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Trattati Roma, Letta: “Le Pen? Fine Ue. Stati nazionali troppo egoisti, pensino a chi è rimasto fuori dalla ‘generazione Erasmus'”

“Spero quella di domani non sia l’ennesima occasione persa per l’Europa. Se il documento finale al termine delle celebrazioni dei sessant’anni dei Trattati Europei, contenessi propositi vaghi vuol dire che è stata solo una celebrazione, dove ha vinto la retorica”. Così Enrico Letta intervistato al Centro Studi Americano a Roma, dopo la ‘Lectio Magistralis’ tenuta da Giuliano Amato su Beniamino Andreatta. Per Letta “ci vuole coraggio” e lancia una proposta: “Si faccia in modo che nasca la democrazia in Europa: i britannici adesso escono, liberano 73 seggi al Parlamento Europeo, invece di toglierli, creiamo una ‘circoscrizione europea‘ di tutti i Paesi europei e votiamo per quei seggi tutti insieme: così, io cittadino europeo avrei davvero possibilità di incidere sulle politiche europee in modo diretto – perché spiega l’ex Presidente del Consiglio – o si capisce che per i cambiamenti in corso oggi hanno bisogno di scelte europee forti, oppure faremo dei passi indietro”. Ma il vero punto decisivo per l’Unione Europea sarà per Letta l’esito delle elezioni francesi: “Se vince la Le Pen sarebbe la fine dell’Europa”. E l’Italia che fa in questo momento? “Se si guarda l’ombelico e non riesce nemmeno a risolvere neppure il problema di una legge elettorale balorda, dove persistono i capolista bloccati, che sono uno scandalo che ci trasciniamo dietro, non sarà in grado di reggere la sfida che si aprirà all’indomani delle elezioni in Francia e Germania“. Il declino dell’Unione nasce con la persistente crisi economico-finanziaria e sulla gestione dei migranti, perché? “La colpa è stata dell’atteggiamento miope dei governi nazionali che hanno tenuto le competenze ma senza esercitarle. C’è bisogno di istituzioni federali più forti e di Stati nazionali meno egoisti – conclude Letta – lanciando indennità di disoccupazione rilancio e ristrutturazioni di poli industriali in crisi a favore di chi non ha fatto parte della ‘generazione Erasmus‘ e che si sente ferito e pieno di rabbia nei confronti dell’Europa”