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Gabriele Del Grande, il suo avvocato: “Mentre parlava al telefono era controllato da quattro agenti turchi”

Alessandra Ballerini, che assiste il cronista fermato in Turchia nove giorni fa, racconta il contorno della telefonata odierna e ricorda che la legge vigente ad Ankara preve lo stato di fermo amministrativo senza ricevere la visita dei propri familiari e del suo avvocato per un massimo di 14 giorni

Gabriele Del Grande potrebbe rimanere in stato di fermo amministrativo in Turchia, senza ricevere la visita dei propri familiari e del suo avvocato, per un massimo di 14 giorni. A spiegarlo a ilfattoquotidiano.it è proprio il suo legale, l’avvocato Alessandra Ballerini, poche ore dopo la telefonata del giornalista e regista di origini lucchesi che ha rassicurato la moglie e annunciato la volontà di iniziare lo sciopero della fame per denunciare la sua condizione e invitare “tutti a mobilitarsi per chiedere che vengano rispettati i miei diritti”. “Una telefonata che ci ha rassicurato – commenta l’avvocato – Non gli hanno torto un capello? Tenete conto che ha chiamato controllato da quattro agenti turchi”.

Dopo nove giorni in cui del giornalista si è riusciti a sapere pochissimo, se non le poche parole dette per telefono alla compagna poco dopo il fermo e le “rassicurazioni” della Farnesina che, però, riportava informazioni trasmesse dalla diplomazia turca, oggi (18 aprile, ndr) Del Grande ha di nuovo parlato con la famiglia. Ha detto di stare bene ma ha anche denunciato la situazione in cui è costretto: “I miei documenti sono in regola, ma non mi è permesso di nominare un avvocato, né mi è dato sapere quando finirà questo fermo – ha detto durante la chiamata – La ragione del fermo è legata al contenuto del mio lavoro. Ho subito interrogatori al riguardo. Ho potuto telefonare solo dopo giorni di protesta. Sto bene, non mi è stato torto un capello ma non posso telefonare, hanno sequestrato il mio cellulare e le mie cose, sebbene non mi venga contestato nessun reato”.

Secondo la legge turca, anche dopo l’entrata in vigore dello stato di emergenza che permane dal 15 luglio 2016, data del fallito golpe, i detenuti hanno diritto a ricevere le visite dei propri legali, dei coniugi e di parenti di primo e secondo grado. Diritto che, nella Turchia post-golpe, non viene riconosciuto sempre, come nel caso di alcuni membri del Partito Democratico dei Popoli (Hdp), incarcerati con l’accusa di terrorismo e legami con il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (Pkk). “La situazione di Gabriele è diversa – continua l’avvocato del giornalista – Lui è in fermo amministrativo perché, dicono, si trovava in una zona del Paese vietata ai civili. Questo tipo di provvedimento prevede che la persona possa essere trattenuta dalle autorità per 14 giorni nelle condizioni in cui si trova adesso Gabriele”. Massimo altri cinque giorni, quindi. Giorni in cui la preoccupazione dei familiari rimarrà alta, nonostante Del Grande abbia assicurato di stare bene: “Ripeto – dice l’avvocato -, lo ha detto al telefono mentre era ben sorvegliato da membri delle forze di sicurezza turche. Le stesse che ci avevano spiegato che Gabriele non aveva voluto parlare con il Consolato italiano, quando invece questa possibilità non gli è mai stata data”.

Intanto, la famiglia, il legale e il senatore Luigi Manconi, presidente della commissione per la Tutela dei Diritti Umani del Senato, continuano a occuparsi della vicenda fornendo aggiornamenti attraverso comunicati stampa. “Chi volesse ricevere aggiornamenti sulle condizioni di Gabriele – conclude l’avvocato Ballerini – può seguire la pagina Facebook di ‘Io Sto con la Sposa’ (il documentario di Del Grande che ha riscosso un gran successo dopo la sua uscita nel 2014, ndr) e mantenere alta l’attenzione sul caso. Già domani, in occasione dell’incontro della Federazione Nazionale della Stampa Italiana (Fnsi), più di 300 partecipanti si alzeranno in piedi e manifesteranno il loro sostegno a Gabriele”.

Twitter: @GianniRosini