Cronaca

Treviso, l’infermiera sospettata di non avere vaccinato 500 bimbi si difende: “Li ho sempre somministrati”

La vicenda penale che riguarda Emanuela Petrillo, 31 anni, è stata già archiviata un paio di mesi fa, ma potrebbe riaprirsi alla luce della conclusioni cui sono giunti i responsabili dell'Ulss. Lei ribadisce di avere rispettato tutti i protocolli, ma dall'azienda sanitaria dicono: "Siamo sicuri che la dipendente ci ha recato un danno gravissimo"

“I bambini li ho sempre vaccinati. Sempre!”. Emanuela Petrillo, 31 anni, l’assistente sanitaria dell’Ulss 2 di Treviso sospettata di non aver vaccinato cinquecento bambini, si difende. Non ci sta a fare la parte del mostro, dell’operatrice che – per un motivo incomprensibile – avrebbe boicottato il ricorso alle vaccinazioni che tutelano la salute dei bambini. È uscita allo scoperto, il giorno dopo la tempesta che si è abbattuta sulla sua testa, attraverso l’avvocato Paolo Salandin che la assiste in una vicenda che, penalmente, è stata già archiviata un paio di mesi fa, ma che potrebbe riaprirsi alla luce della conclusioni cui sono giunti i responsabili dell’Ulss trevigiana.

Le dichiarazioni della dottoressa Petrillo sono state riportate con grande evidenza da alcuni giornali locali, Il Corriere del Veneto e Il Gazzettino. “Sono da sempre favorevole ai vaccini. Non sono contraria. E li ho sempre somministrati applicando tutti i protocolli previsti. Sfido chiunque a provare il contrario”. E’ decisa la dottoressa Petrillo nella sua autodifesa. “A volte – ha aggiunto – i genitori, per tranquillizzare i piccoli, erano presenti al momento della puntura. Come potevo non farla senza che gli adulti se ne accorgessero?”. L’ipotesi formulata era, infatti, quella di una simulazione, con la fialetta che finiva nel contenitore dei farmaci usati. “Non è vero. Mi sono laureata con 110 e lode. E proprio all’università ho imparato una tecnica innovativa diversa da quella tradizionale che permette di bucare la pelle riducendo il dolore avvertito dal paziente. Per questo spesso erano gli stessi genitori ad insistere perché fossi io ad occuparmi dei loro figli. Con quella tecnica non piangevano”.

Il sospetto era venuto ai colleghi del centro “La Madonnina” di Treviso dove vengono praticate le vaccinazioni proprio perché i bambini non si lamentavano, una reazione che è invece piuttosto comune. Era il loro silenzio a risultare insolito. Eppure l’Ulss ha sottoposto ad analisi alcuni piccoli, verificando che non c’erano tracce dell’avvenuta inoculazione. “I test dell’Ulss sono stati fatti solo su un campione, occorre capire se sono stati fatti i richiami” è la replica della Petrillo. Che ha concluso: “Ho sempre svolto il mio lavoro correttamente e posso spiegare tutto. Non ho nulla da nascondere“.

Alla luce di questa convinzione, l’avvocato Salandin ha inviato alla Procura della Repubblica una richiesta di interrogatorio immediato. “Spero che la signora venga sentita quanto prima, perché la sua immagine professionale e umana rischia di venire distrutta”.

Eppure il direttore generale dell’Ulss 2 conferma: “Abbiamo fatto il test degli anticorpi su 26 bambini vaccinati dall’assistente e in 23 casi l’esito è stato negativo, quindi non è stata riscontrata la presenza del vaccino. Forse non ci sarà un profilo penale, ma dal punto di vista amministrativo siamo sicuri che la dipendente ci ha recato un danno gravissimo non svolgendo i suoi compiti, compromettendo l’immagine dell’azienda e costringendoci a spese non previste. Penso che si arriverà al licenziamento. E le chiederemo i danni, che abbiamo quantificato in 100mila euro”.

La vicenda ha suscitato grandissimo clamore, non solo a Treviso dove da lunedì prossimo comincerà il richiamo dei bambini che si sospetta non siano stati vaccinati. Per alcuni giorni “La Madonnina” si riempirà anche di genitori preoccupatissimi. La notizia è stata diffusa due giorni fa con un comunicato delle autorità sanitarie che hanno inviato nuovo materiale in Procura dopo l’archiviazione della prima segnalazione. L’accertamento, con qualche prova, più significativo sarebbe avvenuto nel giugno dello scorso anno. Un paio di colleghe della Petrillo segnalarono l’anomalia e furono trovate fiale con tracce del liquido da iniettare nel bidone dei farmaci usati. Furono anche scattate delle fotografie. Poi gli accertamenti a campione. Ma la dipendente dell’Ulss è decisa a difendersi, rivendicando la propria correttezza.