di Montecitorio spiega che “in questi anni ho capito che ci sono dei temi che sono come l’alta tensione. Quando li tocchi prendi la scossa. Non solo perché tocchi forti interessi di sistema, ma anche perché i media sanno che possono riuscire a farti perdere consensi. E quindi ci sguazzano. L’immigrazione è uno di questi. È un grande business che sta finanziando la carriera di politicanti senza scrupoli o le mafie. Ma ogni volta che provo a denunciare le follie che riguardano questo ambito, l’opinione pubblica viene divisa dai media in fascisti e comunisti, razzisti e ipocriti“.