Politica

Roma Multiservizi licenzia 700 persone. Sulla giunta Raggi la grana del cortocircuito comunicativo e 4000 dipendenti da salvare

Tre anni fa l'allora consigliera protestava contro Marino per la possibile dismissione della società. Ma dalle promesse ora il rischio è il boomerang politico: corsa contro il tempo per salvare migliaia di lavoratori entro il 31 luglio. La sindaca "sorpresa e arrabbiata" per la mancata comunicazione della messa in mobilità dei 669 operatori licenziati, per i quali il Comune cercherà di far valere le clausole di salvaguardia per il ricollocamento

“Nessuno ci ha avvertito delle lettere di licenziamento”. “Se ce l’avessero chiesto, avremmo risposto”. C’e’ un corto circuito comunicativo, sfociato in rimpallo di responsabilità, alla base della procedura di mobilità in cui sono finiti ben 669 lavoratori della Roma Multiservizi, la società di global service partecipata dal Comune di Roma (51% Ama Spa e 49% Manutencoop). Un dramma sociale cui ora si aggiunge la corsa contro il tempo da parte degli uffici capitolini per redigere e far approvare entro il 31 luglio la gara “a doppio oggetto” necessaria per salvare il resto (o meglio, la gran parte) degli altri dipendenti dell’azienda di servizi, in totale più di 4.000 lavoratori per i quali ad oggi non ci sono garanzie di permanenza nella macchina capitolina. Una grana sull’amministrazione che rischia di diventare un boomerang politico. Tre anni fa, infatti, durante il mandato dell’ex sindaco Ignazio Marino, gli allora consiglieri Virginia Raggi, Marcello De Vito, Daniele Frongia, e Enrico Stefano avevano occupato l’Aula dell’Assemblea Capitolina insieme ai lavoratori per protestare contro la possibile dismissione della società, e nell’ottobre scorso l’allora assessore Paola Muraro, alla presenza dei componenti della Commissione Ambiente, avevano promesso agli stessi dipendenti che sarebbe arrivata la tanto auspicata “internalizzazione”.

IL BANDO ATAC E GLI ESUBERI – I 669 lavoratori oggi virtualmente licenziati sono quelli che appartengono al cosiddetto “bando Atac”, coloro che in sostanza si occupano di tenere pulite le stazioni della metro, i treni e gli autobus. L’affidamento diretto a Roma Multiservizi fu dato nell’agosto 2016 – Virginia Raggi era già sindaco – dall’ex dg Marco Rettighieri. In inverno, poi, la società capitolina dei trasporti aveva avviato una gara d’appalto, le cui buste sono state aperte solo nelle scorse settimane, ma la Multiservizi è riuscita a riaggiudicarsi solo uno degli 8 lotti previsti (la pulizia di un deposito).

“La procedura è iniziata quando io ancora non ero arrivato in Campidoglio – racconta a IlFattoQuotidiano.it il direttore generale di Roma Capitale, Franco Giampaoletti – sarebbe stato giusto che qualcuno ci informasse in anticipo, invece la procedura di mobilità è arrivata come un fulmine a ciel sereno, mentre noi stiamo facendo i salti mortali per salvare il maggior numero di lavoratori”. Sul Messaggero è stata riportata una frase, attribuita alla sindaca Raggi che si direbbe “sorpresa e arrabbiata per la vicenda” e accuserebbe “il socio privato (Manutencoop, ndr)” di aver “deciso i tagli a nostra insaputa”. Tuttavia, la procedura di mobilità è firmata da Roma Multiservizi (al 51% di Ama), presieduta da Pietro Zotti, a sua volta dirigente Ama. Quando lo facciamo notare a Giampaoletti, lui ammette: “Probabilmente qualcosa non ha funzionato nella comunicazione interaziendale, ora però accertare le responsabilità diventa secondario”.

Per completezza, ascoltiamo anche la versione di Zotti: “Voglio evitare qualsiasi contrapposizione con l’amministrazione – spiega – noi agiamo a norma di legge e rispondiamo alle domande se e quando ci vengono poste dal socio (quindi Ama e quindi il Comune, ndr). Ora la priorità è salvare i posti di lavoro”.  Ed è proprio questo il punto: ora il pallino passa ai sindacati, ai cui non resta che provare a far valere le cosiddette “clausole di salvaguardia”, che impongono a chi subentra di assumere il maggior numero di personale uscente, ma solo per quanto l’importo di gara aggiudicato lo permette.

L’AZIENDA SVUOTATA E LA CORSA CONTRO IL TEMPO – Il fatto è che la Roma Multiservizi si sta svuotando man mano che scadono le commesse più importanti. La scorsa estate sono stati ricollocati (a fatica) i lavoratori dei servizi cimiteriali, in inverno la stessa cosa è toccata alle persone impegnate nella manutenzione del verde pubblico (servizi messi a gara dal Dipartimento Ambiente o affidati a gruppi di volontari); bandi rivolti al mercato anche per le biglietterie del PalaExpo’, i bagni pubblici e le ville storiche. Appalti non troppo grandi che fin qui hanno permesso il reimpiego più o meno totale dei lavoratori negli altri servizi. Con la conclusione dell’affidamento per le pulizie in Atac, però, a Multiservizi ora resta solo un’ultima, vitale, commessa, quella dei servizi scolastici (bidelli, pulizie, mense, cortili), in scadenza il 31 luglio.

Il 6 giugno scorso Raggi – attraverso un comunicato ufficiale – aveva individuato una soluzione complessiva nella ormai nota “gara a doppio oggetto”. Questa consiste, in sostanza, nella costituzione di una nuova società di servizi, inizialmente al 100% pubblica che, a stretto giro, metta a gara per i privati una percentuale minoritaria compresa fra il 30 e il 49%. “La soluzione tecnicamente e giuridicamente migliore”, secondo la sindaca. Ma il tempo è tiranno.

L’inevitabile proroga tecnica dei servizi scolastici, infatti, per non finire all’attenzione dei magistrati contabili, deve essere motivata, documentata con un crono-programma e accompagnata da una bozza di gara votata in giunta e in Assemblea Capitolina. “Stiamo facendo i salti mortali – spiega ancora il dg capitolino Giampaoletti – abbiamo poco tempo, ma questa soluzione è l’unica che ci permetterà di rispettare il codice degli appalti, evitare ricorsi da parte degli operatori del mercato e provare a salvare il maggior numero di posti di lavoro, garantendo i servizi”.