Società

“Da piccola in Brasile vivevo in una favela. Oggi, grazie a una mail sbagliata, ho la mia pasticceria a Torino”

Liliam Altuntas, 39 anni, è nata a Recife. E' stata "venduta" e finita in un giro legato al traffico minorile a Dusseldorf e ha subito violenze dal primo marito. In Italia ha incontrato il suo secondo compagno e avviato una nuova attività. "La ricchezza sta nella diversità"

I primi 12 anni della sua vita Liliam li ha passati in strada, in una favela di Recife, Brasile. “Ricordo che con gli altri bambini sbavavamo davanti alle vetrine delle pasticcerie in città, e sniffando colla chimica dicevo loro: ‘Quando sarò grande avrò una pasticceria tutta mia’”. Oggi, a 39 anni, Liliam Altuntas ce l’ha fatta: vive a Torino, ha una famiglia, 5 figli, e – soprattutto – dal 2013 gestisce una pasticceria tutta sua. “La cosa che più mi emoziona è che da piccola ero sulla strada e non avevo da mangiare: oggi sono in Italia e vivo vendendo cibo”, racconta.

La vita in Brasile è stata dura. “Eravamo per strada. Da bambini siamo stati chiusi in una casa. Abusavano di noi”, ricorda. Andare in Europa non è stata una scelta, ma un obbligo. Liliam è stata ‘venduta’ in Germania, finita in un giro legato al traffico minorile a Dusseldorf. Poi, dopo un’esperienza in comunità, il matrimonio con un uomo di origine turca: anche quello finito male, a causa delle sue violenze.

“Stavo scrivendo una mail ad un ristorante di Milano per trovare lavoro. Ma ho sbagliato indirizzo. E mi ha risposto quello che sarebbe diventato mio marito”

Da lì l’arrivo a Torino, insieme ai suoi 3 figli. “All’inizio è stato davvero difficile – ricorda Liliam – Ero senza permesso di soggiorno, con la scuola interrotta in quarta elementare e un lavoro in un call center sfiancante”. La svolta arriva quasi per caso: “Stavo scrivendo una mail ad un ristorante di Milano per trovare lavoro. Ma ho sbagliato indirizzo. E invece di avere risposta dal proprietario del ristorante, mi ha scritto Claudio, quello che oggi è mio marito”.

Per Liliam le cose migliorano. La pasticcera brasiliana ricomincia a coltivare la sua passione di sempre: preparare torte e dolci artigianali. Organizza corsi, riceve clienti, impartisce lezioni. Tutto nel piccolo appartamento vicino la caserma dove presta servizio suo marito. Nel 2012, con il sostegno iniziale di un socio, Liliam apre il suo negozio a Torino, Liliam Buffet, specializzato nella produzione su richiesta di dolci e torte artigianali. “Il posto non è grandissimo, ma grazie ad internet riusciamo a fare la nostra piccola fortuna – spiega – I clienti mandano richieste e noi facciamo consegne a domicilio”.

Per arrotondare Liliam organizza lezioni via webcam su prenotazione: “Capita di parlare con persone dall’altra parte del mondo – sorride –. Cuciniamo insieme, li seguo passo dopo passo. Mi è capitato di preparare anche torte nuziali”. Nel suo negozio di torte lavorano anche due italiani ed è stato avviato un percorso per accogliere studenti in stage. Nel 2014 Liliam Buffet ha vinto un premio dalla MoneyGram come miglior innovatrice giovanile. Il sindaco di Torino a giugno del 2014 l’ha premiata come miglior imprenditrice immigrata. “Ero emozionata, tantissimo”.

Il sindaco di Torino a giugno del 2014 l’ha premiata come miglior imprenditrice immigrata

In Italia Liliam ha trovato una famiglia e ha finalmente realizzato il suo sogno. “Ci sono state tante persone di buona volontà che mi hanno aiutato senza chiedermi niente in cambio”, ricorda. Ma, allo stesso tempo, tante sono state le difficoltà, specie nel mondo del lavoro: “Razzisti? Sì, mi viene da pensarlo – spiega – Se sei straniera, se sei donna, se non hai un titolo scolastico di livello, non hai valore”. E alzare muri, come stanno facendo molti paesi in Europa, per lei non ha senso. “Non tutti gli stranieri che arrivano in Italia sono criminali: ci sono tantissime persone che vogliono imparare, creare, lavorare”.

Dopo aver attraversato il Sud America e l’Europa, Liliam è convinta che la ricchezza “stia nella diversità”. E in queste settimane è tornata a casa, in Brasile, per tenere corsi. Un tour tra Recife, Rio De Janeiro e Sao Paolo per rivedere dopo 25 anni il suo Paese. Questa volta con “l’orgoglio di tornare da imprenditrice” per restituire un abbraccio a chi l’ha aiutata da piccola.

Il futuro? Liliam sta scrivendo un libro sulla sua storia. “È tutto pronto, devo trovare solo una casa editrice disposta a pubblicarlo”, sorride. In più c’è da portare avanti il laboratorio, insegnare e dare lavoro “ai senzatetto, alle prostitute e aiutare chi vuole cambiare vita”. Intanto, ogni settimana, Liliam e i suoi figli arrivano in auto sotto i portici di Torino: distribuiscono cibo, torte e dolci salati durante la notte per i poveri e i senzatetto. “Nella vita – conclude – non bisogna mai dimenticare da dove si è partiti”.