Lavoro & Precari

Piombino, gli operai dell’ex Lucchini occupano il Comune. E il sindaco dorme con loro: “L’acciaio ci scorre nelle vene”

Le trattative per il piano di rilancio dello stabilimento Aferpi non decollano. I sindacati e i lavoratori "vivranno" a palazzo civico fino al prossimo incontro al ministero. Il primo cittadino che è ct di nuoto di fondo, accende il municipio con una luce rossa: "Per la città è il periodo più difficile dal Dopoguerra". E al fianco dei dipendenti soprattutto studenti: "La fabbrica è la famiglia di tutti"

Una luce rossa, “simbolo della lotta dei lavoratori“, illumina da giorni il palazzo comunale di Piombino: da una settimana gli operai delle acciaierie che una volta si chiamavano Lucchini e ora si chiama Aferpi stanno infatti occupando il Comune. Il piano di rilancio del magnate algerino Issad Rebrab continua a slittare. Devono essere rispettati gli impegni sottoscritti a Palazzo Chigi, hanno scritto i sindacati in una lettera aperta al presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e ai vertici aziendali. Anche il sindaco Massimo Giuliani ha dormito con loro, durante la prima notte, il 5 aprile. “L’acciaio ci scorre nelle vene – dice il sindaco, Pd – E’ una tradizione che parte 3mila anni fa, quando in epoca pre-etrusca si lavorava il metallo. Nel 1864 qui nacque la Magona d’Italia, prima vera industria siderurgica”. Giuliani di mestiere fa il commissario tecnico della Nazionale di nuoto in acque libere: distanze lunghe, cinque, quindici, venticinque chilometri. E’ abituato a combattere, bracciata dopo bracciata, fino all’obiettivo che sembra troppo lontano, irraggiungibile. Anche per questo il Comune ha deciso di illuminare di rosso il palazzo civico: “Rosso, il colore simbolo della lotta dei lavoratori”. Piombino è “nella situazione più difficile dal Dopoguerra a oggi”. I dipendenti sono attualmente 2100: “Ai tempi d’oro ci lavoravano più di 6mila persone”.

L’occupazione andrà avanti fino al 19 aprile, giorno in cui è fissato un nuovo incontro al ministero dello Sviluppo: “A manifestarci solidarietà – evidenziano le rsu aziendali – sono soprattutto i ragazzi delle scuole. Piombino è legata all’acciaio da generazioni: gli studenti sanno che in ballo c’è anche il loro futuro“. Proprio un incontro saltato al ministero ha provocato la protesta dentro Palazzo Civico. Un vertice fondamentale per approfondire l’ennesima rivisitazione del piano industriale: “Non sono state presentate né garanzie finanziarie né cronoprogramma: nessuna concretezza” avevano spiegato i sindacati. “La fiducia si è tramutata in rabbia – dice al Fatto.it il coordinatore delle rsu Fiom Jonathan Ghignoli – il piano industriale non è mai decollato”. “Siamo già in ritardo di due anni” commenta Fausto Fagioli, segretario provinciale Fim.

Gli operai quindi restano in Comune, nella sala consiliare, 24 ore al giorno: ogni notte restano due sindacalisti e durante il giorno passano decine di altri operai, attivisti, studenti. Sul bancone della giunta, sotto uno striscione e le bandiere, ci sono i moduli per l’adesione alla manifestazione del 19 aprile, davanti al ministero: “Abbiamo già raccolto oltre 200 adesioni per 4 pullman, ma vogliamo essere molti di più”.

Il governo è informato. Il sindaco Giuliani ha chiamato il viceministro Teresa Bellanova all’inizio dell’occupazione, mentre la sottosegretaria all’Ambiente, l’orlandiana Silvia Velo, che è di Campiglia Marittima, a pochi chilometri da Piombino. “Il governo è impegnato ai massimi livelli” assicura. Ma i sindacati ribadiscono: quello del 19 dev’essere un incontro risolutivo su piani di investimento e impegni finanziari e per rivedere gli ammortizzatori sociali. “Potrei esser criticato per aver assecondato l’occupazione e per non averla impedita – dice il sindaco – In realtà credo che sia stata allestita una forma di lotta di alta civiltà, portata avanti con gran senso di responsabilità”.

Ogni giorno associazioni e studenti portano la loro solidarietà. Qualche ditta o commerciante, invece, cibo: “E lo fanno malgrado anche loro siano in difficoltà”. Lorenzo Fusco e Paolo Cappelli, rsu di Uilm e Fim, raccontano: “Una delle emozioni più grandi è stato vedere la vicinanza dei ragazzi delle scuole. Probabile che i loro nonni, i loro babbi o qualche parente abbia lavorato alle acciaierie: la fabbrica è sentita come un pezzo di storia della loro famiglia. Ora vedono un futuro che scappa“.