Società

Migranti, a Merano apre il ristorante africano dei profughi: “Un luogo dove poter imparare un mestiere”

Il progetto è stato proposto da una cooperativa del posto e verrà finanziato dal Comune altoatesino con i fondi ricevuti dal governo. Non darà un lavoro agli stranieri, sarà un luogo di stage e laboratori. I contributi verranno elargiti anche per monitorare i luoghi pubblici e per l'integrazione giovanile. Il vicesindaco Rossi spiega al Fatto.it: "Interveniamo dove ci sono le maggiori problematiche e difficoltà”

“African soul”: un ristorante africano per insegnare un lavoro a immigrati e richiedenti asilo. E’ il progetto per cui la città altoatesina di Merano ha deciso di investire parte dei finanziamenti inviati dal governo ai comuni virtuosi nella gestione dei migranti. Circa 57mila euro che la giunta non ha destinato direttamente ai richiedenti asilo o a una singola cooperativa che li gestisca, ma a iniziative promosse e gestite dagli stessi cittadini altoatesini che agevoleranno “veri percorsi di integrazione, intervenendo lì dove si ritiene ci siano le maggiori problematiche e difficoltà”, come spiega al fattoquotidiano.it il vicesindaco Andrea Rossi. Accanto al ristorante nasceranno infatti anche un progetto destinato all’ambito sociale e uno riguardante il mondo giovanile.

Una vecchia pizzeria verrà così ristrutturata e in autunno diventerà il primo ristorante africano di Merano, gestito da Spirit, una cooperativa sociale locale. Al suo interno verranno assunte solo due o tre persone straniere. Lo scopo infatti non è dare un lavoro ai migranti, ma far sì che il ristorante “diventi un luogo di stage e laboratori, dove poter imparare un mestiere ed entrare in contatto con i cittadini meranesi”, sottolinea Rossi. Chi lavorerà farà di tutto, dal cameriere al lavapiatti. “Allo stesso modo – aggiunge il vicesindaco – gli abitanti potranno conoscere la cultura e la cucina africana”.

African Soul sarà quindi un vero e proprio ristorante, a cui il Comune dà un contributo di 15mila euro per coprire al massimo fino al 70% delle spese, “come si fa per le attività culturali”, chiarisce Rossi. “La cooperativa ha presentato il suo progetto al Comune e alla Provincia di Bolzano – spiega – poi si è fatta fare un business plan da una banca locale e ora dovrà rendicontare tutto per dimostrarci come ha speso i contributi”.

Il progetto non sarà destinato solamente ai circa 80 profughi che attualmente sono ospitati nella struttura meranese di seconda accoglienza, ma anche ai 6mila residenti di origine straniera che abbiano interesse a imparare un mestiere. “Quello della cucina è un linguaggio universale – dice Rossi – e quello del lavoro è uno degli ambiti dove c’è maggiore emergenza”. “Per questo abbiamo voluto provare questo nuovo esperimento – aggiunge il vicesindaco – che aumenterà anche l’offerta culinaria presente in città per i nostri abitanti ma anche per i nostri turisti”.

Gli altri settori più delicati individuati dalla giunta sono stati i luoghi pubblici e i giovani. “Il secondo progetto riguarda il monitoraggio di alcuni situazione a rischio o con alcune problematiche nei campi gioco e nelle strutture pubbliche”, spiega Rossi. “Nei luoghi pubblici si mescolano famiglie italiane e straniere, si incontrano i ragazzi per giocare: si creano situazioni di difficoltà in cui è forte la componente straniera”. Per questo altri 15mila euro verranno destinati agli Streetworker dello Jugenddienst di Merano, un’altra associazione locale che avrà il compito di intervenire in tutte quelle situazioni di attrito che vedono protagonisti ragazzi di origine straniera negli spazi pubblici cittadini.

Un terzo progetto è invece attinente all’integrazione in ambito giovanile. In questo caso il Comune ha deciso di indire un bando di gara, a cui potranno partecipare tutte le associazioni e i centri giovanili di Merano. Il miglior progetto riceverà un incarico triennale con un contributo di 5mila euro all’anno a partire dal 2018. “Il processo di integrazione parte dei giovani”, conclude il vicesindaco Rossi.