Diritti

Trento, a proposito del consigliere che vuole togliere i figli ai gay

Dunque mentre di notte si aggirano le ronde di Forza Nuova per il presidio di una città, Trento, a loro dire degradata e sottoposta a una media di 50 reati al giorno (ma i rapporti ufficiali registrano una riduzione proprio dei reati) un consigliere provinciale che per pochissimi voti non è stato eletto sindaco e che guida un gruppo di estrema destra, che probabilmente avrà molti voti alle imminenti provinciali, avanza questa proposta allucinante: togliere i figli ai genitori omosessuali, singoli o in coppia, e “disporre immediatamente la collocazione del bambino in un ambiente che favorisca il suo pieno sviluppo umano sino a quando si possa provvedere in modo definitivo alla sua protezione”.

In provincia autonoma di Trento, al momento del recepimento del ddl della Buona Scuola, è stato eliminato ogni riferimento alla parità di genere e alla lotta contro l’omofobia: siamo riusciti a produrre un peggioramento della Buona Scuola che tutte e tutti pensavamo fosse già il peggio possibile. Ed è stata sepolta sotto migliaia di emendamenti sottolineo anche del Movimento 5 Stelle, la legge elettorale che proponeva la doppia preferenza uomo/donna in tutte le votazioni. È l’autonomia, bellezza!

L’ingegno che ha fatto questa richiesta si chiama, rammentatelo, Claudio Cia, ed è consigliere della Lista Civica di Trento: “I servizi sociali dovrebbero verificare l’ambiente in cui crescono i bambini arcobaleno tenendo presente che l’assenza della figura materna o di quella paterna è causa di una situazione di illegalità e deve essere quindi immediatamente segnalata al sindaco”. Ingegno lo dico ironicamente, dato che il suddetto signore con le sue esternazioni pittoresche mostra di ignorare non solo la Cassazione, che si è già espressa nel merito già nel 2013, ma anche i contenuti della Costituzione e dei Trattati a difesa dell’infanzia, senza parlare dei caposaldi della letteratura scientifica internazionale nel merito, unanime nell’affermare che non vi sono rischi da nessun punto di vista per la salute dei bambini cresciuti da coppie omosessuali.

Nella proposta dell’ingegno, dal titolo manipolatorio “Save the children! I diritti dei bambini non sono quelli delle coppie gay”, il Comune dovrebbe impegnarsi a non sostenere “azioni culturali orientate a confondere e a sminuire il significato e il valore del matrimonio tra uomo e donna e della famiglia eterosessuale”. Che il povero Cia stia tentando di fermare la legge provinciale di iniziativa popolare contro le discriminazioni anti-Lgbt che sarà discussa entro l’anno, è ovvio, come è ovvia l’elemosina di consensi, che se è vero che stanno arrivando dal basso, non trovano per fortuna risposta dalle istituzioni locali.

Anche se so bene che il vento non si ferma con le dita, e non mi fanno paura gli anti-eroi, certamente rimango basita il grado della volgarità umana a cui può arrivare l’ignoranza, di cui oggi Cia e chi lo sta seguendo con passione sono un esempio perfetto. Pensate che, in un’intervista a la Zanzara, da lui sono uscite frasi come: “Se mia moglie si innamorasse di una donna, preferirei che mia figlia andasse in orfanotrofio piuttosto che vivere in una casa non si sa chi è l’uomo e chi è la donna”. Com’è possibile che abbia tale presa un misero signore che apre bocca e spara sentenze anti-storiche, concetti superati da secoli di evoluzione umana, scientifica e politica?

Signor Cia, le consiglio di proteggere la sua professionalità, la sua dignità umana e la sua credibilità, e per aiutarla in questo, le segnalo alcune letture che le saranno certamente utili per conoscere il mondo nel quale vive e nel quale lei cerca ridicolmente di farsi largo. Un mondo che si è evoluto rispetto ai tempi della clava nei quali lei sembra ancora ritrovarsi, dove brutalità e animalità regnavano per aiutare la specie a sopravvivere a fronte delle poche risorse difficili da raggiungere. Un mondo che trent’anni fa ha depatologizzato l’omosessualità, un mondo che sta studiando la fluidità dell’identità di genere, un mondo che si preoccupa di sostenere le spese di chi vuole fare una transizione da un genere sessuale a un altro rifiutandosi di ritenerla una malattia psichiatrica. Un mondo che prevede la filiazione per le coppie sterili, comprese quelle, più rare, omosessuali. E questo mondo, lo dicono le sentenze dei giudici, è anche l’Italia. Dunque su, a scuola! E si legga: “La donna senza nome”, che ho pubblicato nel 2015, per diletto, mentre per educarsi, ecco una buona bibliografia sugli studi internazionali riguardo all’omogenitorialità.