Cronaca

San Severo (Foggia), spari nella notte contro i blindati della polizia. Rapine e omicidi: la città nella morsa del crimine

Intimidazione contro gli agenti del Reparto Prevenzione Crimine, arrivati in città per un controllo rafforzato del territorio disposto in seguito a numerosi episodi di criminalità verificatisi negli ultimi tempi. Il questore Silvis: "Non ci fermeranno. Questo è un territorio dove ad agire sono sia la criminalità organizzata, sia quella fuori da ogni controllo e che semina la paura con rapine di ogni genere". Il Viminale manda altri uomini in città

A bordo di un’auto rubata un uomo ha sparato nella notte alcuni colpi di pistola contro un furgone blindato del reparto mobile della polizia di Bari. Poi la fuga. È accaduto nei pressi della stazione ferroviaria davanti a un albergo di San Severo (Foggia), dove alloggiavano gli agenti inviati in questi giorni dal capoluogo per trasferire in sicurezza i migranti che nelle ultime ore hanno abbandonato il Gran Ghetto di Rignano. Due le piste seguite al momento dalla polizia: quella di una vendetta proprio in seguito allo sgombero del più grande accampamento di migranti e lavoratori stagionali d’Italia e quella di un atto intimidatorio contro la forte pressione esercitata dalle forze dell’ordine a San Severo, dove l’escalation criminale non dà tregua. Tanto che a fine febbraio, dopo l’ultima serie di omicidi, attentati e rapine, il sindaco Francesco Miglio e la giunta comunale hanno iniziato uno sciopero della fame durato più di tre giorni per chiedere interventi del governo contro l’emergenza criminalità. Interventi che sono arrivati. E altri ancora ne arriveranno dopo l’intimidazione, con il Viminale che nelle prossime ore manderà ulteriori uomini nella città foggiana. Una situazione difficile ma non nuova, come spiega a ilfattoquotidiano.it il questore di Foggia Piernicola Silvis: “Non è accaduto nulla – racconta – che non sia riconducibile a quanto avvenuto negli ultimi anni in un territorio dove ad agire sono sia la criminalità organizzata, sia quella fuori da ogni controllo e che semina la paura con rapine di ogni genere”.

GLI SPARI CONTRO IL BLINDATO CHE TRASPORTA I MIGRANTI – In questi giorni però, a rendere il clima ancora più teso, ha contribuito anche lo sgombero del Gran Ghetto di Rignano. Molti migranti sono stati portati in due strutture, l’ex Arena e l’azienda agricola Fortore, allestite rispettivamente da Comune e Regione nelle campagne di San Severo. Proprio per questo sono arrivati gli uomini del reparto mobile della polizia di Bari. Che ieri notte non erano in servizio, ma riposavano all’interno dell’albergo. È stato il portiere a sentire gli spari e dare per primo l’allarme. La scena è stata ripresa da una telecamera a circuito chiuso installata nei pressi della struttura ricettiva. A bordo dell’auto c’era un solo uomo che prima si è fermato lasciando il motore acceso e poi ha esploso quei colpi danneggiando la carrozzeria del furgone in tre punti. L’auto, una vettura rubata, è stata ritrovata poco dopo.

LE PISTE SEGUITE DALLA POLIZIA – Alla questura di Foggia è arrivata la solidarietà dell’amministrazione comunale e quella di Cgil e Silp Puglia. In queste ore, però, si indaga per cercare di venire a capo del movente. Due le piste. “Non possiamo escludere – spiega il questore a ilfattoquotidiano.it – che si sia trattato di un episodio legato allo sgombero, sia per concomitanza dei due fatti, sia perché ad essere stato preso di mira è proprio il blindato che in questi giorni ha trasportato i migranti”. Ma non è l’unica ipotesi. “La presenza del reparto mobile di Bari – continua Silvis – aggiunta alla pressione che già da tempo stiamo esercitando con un controllo rafforzato sul territorio, in un clima tutt’altro che facile, può avere infastidito qualcuno”. Un controllo obbligato, dopo i numerosi episodi di criminalità verificatisi negli ultimi tempi. Perché a San Severo operano sia la criminalità organizzata collegata alla Società Foggiana, sia quella che sta mettendo a ferro e fuoco il territorio a suon di rapine e atti di violenza. “Qualunque sia la matrice del gesto di ieri notte – spiega Silvis – non cambierà di una virgola il lavoro che stiamo facendo per cercare di garantire la sicurezza”. E non è facile.

TRA OMICIDI E RAPINE – Gli spari di ieri notte, infatti, arrivano dopo altre tre rapine ai danni di commercianti solo negli ultimi giorni. Lo stesso sciopero della fame di sindaco e giunta era iniziato in seguito a episodi gravissimi. A San Severo nel giro di un’ora erano state messe a segno tre rapine ai danni di una tabaccheria, un supermercato e una farmacia. Le ultime di una lunga serie di colpi con i quali una banda, con pistole, coltelli e maschere di carnevale, ha letteralmente terrorizzato la città. Risale al 5 febbraio, invece, l’omicidio di Giuseppe Anastasio, il 33enne che il 18 giugno 2002 uccise per sbaglio una bambina di 12 anni, Stella Costa. L’uomo aveva sparato sei colpi di pistola contro un rivale in amore, ma un proiettile vagante colpì la piccola che stava passeggiando con la madre. Morì poche ore dopo in ospedale e Anastasio fu condannato in primo grado, con il rito abbreviato, a 12 anni di carcere. Era uscito dal carcere due anni prima dell’attentato. Ma l’omicidio potrebbe essere collegato anche un altro fatto di cronaca, un caso di lupara bianca nel vicino comune di Torremaggiore. Si tratta della sparizione (avvenuta appena due giorni dopo l’omicidio di Anastasio) di Matteo Masullo, 30 anni, con precedenti per estorsione legati al racket delle auto rubate. Si sono perse le tracce del ragazzo dal 7 febbraio scorso, quando era andato a Termoli per incontrare la sua fidanzata. Dopo essere stato contattato da qualcuno, aveva detto alla ragazza che doveva andare a prendere un caffè e non è più tornato. L’auto che aveva noleggiato per raggiungere Termoli, una Fiat Tipo, è stata trovata completamene bruciata nelle campagne di San Severo.

L’ALLARME LANCIATO DAL PRIMO CITTADINO – Ecco perché a lanciare l’allarme, l’ennesimo, è proprio il sindaco Francesco Miglio: “Assistiamo preoccupati a questa escalation dei fenomeni criminosi nel nostro territorio”. Dopo lo sciopero della fame, il 28 febbraio scorso il primo cittadino aveva incontrato il ministro dell’Interno Marco Minniti. “Solo martedì scorso – racconta ora – siamo stati rassicurati dal ministro in merito ad azioni che saranno presto intraprese e valutate in un tavolo tecnico, e immediato è stato l’invio di uomini e mezzi del Reparto Prevenzione Crimine che in questi giorni hanno presidiato il territorio. Ma la risposta della malavita ci ha lasciato basiti”. E aggiunge: “San Severo ha paura, San Severo si sente gravemente minacciata e colpita, San Severo e i suoi cittadini percepiscono che è in atto una vera e propria guerra nei confronti della città, dei suoi abitanti, per la stragrande maggioranza laboriosi ed ossequiosi delle regole del vivere civile, ma soprattutto, dopo questo vile gesto, è in atto una azione pericolosa e strategica contro lo Stato”. All’appello del sindaco che chiede “di non essere lasciati soli” si unisce la denuncia dei segretari di Cgil Puglia e Silp Puglia, Pino Gesmundo e Raffaele Rampino per “il livello insostenibile di presenza e azioni criminali che colpiscono operatori economici della città, avviliscono le possibilità di crescita e mettono a rischio la sicurezza dei cittadini”.

Il VIMINALE MANDA ALTRI UOMINI – La risposta dello Stato, tuttavia, non si è fatta attendere: nelle prossime ore, infatti, il ministero dell’Interno invierà altri uomini per rinforzare il dispositivo di controllo del territorio di San Severo. Lo ha reso noto il Viminale, che ha ricordato come dopo l’incontro con il sindaco di San Severo il ministro dell’Interno Minniti ha inviato 90 unità delle forze di polizia per esigenze di ordine pubblico e controllo del territorio, e 5 equipaggi dei reparti prevenzione crimine della polizia di stato e delle compagnie di intervento operativo dell’Arma di Carabinieri. “L’attenzione da parte dello Stato è alta nei confronti di un territorio dove la criminalità organizzata cerca di alzare la testa” hanno fatto sapere all’Ansa fonti interne del ministero. Che poi hanno aggiunto: “Non daremo tregua fino a quando non saranno individuati e assicurati alla giustizia gli autori degli spari indirizzati agli automezzi delle Forze dell’ordine inviati sul posto su disposizione del ministro dell’Interno”.