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Calcio, sindaco di Siena e presidente della Robur indagati per violenza privata

Bruno Valentini e l’attuale presidente della società sono stati iscritti nel registro assieme a tre tifosi, accusati anche di violazione di domicilio. L’inchiesta nasce dal clima infuocato che si respirava nelle ultime ore della trattativa fiume per la cessione della scoeità dalle mani dell’imprenditore italo-svizzero chiusasi lo scorso 22 luglio dopo oltre sette mesi di braccio di ferro

Ci sono cinque persone sotto inchiesta per la cessione della Robur Siena, società del campionato di Lega Pro passata di mano lo scorso luglio. Il sindaco della città Bruno Valentini e l’attuale presidente Anna Durio sono stati iscritti nel registro degli indagati dal pm Antonino Nastasi, che ha appena chiesto sei mesi di proroga, per “violenza privata” assieme a tre tifosi, accusati anche di violazione di domicilio. L’inchiesta nasce dal clima infuocato che si respirava nelle ultime ore della trattativa fiume per la cessione della Robur dalle mani dell’imprenditore italo-svizzero Antonio Ponte alla Durio, chiusasi lo scorso 22 luglio dopo oltre sette mesi di braccio di ferro.

Secondo quanto riportato nella denuncia-querela presentata dall’ex presidente nello scorso ottobre, vi furono “ripetute condotte di intimidazione e minacce” nei suoi confronti durante il passaggio delle quote. “L’apice delle intimidazioni – scrisse il suo legale Christian Vannucchi – si è raggiunto il 21 luglio 2016”. È la notte in cui, nello studio del notaio Mandarini, Ponte sarebbe stato costretto “a sottoscrive procura ad operare in favore di Anna Durio”, a suo avviso “sotto minaccia di morte di alcuni facinorosi che lo costringevano a risalire nello studio, nonché sotto minaccia del sindaco Bruno Valentini di “togliergli la rete di protezione”. E il giorno seguente, “in tale clima di intimidazione”, l’ex presidente sarebbe stato ancora una volta costretto “a sottoscrivere la cessione delle proprie quote per un corrispettivo inferiore a quello per il quale lo stesso sarebbe stato disposto a cederle”.

La ricostruzione di Ponte è stata ribaltata dal sindaco Valentini, che ha spiegato in una nota diffusa dopo le anticipazioni del Corriere di Siena, come “per evitare un secondo fallimento della Robur, con le parti che non trovavano l’accordo, proposi che il Comune facesse da mediatore nella trattativa”. Il primo cittadino di Siena ha “agito nel pieno rispetto della libera volontà delle parti, in trasparenza e nell’esclusivo interesse della città” e si augura “che questa indagine venga rapidamente definita confermando il ruolo neutrale avuto dal Comune nella vicenda”, riservandosi di denunciare “coloro che mi avessero eventualmente calunniato”.

No comment, invece, dalla Durio che già nei mesi precedenti all’acquisto aveva chiesto a Ponte di rispettare i patti. La cessione del Siena, infatti, affonda le radici in un contratto preliminare firmato il 29 gennaio 2016 per il trasferimento delle quote di controllo della società alla Immobiliare Federico srl, veicolo attraverso cui Anna Durio è diventata proprietaria. Dal quel momento è però iniziato un infinito braccio di ferro, anche sui bilanci societari, per determinare l’esatto prezzo di vendita della Robur. Fino a quell’infuocata notte durante la quale Ponte, a suo avviso, fu costretto a cedere il Siena con la ‘violenza’.

Al termine dell’incontro nella sede del notaio, il sindaco usò parole durissime nei confronti di Ponte: “Ci sentiamo ingannati. Qui c’è gente che risponde solo al dio denaro, se può strappare 100mila euro in più, lo fa – disse ai microfoni dei giornalisti – C’è un arbitratore (sul prezzo si era espresso, infatti, il giudice arbitrale di Milano, ndr) che ha definito il valore e la signora Anna Durio ha addirittura messo sul tavolo un prezzo maggiore”. Ponte la pensa diversamente.