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Legge elettorale? Simile al sistema della Prima Repubblica per il Senato. Per la prima volta vale per entrambe le Camere

SCHEDA - Lo schema in discussione alla Camera, dopo le modifiche in commissione, sembra quello utilizzato dal 1948 al 1992 per la composizione di Palazzo Madama (e non il tedesco). Ma si utilizzeranno anche i collegi del 1993. E per alcuni è incostituzionale

Dopo le modifiche in commissione, la legge elettorale che approda alla Camera non somiglia più da tempo al modello tedesco quanto piuttosto al sistema in vigore per il Senato tra il 1948 e il 1992: collegi uninominali ma con riparto proporzionale, con in più un listino in ogni circoscrizione per i collegi eccedentari al posto del recupero dei migliori perdenti. Il Fianum, dal nome del relatore Emanuele Fiano, è la prima riforma elettorale o costituzionale della Seconda Repubblica che potrebbe essere approvata a larghissima maggioranza.

Bicamerale: è la prima volta
Il modello è perfettamente uguale per le due Camere, ed è la prima volta dal 1948. Anche il Mattarellum aveva due versioni per i due rami del Parlamento.

Proporzionale e soglia
Il sistema è un proporzionale con soglia al 5 per cento, unica cosa che lo accomuna a quello tedesco. Anche se è un sistema proporzionale rimane l’indicazione da parte dei partiti del “capo della forza politica“.

Camera e Senato
Per la composizione della Camera l’Italia (escluso il Trentino Alto Adige in cui si proseguirà ad usare il Mattarellum e la Valle d’Aosta dove ci sarà un solo collegio maggioritario) viene divisa in 225 collegi e in 28 circoscrizioni che coincidono con le Regioni, tranne le più popolose divise in più circoscrizioni (2 in Piemonte, Veneto, Lazio, Campania e Sicilia, 4 in Lombardia). I partiti presentano un candidato in ciascun collegio e una lista di 2-6 nomi in ogni circoscrizione. L’elettore ha un solo voto con cui sceglie il candidato del suo collegio e la lista di partito collegata.

Si contano i voti in tutta Italia e si stabilisce, in base alla percentuale, quanti seggi spettano a ciascun partito a livello nazionale e poi circoscrizionale. In ogni circoscrizione i partiti fanno una graduatoria dei propri candidati secondo il seguente criterio: prima i candidati che hanno vinto nei collegi; poi i candidati del listino; infine i candidati che nei collegi non hanno vinto. Da questa classifica si estraggono in ordine gli eletti di ciascun partito in ogni circoscrizione.

Al Senatocollegi sono 112 (più i 6 del Trentino Alto Adige e uno della Valle d’Aosta) e le circoscrizioni coincidono con le Regioni; il meccanismo di presentazione delle candidature e di assegnazione dei seggi è identico a quello della Camera.

Collegi, quote rosa, pluricandidature
Non è possibile dire in anticipo quale è la percentuale di deputati eletti nei collegi e nei listini; ogni partito potrà variare la lunghezza di questi ultimi in ogni circoscrizione, a seconda se vuole incentivare la corsa dei propri candidati nei collegi o favorire la blindatura dell’elezione dei propri candidati.

Alternanza di genere nei listini bloccati, mentre a livello nazionale ogni partito non può avere capilista dello stesso sesso in una quota superiore al 50 per cento. Anche per i candidati nei collegi uninominali per ogni partito nessuno dei due sessi può essere superiore al 60 per cento. Ci si potrà candidare al massimo in un collegio e in una sola lista (e non più in tre).

Da Prima Repubblica anche il disegno dei collegi
L’altro “effetto Prima Repubblica“, però, – a parte il rebus complicatissimo per capire chi sarà eletto – è dovuto alla mappatura dei collegi. Pd, FI, M5s e Lega hanno deciso di applicare alla Camera il disegno che il Mattarellum affidava al Senato. Per Palazzo Madama, invece, si è scelto di accorpare i collegi a due a due (tre, in un caso) arrivando a quota 112. Ma l’obiezione delle minoranze è che questa mappatura rischia di essere incostituzionale perché fotografa un’Italia di 24 anni fa. Il Mattarellum, infatti, fa riferimento al censimento del 1991 laddove, da lì ad oggi, ce ne sono stati altri due. E i sostenitori di questa tesi portano ad esempio una relazione del Servizio Studi della Camera che, già nel 2005, rilevava la non omogeneità dei collegi del Mattarellum agli ultimi dati sulla popolazione in Italia. La mappatura “si è fatta senza tenere in alcun conto l’elemento di omogeneità e proporzionalità dei collegi alla popolazione. In nessun Paese europeo si fa così”, sottolinea il senatore Mdp Federico Fornaro. Ad essere violato, secondo questa corrente di pensiero, è l’articolo 56 della Carta secondo il quale la ripartizione dei seggi tra le circoscrizioni tiene conto della popolazione “quale risulta dall’ultimo censimento generale”. Il Fianum prevede di fatto che i collegi inseriti nel testo entrino in vigore in caso di urne anticipate. A quel punto, però, nei partiti si apriranno la complessa partita della distribuzione delle candidature.