Scuola

Bari, nuovo regolamento per dipendenti: vietato criticare il comune sulle scuole. Sindaco Decaro: “Regola che mi inquieta”

"Il personale deve astenersi dal fare commenti o esprimere giudizi sulle scelte dell’amministrazione nell’ambito delle politiche educative”, si legge nel decalogo adottato dalla giunta pugliese per aggiornare le regole di comportamento dei dipendenti. Il primo cittadino: "Questo divieto non mi convince affatto e chiederò spiegazioni sulla sua introduzione nel documento"

Niente critiche verso il comune di Bari sul fronte Pubblica Istruzione e scuole. Il personale comunale, infatti, non potrà commentare le scelte dell’amministrazione nell’ambito delle Politiche educative. È una delle novità contenute in un decalogo attraverso il quale la giunta municipale di Bari ha aggiornato le regole di comportamento a cui i propri dipendenti devono attenersi. Come riporta la Gazzetta del Mezzogiorno, si va dal divieto di esporre su scrivanie e pareti loghi, simboli e manifesti elettorali o di propaganda fino agli obblighi che riguardano i regali. Regole ferree anche contro i furbetti del cartellino. Sui social network, invece, non si possono pubblicare informazioni riservate di cui si ha avuto notizia sul posto di lavoro e che riguardano questioni seguite personalmente. Insomma, accanto a regole ‘ragionevoli’, lascia qualche perplessità la necessità di stilare un decalogo che vieti in alcuni settori ogni tipo di critica al comune. Anche perché era stato lo stesso sindaco di Bari, il renziano Antonio Decaro, presidente dell’Anci, ad annunciare più di un anno fa un cambio di rotta che riguardava il codice di comportamento e, in particolare, il divieto di pubblicare sui social network opinioni che rischino di danneggiare l’immagine dell’amministrazione. “Tant’è – spiega Decaro a ilfattoquotidiano.it – che, come avevo promesso, ho fatto eliminare quel divieto: sono profondamente convinto che i dipendenti possano dire quello che vogliono su facebook o twitter”.

Niente critiche sulle politiche educative – A maggior ragione lascia qualche dubbio quel divieto che riguarda, in modo particolare, Pubblica Istruzione e scuole. Nel decalogo, infatti, si legge: “Nel rapporto con i genitori, il personale deve astenersi dal fare commenti o esprimere giudizi sulle scelte dell’amministrazione nell’ambito delle politiche educative”. Cosa ne pensa il sindaco Decaro? “Questo passaggio mi inquieta. Penso che questo divieto non mi convince affatto e chiederò spiegazioni sulla sua introduzione nel documento – spiega – anche perché non è coerente con la volontà di lasciare liberi i dipendenti di esprimere anche le opinioni negative attraverso i social, anche sul sindaco, come tra l’altro già accade. Domani mattina chiederò delucidazioni e, se lo riterrò opportuno, eliminerò anche questo divieto”. Riguarda sempre alcuni ambiti specifici, come gli uffici del Welfare e anche quelli della Pubblica Istruzione l’obbligo per il personale di operare senza alcuna discriminazione “di etnia, di nazionalità, di religione, di condizione sociale, di minorazione psichica o fisica, o di qualsiasi altra differenza che caratterizzi le persone”.

Le regole per i dipendenti – Ma se sui social c’è il via libera a esprimere le proprie opinioni, diversa è la questione se si pubblicano informazioni che riguardano la propria attività. In questo caso la regola è ferrea: bocche cucite. “Il dipendente – si legge nel decalogo – si astiene dal divulgare, anche nell’ambito dei social network, informazioni di carattere riservato assunte nell’esercizio delle proprie funzioni che possano arrecare pregiudizio all’immagine e all’integrità dell’amministrazione”. E su questo punto Decaro fa alcune precisazioni. “Non si possono rendere pubblici particolari su progetti e provvedimenti che il dipendente segue in prima persona, perché si tratterebbe di rivelare informazioni riservate” spiega il sindaco, che difende anche la regola di “rilasciare dichiarazioni e interviste ai media solo se autorizzate dal proprio dirigente di riferimento”.

Giro di vite, poi, sia per i regali ricevuto dai dipendenti, sia per i furbetti del cartellino. Per quanto riguarda i primi, è possibile accettare doni, purché non siano sotto forma di sconto e, nel loro complesso, quelli ricevuti nell’arco di un anno da una stessa persona non superino il valore di cento euro. Sul fronte furbetti del cartellino, invece, la regola è chiara: “Il dipendente, una volta effettuata la timbratura, si reca senza indugio alla propria postazione di lavoro e non si allontana per nessun motivo senza aver preventivamente acquisito apposito permesso dal responsabile dell’ufficio di appartenenza”.