Politica

Consip, i Renzi ignorati nel bunker di Rignano. E D’Alema si “prende” Firenze

Il peggior contrappasso in casa Renzi, la vendetta perfetta per Massimo D’Alema. Declino e rivincita, a poche decine di chilometri di distanza. Tra Rignano sull’Arno, storico feudo renziano, e Borgo San Bartolo a Cintoia, nella periferia fiorentina, si consuma la “contro-rottamazione”. Perché se nella vecchia culla il renzismo rischia di affossare, sotto il peso dell’inchiesta sugli appalti Consip, che coinvolge il padre Tiziano indagato per “traffico d’influenze” e imbarazza l’ex premier, 40 chilometri più distante è l’ex Lìder Maximo a riprendersi la scena. Quasi un paradosso, nella città simbolo del suo eterno avversario.

A Rignano lunedì era il giorno dell’attesa riunione del Partito democratico cittadino, guidato dallo stesso Tiziano Renzi, da giorni sotto assedio mediatico. C’era chi si aspettava le sue spiegazioni, dopo il nuovo avviso di garanzia. O chi pensava già a un bis delle dimissioni di tre anni prima, quando lo stesso padre dell’ex premier lasciò dopo l’indagine (poi archiviata) per bancarotta, per il fallimento della società Chil Post. Nulla da fare. Perché l’assemblea, prevista per le 21, è stata alla fine annullata. Poche informazioni, soltanto un cartello appeso sulla porta a vetri del circolo Pd: “Rinviata a data da destinarsi”. Lì, nel centro del paesino toscano assaltato dai cronisti, c’era invece poca voglia di parlare. “I militanti PD? Sono tutti scappati”, ha ironizzato qualcuno. Altri invece hanno preferito darsi alla fuga o non commentare: “Io tesserato Pd? Per l’amor di dio…”. E dire che il circolo locale avrebbe invece da festeggiare un ‘boom’ registrato nel tesseramento: +60% con gli iscritti dem passati dai 111 del 2015 ai 170 dello scorso anno, come conferma al FattoQuotidiano.it Antonio Ermini, numero due del Pd rignanese. Se in Paese Renzi senior preferisce non farsi vedere, nel giorno del giudizio rinviato, è invece lui l’unico dirigente a parlare con la stampa, ma solo telefonicamente. 

Pesa come un macigno l’inchiesta Consip. Il cartello in bacheca firmato “T.R.” che annunciava la riunione per la serata aveva attirato tanta attenzione. Troppo clamore, mal sopportato dagli abitanti di Rignano: “Ci rompe un po’ i coglioni, lasciateci in pace”, c’è chi ha sbottato. Colpa dei cronisti, quindi, il rinvio? Il vicesegretario Ermini ha offerto un’altra motivazione: “No, dovevamo parlare di molte cose, amministrative comprese. Decisioni delicate che non vanno prese a caldo”. Anche perché, nello stesso giorno, si è aperta pure un’altra grana. Il sindaco, Daniele Lorenzini, ha annunciato di volersi ripresentare, ma senza simbolo dem, con una lista civica. “Ci ha spiazzato questa decisione”, si è lamentato Ermini. Ma è chiaro che l’attenzione sia tutta per il destino di Tiziano Renzi: “Non siamo imbarazzati per l’indagine. Gli siamo vicini…Si dimetterà? Non so nulla”, ha tagliato corto. “Se lo conosciamo? Sì,ma qui ci facciamo gli affari nostri”, viene ribadito invece in Paese. Quasi come una litania. E Tiziano? Dopo la messa della domenica, in Paese nessuno l’ha visto. Nemmeno alla casa del Popolo, quasi deserta. Poco distante da quel circolo dem che resterà chiuso per tutta la sera. Vuoto.

Tutto il contrario di quanto avviene invece poco più lontano. Dove, al di là della pioggia battente, è l’eterno rivale Massimo D’Alema a fare il suo ingresso in un’altra ‘Casa del Popolo‘, alle porte di Firenze, accolto come una star ritrovata. Sala piena, per una delle prime cena di autofinanziamento di ‘Articolo 1 – Movimento Democratico e Progressisti”, il neonato soggetto che ha riunito chi ha deciso di lasciare il Pd e Sinistra italiana. Sembra un remake del passato, con l’ex premier e il governatore toscano Enrico Rossi, un altro che lo ha seguito fuori dal Nazareno, seduti accanto all’altro. Un piatto di pasta, qualche saluto con i militanti, poi dopo la cena è il momento della riflessione politica: dai motivi della scissione al nuovo centrosinistra, D’Alema raccoglie applausi nella città simbolo della ‘rottamazione’ renziana. E attacca: “Il 28% degli elettori del M5S si dichiara di sinistra. E dichiara di votarlo perché non c’è in Italia la sinistra. Noi vogliamo contendere a Grillo una parte di quell’elettorato”. Ma non si lascia sfuggire nessun commento sull’inchiesta Consip, con i cronisti. Mal sopportati: “Non parlo di vicende giudiziarie”, si trincera nel silenzio. Certo, trattiene a stento la soddisfazione: “Rivincita? Ma che sciocchezze. Ma sono contento della grande partecipazione”, taglia corto con il Fatto. Ma per l’ex leader Ds, è il ritorno perfetto nella città di chi lo voleva consegnare al passato.