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Berlino, il nuovo aeroporto non apre mai 6 anni di ritardi, costi gonfiati di 5 miliardi e 66.500 errori di progettazione

Slitta ancora l'attesa inaugurazione del nuovo scalo della capitale tedesca. All’inizio doveva essere il 2007, poi il 2011, quindi il 2013, ma siamo nel 2017 e un altro rinvio è arrivato. Con un costo stimato di 1,5 miliardi di euro nel 2002, la struttura è arrivata a costarne 6,5, con una possibile ulteriore lievitazione. Colpa di storie di corruzione, scandali politici - che hanno portato alle dimissioni da sindaco di Klaus Wowereit - e un progettista italiano che si spacciava per ingegnere senza esserlo. Il bello è che quando - e se - aprirà sarà già troppo piccolo

Non ci sarà la tanto attesa apertura nel 2017 per il nuovo aeroporto di Berlino e il caso è destinato a creare non pochi problemi all’amministrazione cittadina che molto puntava su questo obiettivo. All’inizio doveva essere il 2007, poi il 2011, quindi il 2013, ma siamo nel 2017 e un altro rinvio è arrivato. Con un costo stimato di 1,5 miliardi di euro nel 2002, la struttura è arrivata a costarne 6,5, con una possibile ulteriore lievitazione dei costi. Il progetto monstre del nuovo hub della capitale tedesca è paragonabile per sprechi e ritardi nei lavori al cantiere della metro C a Roma o più in grande, a quella fabbrica di San Pietro chiamata Salerno-Reggio Calabria, fornendo un’immagine della Germania ben diversa da quello che si potrebbe pensare.

L’inizio della vicenda
Concepito nel 1995 per dare alla capitale tedesca un aeroporto degno di questo nome, in un’ottica di sviluppo cittadino e di rilancio della città, l’aeroporto BER Berlin Brandenburg Flughafen intitolato  a Willy Brandt, non sembra far onore al nobel per la pace ed ex cancelliere della Repubblica Federale tedesca. Il progetto iniziale contava di porre la prima pietra nel 2006, con un costo di 1,5 miliardi di euro e l’obiettivo di chiudere i tre aeroporti della città, Schönefeld, Tegel e Tempelhof, chiuso definitivamente nel 2008, per creare un unico hub adatto ad una capitale europea in previsione del rapido sviluppo della metropoli appena riunificata. Ma già l’inizio non fu dei migliori, con la tentata privatizzazione della società di gestione dell’aeroporto, che prima passo in mano privata e poi, per volere di Klaus Wowereit, ex sindaco di Berlino eletto nel 2001 e dimessosi proprio per lo scandalo dell’aeroporto, venne di nuovo statalizzata, dando il via così alla posa della prima pietra nel 2006, con la data di fine lavori fissata il 30 ottobre 2011. Quando i cantieri aprono il fermento è grande, sia perché l’opera sarà all’avanguardia su tutti i fronti, sia perché la capitale tedesca diventerà il terzo scalo nazionale.

Il progetto errato
Ma è dopo due anni di lavori che arrivano i primi stop e l’apertura viene rinviata ad una data non ben specificata nel 2012. A questo punto ci siamo, tutto è pronto per l’apertura, viene programmato lo spostamento delle compagnie aeree nel nuovo hub, i biglietti cominciano ad essere venduti e si progetta un grande evento per seguire il battesimo della nuova aerostazione. Negozi appaltati, lavoratori assunti, tutto arredato tutto pronto per partire. Ma manca la certificazione antincendio necessaria per rispettare gli standard internazionali, ed è così che inizia una vicenda tragicomica. L’8 maggio 2012, a soli 26 giorni dall’inaugurazione si scopre un tragico errore nella costruzione del sistema di aspirazione dei fumi, una falla nel sistema antincendio e problemi con la cablatura dei cavi. Il problema inizia ad ingigantirsi giorno dopo giorno e a breve emergerà che nell’aeroporto ci sono ben 66.500 errori di costruzione. I lavori devono quasi ricominciare da capo e, nel 2013, solo il 4% della struttura è completata e a norma.

La corruzione e lo zampino italiano
Se la vicenda riguarda la nazione che nell’immaginario collettivo è l’ordine e la perfezione, una piccola mano nel disastro arriva da colui che ha progettato il tanto criticato sistema di ventilazione, Alfredo Di Mauro, progettista di origine italiana che si spaccia per ingegnere. Scoperto, il millantatore italiano viene allontanato, ma i problemi non finiscono certo con il suo licenziamento. La riprogettazione degli impianti fa lievitare i costi a 2,5 miliardi di euro e quando per l’ennesima volta tutto sembra procedere per il meglio, una nuova grana cade sullo scalo: c’è stato un errore nel disegno del tetto, è a rischio crollo. Stop ai lavori, terminal evacuato. Ma la progettazione non è l’unica spina nel fianco, e nel 2014 emerge una storia di corruzione: Jochen Großmann, ex direttore tecnico dell’aeroporto, avrebbe chiesto ad un’azienda 500.000 euro per aggiudicarsi l’appalto.

Un aeroporto troppo piccolo
Dalla sua pianificazione alla costruzione sono passati 25 anni e, di conseguenza, Berlino è cambiata, diventato una delle città europee più alla moda e vedendo il numero dei passeggeri aumentare notevolmente. Progettato per accogliere 27 milioni di passeggeri annui, il Willy Brandt ha 40 banchi check-in in meno della somma dei due attuali aeroporti, Schönefeld e Tegel. Inoltre, nel 2016 la città ha raggiunto un record di passeggeri, arrivando a 32 milioni, circa 3 milioni in più dell’anno precedente, con i due scali che hanno raggiunto il massimo della capienza. Chiaramente questi dati dimostrano, quando aprirà e se aprirà, il BER sarà un progetto già sorpassato e nuovi lavori di espansione dovranno essere fatti. Sicuramente un buon record è stato ottenuto, la struttura è il settimo aeroporto più caro mai costruito e il terzo per rapporto soldi investiti per passeggero. Le perdite ammontano a 14 milioni di euro mensili da aggiungere ai 13 milioni di reddito perso. Perdite che la popolazione non vede di buon occhio e che stanno mettendo sotto accusa la classe politica della capitale berlinese, oltre a esporre la Germania ad una figuraccia internazionale.