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Isis, la stampa siriana: “Il califfo al Baghdadi non comanda più. Il potere ad un comitato di 12 persone”

Il 'comitato di negoziazione' , secondo il giornalista siriano Hamad al Ramadan, direttore di Euphrates Post, sarebbe stato formato proprio a causa delle varie sconfitte sul campo che hanno accentuato i problemi all'interno dello Stato Islamico e per questo le figure più importanti, nascoste dietro le quinte per molto tempo, hanno preso in mano le redini del comando

“Il Califfo al Baghdadi non controlla più l’Isis: è solo l’immagine dell’organizzazione. Il potere è in mano a un comitato di 12 figure”. A dirlo è Hamad al Ramadan, giornalista siriano, direttore di Euphrates Post, un giornale online che ha corrispondenti nei territori siriani controllati ancora dall’Isis fra la città di Deir az Zor, al confine con l’Iraq, e Raqqa.

Proprio nei pressi di Raqqa, la capitale dell’Isis in Siria, procede l’avanzata delle ‘Forze Democratiche Siriane‘, una coalizione di gruppi armati predominati dai curdi dell’Ypg – braccio siriano del Pkk – e sostenuti dalla coalizione internazionale a guida Usa. Nei giorni scorsi, attivisti siriani hanno riportato la notizia che sulla città siriana, ancora in mano ai miliziani di al Baghdadi, gli aerei della coalizione avrebbero usato il fosforo bianco. Washington ha però smentito.

Le sconfitte sul campo hanno portato alla “scomparsa dell’entità statale dell’Isis in Iraq e Raqqa. Ora, i centri di comando si sono spostati a Deir az Zor” commenta al Ramadan. Il ‘comitato di negoziazione‘ , secondo il giornalista siriano, sarebbe stato formato proprio a causa delle varie sconfitte sul campo che hanno accentuato i problemi all’interno dell’Isis e per questo le figure più importanti, nascoste dietro le quinte per molto tempo, hanno preso in mano le redini del comando. “Oggi i dissidi più importanti sono fra i combattenti algerini e marocchini. Ogni gruppo ha una sua visione; si danno a vicenda dell’infedele”. Questa divisione durerebbe da oltre dieci mesi e per questo i leader del comitato sono tutti “provenienti dall’Asia, dal Golfo o dall’Iraq. Ma possiamo dire che a comandare sono gli iracheni”.

Mentre al Baghdadi– commenta certo il giornalista – “è in qualche luogo dell’Iraq. Prima emanava leggi, oggi è tenuto in considerazione solo perché i miliziani credono che sia un discendente del profeta e del suo gruppo tribale, quello Quraysh”. Di dissidi interni all’organizzazione parla anche Omar Abu Layla, direttore esecutivo di un altro sito news, Deirezzor24, che segue gli sviluppi a Dair az Zor. “Negli ultimi giorni gli uomini dello Stato Islamico hanno condannato a morte decine di loro affiliati, accusati di seguire hazimiti – seguaci del predicatore ultra-fondamentalista Ahmed Al-Hazim”.

Secondo Abu Layla “dentro lo Stato islamico hanno paura di un colpo di mano dell’area ultra-fondamentalista, composta per la maggior parte da tunisini, ceceni e uzbeki”. Il giornalista però mette l’accento sulla situazione a Dair az Zor che “è particolarmente grave”. Da una parte – dice – “decine di migliaia di persone vivono in aree assediate; altri muoiono sotto i bombardamenti della coalizione”. In questa città – conclude – “sappiamo che ci sarà la battaglia più cruenta con lo Stato Islamico. Il prezzo in vite dei civili sarà altissimo. Si deve sapere”.