A poche ore dalla chiusura della campagna elettorale, il candidato favorito e leader di En Marche! riceve l'appoggio di quel mondo che si pone come obiettivo di rottamare. Dall'ex presidente degli industriali Parisot all'ex ministra con Chirac Lenoir fino al presidente della fondazione pro Ue R.Schuman. In programma anche una serata contro l'astensione con in prima fila i socialisti Valls e Ségolène Royale. Lui intanto si attrezza contro l'assalto e lancia la raccolta curriculum in rete per chi vuole candidarsi
Noelle Lenoir si gira l’anello che porta al dito e sorride nervosa : “Avete visto tutti che cosa rischiamo con Marine Le Pen”. La frase gli esce come una dichiarazione solenne, mentre fissa il gruppo di giornalisti stranieri nel suo ufficio dietro gli Champs-Elysées a Parigi. Fa una pausa di silenzio. Poi continua: “E’ una vergogna”. Ex ministra agli Affari europei sotto la presidenza di Jacques Chirac e prima giudice costituzionale donna, dirige un think thank (Le cercle des européens) a cui ha ordinato di esporre fuori dal palazzo tutte le bandiere Ue che avevano in magazzino. “Io ho votato alle primarie della destra”, spiega a ilfattoquotidiano.it facendosi, se possibile, ancora più seria, “ma sappiate che se fossi religiosa direi che Emmanuel Macron è l’uomo della provvidenza”.
Mancano poche ore alla fine della campagna elettorale per le presidenziali: fuori la Francia cerca di smaltire i postumi di un dibattito tv tra i due candidati che mai era stato così duro e volgare, dentro i palazzi del potere chi sa che può spostare qualche voto prende posizione. E di fatto è una corsa a compattarsi dietro Macron, il candidato che si è posto come obiettivo di rottamare un intero sistema e che ora se lo trova alle spalle a fare il tifo per lui. Serve una barriera contro l’avanzata dell’estrema destra, si dicono, e intanto cercano posizione in vista delle elezioni legislative e del cambio che ci sarà al potere. L’elenco è lunghissimo e cresce man mano che passano le ore e la scadenza si fa più vicina. In prima fila c’è Laurence Parisot, ex presidente del Medef, una specie di Confindustria francese: “Io mi assumo la responsabilità di dirlo: penso che vincerà con più del 60 per cento delle preferenze. E’ un momento storico, il mondo ci guarda”. Si schierato anche il presidente della fondazione Robert Schuman Jean-Dominique Juliani: “E’ la speranza per far voltare pagina all’Europa insieme alla Germania”. Poi naturalmente i grandi perdenti del voto, i Repubblicani: “La scelta è facile: non abbiamo dubbi e stiamo con lui”, spiega cercando di mascherare (male) la preoccupazione l’ex deputato Pierre Lequiller. Rompe, a suo modo, il silenzio anche la fondazione Charles de Gaulle, specificando che loro sono neutrali, ma che l’eredità del generale può essere tirata in causa solo da chi parla di tolleranza e rispetto delle minoranze. Cioè sicuramente non Marine Le Pen e sicuramente non nel modo in cui l’ha fatto durante il dibattito.
L’ex ministra Lenoir la chiama “questione etica” e, libera da ogni vincolo istituzionale, non nasconde la sua fede totale nel candidato di En Marche!. Sulla scrivania del suo ufficio c’è una pila di fotocopie con l’editoriale di cui si è fatta portavoce, pubblicato su le Nouvel Observatoire e firmato da colleghi francesi e stranieri, dal titolo: “Macron, unica speranza di salvare l’Europa”. “Il problema è strutturale”, dice, “in
Chi guarda mangiandosi le unghie è l’Europa. Quella che sta cercando di superare indenne la
Sulle tanto evocate barricate repubblicane si vedono molti assenti, ma anche tanti avversari politici all’improvviso diventati “sostenitori resuscitati”. Venerdì 5 maggio, tanto per fare un esempio, ci sarà un forum repubblicano contro l’astensione: in prima fila l’ex pilota e presidente della Regione Paca Christian Estrosi, ma anche l’ex primo ministro socialista e silurato alle scorse primarie Manuel Valls e l’ex candidata Ps alla presidenza e ministra Ségoléne Royale. Macron accetta in silenzio senza che abbia mai fatto delle vere promesse ai partiti a destra o a sinistra. E mentre c’è la famosa corsa al carro del vincitore, lui si attrezza chiedendo a chi interessato di partecipare alle legislative di mandare curriculum e lettera di motivazione. La selezione è nelle mani di una commissione di nove membri, dove la più giovane ha 27 anni. E’ ancora presto per parlare dei dettagli, ma sarà uno degli anticorpi in campo contro l’assalto. “Comunque ce la facciamo vero?”, dicono tutti quando si spengono i microfoni. Che almeno la corsa valga lo sforzo.