Ambiente & Veleni

Ddl parchi, il relatore Pd nega il “pasticcio” su demolizioni. Il presidente Realacci (Pd) chiede verifiche al Ministro

Il testo del DDl Parchi contiene una serie di rimandi a leggi cassate che cristalizzano nella nuova legge le competenze di sindaci e giunte sugli abbattimenti degli edifici abusivi. Il relatore al Senato Borghi (Pd) nega e fa uscire il testo così com'è, a distanza di 24 ore lo stesso presidente della Commissione Ambiente della Camera Ermete Realacci, sempre del Partito Democratico, chiede "verifiche al Ministro"

Un articolo del fattoquotidiano.it segnala un pasticcio nella nuova legge sui parchi: di rimando normativo in rimando resuscita le vecchie norme sul condono cristallizzando nella nuova legge che la competenza in fatto di demolizioni di edifici abusivi all’interno di aree protette resti in mano a sindaci e giunte. Le leve delle ruspe, insomma, restano saldamente in mano alla politica. La segnalazione viene confermata dall’Ufficio Studi della Camera ma il relatore al Senato Enrico Borghi (PD) si affretta a negare il problema, lasciando che il testo esca così dalla commissione. Ma ecco il colpo di scena: a distanza di 24 ore sul punto interviene non un’ambientalista improvvisato o un membro dell’opposizione ma lo stesso presidente della Commissione Ambiente della Camera Ermete Realacci, sempre Partito Democratico. Che non minimizza affatto e anzi chiede chiarimenti. “Sulla questione abbiamo chiesto un approfondimento ulteriore al ministero dell’Ambiente e agli uffici della Camera”.

Così Realacci sulle parti del ddl Parchi che – come riportato nell’articolo – riporterebbero in capo ai Comuni le competenze sulle decisioni riguardanti le demolizioni nelle aree protette. Adesso il testo uscito così com’era dalla commissione Ambiente dovrà ricevere il parere delle altre commissioni competenti e dopo potrà essere conferito il mandato al relatore Borghi (Pd) di riferire in aula. Borghi, uscendo dalla commissione, è tornato a ribadire che la modifica per chiarire la non retroattività del divieto di ricerca e di coltivazione degli idrocarburi nelle aree protette e nelle aree contigue, se sarà necessaria, sarà presentata in aula. E forse non sarà l’unica necessaria, visto che il “pasticcio” non potrà più essere ignorato.

“Fino a pochi giorni fa lo stesso Realacci avrebbe potuto correggere il testo, ma ha deciso di fare finta di nulla e di non appoggiare i nostri emendamenti che avrebbero risolto il problema, salvo poi fare marcia indietro quando la questione è arrivata sulla stampa”. Affermano i parlamentari di Alternativa Libera che per primi hanno sollevato la questione. “Il problema è che nella legge ci sono due gravissime previsioni che vanno contro la tutela dell’ambiente. Speriamo che il ravvedimento di Realacci serva realmente a cancellarle. Per quanto ci riguarda, dopo il parere negativo del governo e del relatore di maggioranza ai nostri emendamenti correttivi, abbiamo deciso di farli decadere e li ripresenteremo al momento del voto in aula, così quando sarà il momento, il presidente Realacci e l’intero Partito Democratico avranno la possibilità di approvarli e di dimostrare chiaramente quanto tengono ai parchi naturali italiani”.