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Cina, arriva il capodanno lunare e le aziende triplicano gli stipendi a chi rinuncia alle ferie

Come ogni anno, tra il 13 gennaio e il 20 febbraio, i dipendenti si apprestano a trascorrere le vacanze nelle città d'origine: è la più grande migrazione a livello mondiale. E lascia le imprese senza forza lavoro. Così le imprese offrono bonus e benefit a chi assicura la reperibilità

Si chiama Chunyun ed è la più massiccia migrazione annuale a livello mondiale. Come ogni anno i cinesi si apprestano a trascorre le festività del Capodanno lunare (che cade il 28 gennaio), nelle cittadine d’origine approfittando dei rari giorni di vacanza. Il flusso umano, che dalle grandi città e dai poli industriali si riversa verso i villaggi e le città di seconda e terza fascia, di solita comincia con 15 giorni di anticipo rispetto al primo giorno del nuovo anno lunare e prosegue per i successivi 25 giorni.

Quest’anno – che vede il segno della Scimmia lasciare posto al Gallo – l’ondata migratoria dovrebbe toccare un nuovo record. Secondo il ministero dei Trasporti, senza contare Hong Kong, Macao e Taiwan, tra il 13 gennaio e il 20 febbraio verranno effettuati 2,98 miliardi di viaggi, un 2,2% in più rispetto al 2016, con un picco di 83 milioni di viaggiatori registrato nella giornata di lunedì scorso. La maggior parte dei transiti verrà effettuata su rotaia e su strada, rispettivamente pari al 12% e all’85% del totale, mentre soltanto l’1,4% e il 2% opterà per i trasporti marittimi e aerei. Tra le mete più battute spiccano Chongqing, Chengdu, Xi’an e Wuhan, per quanto riguarda le partenze in treno ed aereo dai centri costieri e da Pechino, Shanghai, Guangzhou e Shenzhen. Sebbene in termini assoluti le quattro megalopoli svettino in cima alla lista delle destinazioni favorite stilata da Ctrip.

Come sempre il Chunyun ha un impatto dirompente su più fronti: treni presi d’assalto, file chilometriche di macchine sulle autostrade e un’improvvisa carenza di forza lavoro. A spostarsi sono infatti soprattutto studenti e lavoratori migranti. Nel 2015, la Cina aveva oltre 277 milioni di lavoratori rurali – pari al 36 per cento della popolazione occupata – di cui il 60 per cento impiegato lontano da casa e il 44,5 per cento assunto nel terziario. Mentre nel 2016 a dominare la stampa locale era stato il crollo degli ordini e il rallentamento della produzione, responsabile della chiusura anticipata (in alcuni casi definitiva) di molte fabbriche, quest’anno a tenere banco è lo “stacanovismo” dei servizi, comparto che ormai conta per il 51,6% del Pil cinese e su cui il governo fa affidamento per stabilizzare la crescita economica troppo dipendente da manifatturiero, export e investimenti.

Per invogliare i lavoratori a rimanere al loro posto le aziende cinesi stanno ricorrendo a vari espedienti. Una società di pulizia di Chengdu, nella provincia del Sichuan, per esempio, promette di ricompensare quanti rinunceranno alle vacanze con un bonus tra i 300 e i 550 yuan (ovvero circa 40 e 67 euro) elegantemente impacchettato nelle hongbao, le tradizionali bustine rosse riempite di cash. Come spiega al Beijing Business Today Wang Chengli, vice manager della compagnia pechinese Ainong, durante la Festa di Primavera (altro nome del Capodanno cinese) solitamente la richiesta di servizi di pulizie aumenta di tre volte, ma solo un terzo dei quasi 10mila lavoratori impiegati dalla società hanno intenzione di assicurare la propria reperibilità.

Il problema sembra colpire soprattutto tutta quell’economia basata sulla delivery di merci e servizi che nel 2015 ha raggiunto un fatturato di 6 miliardi di euro e che entro il 2018 dovrebbe toccare quota 33,5 miliardi. Un trentenne, di professione kuaidi (pony express) e originario dello Shanxi, racconta al Global Times che l’azienda presso cui lavora, una delle poche di Pechino a non fare festa, ha promesso di triplicare lo stipendio a chiunque accetti di continuare a lavorare in periodo feriale. Una prospettiva allettante davanti alla quale tuttavia il giovane non cede. “Trascorrerò il nuovo anno a casa. Mi manca casa”, spiega candidamente. Una scelta condivisa dai molti decisi a non rinunciare a una delle poche opportunità di ricongiungimento famigliare. Con il risultato che sebbene la ditta rimanga operativa, nulla assicura che le operazioni funzionino regolarmente: i magazzini si riempiono di pacchi e i prezzi lievitano. Come racconta al tabloid un ragazzo impiegato in una società di distribuzione di alimenti, il costo delle consegne nel periodo festivo verrà raddoppiato da 4-6 yuan a 12-15 yuan.

In questo periodo “la carenza di lavoratori migranti si riaffaccia sempre nelle città costiere e sviluppate”, commenta Peng Xizhe, decano della School of Social Development and Public Policy presso la Fudan University di Shanghai. “E’ un fenomeno a cui si assiste da tempo in gran parte dei settori tradizionali – per esempio per i parrucchieri – ma che si sta facendo strada in molte industrie nate in funzione dello shopping online, come le società di consegna”. La carenza di personale continuerà ad affliggere le aziende per un po’ dal momento che molti lavoratori torneranno al loro posto solo una volta ricevuto il bonus di fine anno, conclude l’esperto.

Di Alessandra Colarizi