Calcio

Rai, fatture di pranzi e cene tutte da 70 euro durante Euro 2016: indagine su 18 giornalisti e dipendenti. Loro: “È fango”

Repubblica svela l'indagine della polizia francese su un ristoratore italiano a Parigi che nel periodo degli europei della scorsa estate ha emesso ricevute tutte identiche ai dipendenti di Viale Mazzini. La replica di Usigrai e del cdr di Rai Sport: "Ricordiamo che le verifiche si fanno per accertare i fatti e non sono un preannuncio di condanna"

Indagine su 18 fra giornalisti e dipendenti Rai per note spese false o gonfiate agli Europei di calcio di Francia 2016. Lo riporta Repubblica, che spiega come la polizia transalpina stia indagando su una serie di ricevute di pranzi e cene, tutte identiche con importi da 70 euro, che un ristoratore italiano, da anni a Parigi, avrebbe fatto durante i campionati europei di calcio della scorsa estate ad oltre un decina di dipendenti della Rai. Fra loro, anche 7 giornalisti di Rai Sport. “Ancora una volta qualcuno ha messo il fango davanti al ventilatore per sporcare la Rai”, replicano Usigrai e il comitato di redazione di Rai Sport.

Il ristoratore, conosciuto nell’ambiente dello sport, è stato già interrogato dagli agenti di Parigi. Dopo quanto scoperto dalla polizia francese, Viale Mazzini ha mandato martedì una lettera di contestazione e richiesta di chiarimenti ai 18 dipendenti coinvolti. Avranno tempo cinque giorni, spiega Repubblica, per presentare le loro controdeduzioni ed evitare eventuali provvedimenti disciplinari. Rischiano la sospensione del servizio. L’inchiesta però è solo agli inizi e c’è da stabilire se e quante fatture erano davvero false o gonfiate.

La risposta dell’assemblea sindacale di Rai Sport e dell’Unione sindacale dei giornalisti Rai parla di “verifiche ancora in corso”. “Ricordiamo ai garantisti a giorni alterni – si legge nel comunicato – che le verifiche si fanno per accertare i fatti e non sono un preannuncio di condanna. Se qualcuno ha sbagliato, deve pagare. Ma se invece le accuse verranno smontate a pagare dovrà essere chi infanga il buon nome dei dipendenti Rai”. “Quindi pretendiamo chiarezza, con urgenza, e che le verifiche vengano fatte con scrupolosità e senza processi sommari – concludono Usigrai e il cdr – La Rai, a propria tutela, assicuri riservatezza fino a che non sarà fatta chiarezza”.