Cronaca

Roma, Regione dà l’ultimatum sui rifiuti: “Basta inviare l’organico a Fiumicino, avete 60 giorni per trovare un altro sito”

L'aut aut è contenuto in una lettera datata 14 marzo, l’assessore regionale all’Ambiente, Mario Buschini. “Il piano ce l’abbiamo, i siti alternativi anche. A giorni porteremo tutto in Giunta e poi in Assemblea Capitolina. Dopo tanti anni, è ora che Roma smetta di essere sotto il ricatto dei poteri forti”, replica l'omologa capitolina Giuseppina Montanari. Il Campidoglio pensa alle aree agricole di Castel di Guido, Decima e Marcigliana

Torna il fantasma dell’emergenza rifiuti a Roma. E’ corsa contro il tempo per l’amministrazione guidata da Virginia Raggi, che deve far fronte agli aut-aut lanciati dalla Regione Lazio, all’insofferenza di alcuni comuni della provincia e ai guai giudiziari del quasi 90enne Manlio Cerroni, l’imprenditore “re della monnezza” che per decenni ha fatto il bello e il cattivo tempo nella Capitale. In una lettera datata 14 marzo, l’assessore regionale all’Ambiente, Mario Buschini, dà 60 giorni di tempo al Campidoglio per individuare all’interno del perimetro del Comune di Roma un sito alternativo all’impianto di compostaggio a Fiumicino – città a guida dell’ex vice-governatore Pd, Esterino Montino – per lo smaltimento dei rifiuti organici.

L’ennesima grana, che si aggiunge ad altri ultimatum da fronteggiare. Lo stesso Buschini, attraverso un’intervista a Il Messaggero del 14 febbraio, aveva avvisato la sua omologa a Palazzo Senatorio, Giuseppina Montanari, che in assenza di “un piano certo e molto dettagliato” non avrebbe concesso l’autorizzazione alla richiesta di proroga (la scadenza è a giugno) per il trasferimento dei rifiuti indifferenziati all’estero; è notizia di questi giorni, inoltre, il ripristino dell’interdittiva antimafia da parte del Consiglio di Stato – su richiesta del Ministero dell’Ambiente – alla società Colari di Cerroni che dunque non può più lavorare con Ama né con altri soggetti pubblici e accogliere nei suoi tmb le 1.200 tonnellate come da accordi con la municipalizzata capitolina. Contattata da IlFattoQuotidiano.it, l’assessora Montanari prova a stemperare le preoccupazioni: “Il piano ce l’abbiamo, i siti alternativi anche. A giorni porteremo tutto in Giunta e poi in Assemblea Capitolina. Dopo tanti anni, è ora che Roma smetta di essere sotto il ricatto dei poteri forti”.

FIUMICINO DICE STOP – Di sicuro, a preoccupare maggiormente il Campidoglio è proprio questo termine di 60 giorni richiesto dalla Regione per la trasferenza dei rifiuti organici. Oggi, il sito Ama di Fiumicino – città che fino al 1992 ha fatto parte di Roma – riesce a trattare direttamente appena 20.000 tonnellate l’anno. Il resto, ben 100.000 tonnellate, viene portato nella stessa struttura per poi essere ritrasferito in un altro impianto privato, nella provincia di Pordenone. Tutto ciò determina un traffico spropositato di tir: fra andata e ritorno, la frazione di Maccarese verrebbe attraversata dalla bellezza di 2.500 camion l’anno, con tutte le conseguenze per chi vi abita, come inquinamento, dissesto delle strade e cattivo odore.

“Si ricorda – scrive Buschini nella sua missiva – che la Conferenza dei Servizi ha deciso che l’attività di trasferenza debba avere carattere temporaneo, limitatamente al periodo occorrente per la realizzazione e messa in esercizio dell’impianto di trattamento di via Rocca Cencia”. Proprio qui sta l’altro tema. Il Movimento 5 Stelle ha Roma ha vinto le elezioni anche grazie ai voti dei comitati per il No all’ecodistretto di Rocca Cencia – periferia est di Roma – e diversi consiglieri capitolini hanno beneficiato di questa battaglia in termini elettorali. Dunque, cosa fare?

“Abbiamo già individuato tre aree per smaltire 100.000 tonnellate di organico – assicura l’assessora Montanari – sulle quali stiamo aspettando i piani di fattibilità da Ama. Appena l’iter sarà completato, porteremo tutto in Giunta, spero già la prossima settimana. E i cittadini stiano tranquilli: fra questi siti non ci sarà Rocca Cencia”. Il fatto che il sindaco di Fiumicino sia Esterino Montino, una delle figure storiche del centrosinistra romano e vicepresidente nonché “governatore ombra” ai tempi di Piero Marrazzo in Regione, ha fatto nascere negli ambienti pentastellati il sospetto di un accerchiamento nei confronti dell’amministrazione grillina, la quale ha oggettivamente ereditato una situazione molto grave. La sfida per Raggi e Montanari non è tanto quella di redigere un piano coerente, ma quanto quella di opzionare aree alternative a Fiumicino che non portino a una sollevazione popolare. Fonti informali del Campidoglio ipotizzano che i nuovi impianti di compostaggio possano sorgere nelle aree agricole di Castel di Guido (ovest), Decima (sud) e Marcigliana (nord-est).

DISCARICA E PIANO RIFIUTI – Non è la prima volta che dalla Giunta regionale guidata da Nicola Zingaretti arrivano ultimatum al Campidoglio sul tema dei rifiuti. Lo stesso assessore Buschini a ottobre 2016 aveva chiesto a Palazzo Senatorio di individuare entro il 31 gennaio un sito per una “discarica di servizio”, che servisse proprio a chiudere il ciclo dei rifiuti. Un “invito” mai raccolto dall’amministrazione Raggi, fortemente contraria all’apertura di nuove discariche. Il problema è che le vicissitudini politiche d’inizio mandato – le indagini culminate con le dimissioni di Paola Muraro, le dimissioni e la bagarre sui vertici di Ama – hanno ritardato di almeno tre mesi la consegna del nuovo piano, che comprende anche le soluzioni alternative in termini di impiantistica e il programma delle trasferenze nel resto d’Italia e d’Europa.

Senza un piano dettagliato, spiegava un mese fa Buschini, “a giugno è molto probabile che l’Unione Europea non concederà la proroga per il trasferimento dei rifiuti all’estero, con conseguente procedura d’infrazione”. Nelle sue dichiarazioni a IlFattoQuotidiano.it, però, l’assessora Montanari tende a tranquillizzare e assicura di avere il polso della situazione: “Il nostro piano – spiega – porterà a una riduzione generale dei rifiuti di ben 200.000 tonnellate. Prevediamo l’estensione del porta a porta domiciliarizzato, l’incremento della raccolta differenziata per le utenze non domestiche, 12 nuove isole ecologiche, 12 compostiere di comunità e una serie di ‘domus ecologiche’ nei condomini, con prima inaugurazione fra pochi giorni. Tracceremo una filiera dei beni durevoli e delle plastiche, isole di separazioni dei materiali e l’estrazione di materiali post-consumo: quella che oggi è una criticità, domani sarà l’oro di Roma, nel rispetto nel nostro concetto di economia circolare”.

I GUAI DI CERRONI – I problemi non finiscono qui. Come detto, la società Colari del ras dei rifiuti, Manlio Cerroni, nei giorni scorsi ha subito da parte del Consiglio di Stato il ripristino dell’interdittiva antimafia notificata già ai tempi dell’ex prefetto Giuseppe Pecoraro. La sentenza, operativa sin d’ora, impone alla Prefettura di nominare un Commissario che, solo dopo essersi insediato, potrà riavviare il funzionamento dei due tmb in capo al gruppo di Cerroni. Il tutto mentre la società è già alle prese con un braccio di ferro con l’Ama, in relazione a una diatriba – non certo inedita – sulle tariffe del trattamento. La situazione preoccuperebbe molto il direttore generale della municipalizzata, Stefano Bina: il pericolo è che il prossimo 25 marzo, in occasione della celebrazione dell’anniversario dei Trattati di Roma, la Capitale non sia in condizioni “dignitose”. “Ma la situazione è sotto controllo”, assicura ancora l’assessore Montanari.