Politica

Elezioni amministrative, il fedelissimo Bugani (M5s): “Vincolo del doppio mandato? E’ un freno, così perdiamo”

Il risultato del M5S alle elezioni comunali? E’ andato secondo le aspettative. Alle amministrative siamo deboli. Dobbiamo dircelo serenamente e guardare in faccia la realtà”. Esordisce così, in una intervista a Giovanni Stinco per Radio Città del Capo, il consigliere comunale M5s a Bologna e responsabile della piattaforma Rousseau, Massimo Bugani, commentando l’esito delle amministrative. “Roma e Torino erano casi particolarissimi” – spiega – “cioè due città molto indebitate. E ci hanno molto illuso. In più, se centrodestra e centrosinistra vanno uniti, il M5s è tagliato fuori. Quindi, dobbiamo fare questa riflessione. E, visto che si avvicinano le elezioni politiche, dobbiamo riflettere sul fatto che molti candidati in gamba nei territori sono stati frenati dal nostro vincolo del doppio mandato. Ci sono diversi esempi eclatanti, come a Mira: il sindaco uscente Alvise Maniero, un ragazzo straordinario, un nome forte che è rimasto fuori da queste amministrative in modo che ci giocassimo una chance in Parlamento“. E sottolinea: “Sul territorio ha un’importanza incredibile farsi conoscere. Se sei un nome forte, ti fermi e vieni usato per la candidatura nazionale, perdi tanto dal punto di vista amministrativo. Gli altri partiti candidano persone localmente, sapendo che, anche se sono consiglieri in quella località, dopo due mesi possono candidarli in Parlamento. Questo per noi è assolutamente limitante dal punto di vista della riconoscibilità sul territorio“. Poi ribadisce: “Alle amministrative siamo deboli, a meno che non ci troviamo di fronte a Comuni indebitati, come Parma, dove vincemmo anche perché centrodestra e centrosinistra si presentarono divisi. Lo stesso vale per Roma e Torino. Radicarsi sul territorio è molto importante. Se noi fra 4 anni candidassimo a Bologna Marco Piazza, avremmo un nome fortissimo”. Commento finale sull’esito delle comunali a Parma: “Leggo che senza Pizzarotti il M5s va al 5%. Ma non c’entra Pizzarotti, è che lì il Movimento non c’era più