Mondo

Padre Paolo Dall’Oglio, a quattro anni dal sequestro rimane la sua profezia sulla Siria

Il 29 luglio saranno passati quattro anni da quando padre Paolo Dall’Oglio, gesuita italiano e fondatore della comunità monastica siriana di Mar Musa, è stato sequestrato nella città di Raqqa, in Siria. Da quella data, nel 2013, si sono rincorse molte voci sulla sua sorte, ma mai nessuna certa. Dall’Oglio si era recato nella città siriana, capitale dello Stato islamico in Siria, chiamato dai giovani attivisti antiregime e antifondamentalisti per svolgere, aveva scritto lo stesso Dall’Oglio su Facebook, “un difficile compito di mediazione”. In queste settimane la città è stata presa d’assalto via terra dalle ‘Forze democratiche siriane‘ – coalizione di gruppi armati, predominati dai combattenti curdi dell’Ypg -, sostenute dai bombardamenti aerei americani che hanno mietuto decine di vittime fra i civili. Mentre i combattenti dello Stato islamico si sono barricati nel centro della città.

Per riaccendere la luce sulla vicenda di Dall’Oglio, giovedì 27 luglio, presso il Centro San Fedele di Milano, (Piazza San Fedele 4, alle ore 20.45), si terrà la presentazione del libro dedicato a questa grande figura inascoltata: Paolo Dall’Oglio. La profezia messa a tacere (ed San Paolo), curato dal vaticanista Riccardo Cristiano e che al suo interno ha numerosi contributi di giornalisti e amici del gesuita italiano, oltre a contenere un’introduzione di padre Federico Lombardi, ex direttore della Sala stampa della Santa Sede. Ad intervenire saranno Paolo Branca, docente e islamologo, Laura Silvia Battaglia, giornalista, Riccardo Cristiano, Lyachi Kamel, Imam e Stefano Femminis, giornalista.

La vicenda di Dall’Oglio, prima espulso dal governo di Damasco nel 2012 per essersi espresso – unico e solo fra il clero cristiano siriano – a favore di una apertura in senso democratico del paese, impegnandosi a fianco della società civile siriana – che ha rigettato e rigetta dittatura e fondamentalismo – e infine sequestrato, è la metafora del conflitto siriano. Ma anche un simbolo del dialogo religioso islamo-cristiano, inviso perfino alle autorità siriane che si sono sempre presentate come laiche, ammiccando – consapevolmente – a quell’Occidente islamofobo e identitario che preferisce calmare le proprie paure rimettendo in sella vecchi e nuovi dittatori.

Come allude il titolo di questo volume, pubblicato non a caso da San Paolo editore, in quanto esso mira a parlare ai cattolici, ma non solo a loro, padre Dall’Oglio era (è) depositario di una profezia sulla Siria: il massacro che sarebbe stato compiuto in quel paese – già costato la vita a oltre mezzo milione di persone, causando oltre 10 milioni di sfollati interni e esterni – che in molti avrebbero voluto, in parte riuscendoci, mettere a tacere.

La macchina del negazionismo e del revisionismo non ha storia o colore perché è a portata di tutti gli uomini, in tutte le epoche, quando questi sono impegnati con il pugno di ferro a riportare in auge la propria tirannia. Oggi, allora, guardiamo al deserto arido, dove, paradossalmente, l’uomo ha sempre trovato riparo. Osserviamo le sterminate distese di campi profughi, costruiti con tende e lamiere. Diventiamo spettatori della catastrofe nella catastrofe che era stata annunciata. Bisogna quindi guardare indietro, a Dall’Oglio e a quello che ha detto e che continua a riecheggiare fra le tende e l’umiliazione che delimitano l’esistenza – o la desistenza – di un intero popolo: quello siriano.