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Governo Gentiloni, i sottosegretari sono gli stessi di Renzi. Solo un cambio De Filippo-Faraone tra Scuola e Salute

L'unica novità è lo scambio di ruoli tra i due esponenti del Pd. Come previsto e annunciato, Zanetti lascia da viceministro. Infine se ne va da Palazzo Chigi Tommaso Nannicini. Il premier sulla Boschi: "La sua nomina non è un autogol, anzi: l'ho voluta io a Palazzo Chigi"

Non ci sono i verdiniani e i nomi restano sostanzialmente gli stessi. Anzi, l’unica novità del governo Gentiloni è un cambio di deleghe: Vito De Filippo, Pd, ex presidente della Basilicata, dalla Salute passerà all’Istruzione. Il percorso inverso lo fa Davide Faraone, che dall’Istruzione passa alla Salute. In più esce come previsto e annunciato dal ministero dell’Economia l’ex vice di Padoan, Enrico Zanetti, mentre se ne va da Palazzo Chigi il sottosegretario Tommaso Nannicini che aveva sostenuto Matteo Renzi sulle questioni del lavoro e della previdenza. Fine delle differenze con il governo Renzi. Nella conferenza stampa di fine anno Gentiloni ha negato che nominare Boschi e Lotti “sia stato un autogol”. Anzi, la Boschi, attualmente sottosegretaria alla presidente del Consiglio, “è una risorsa molto utile e di grande qualità – spiega Gentiloni – e, che ci si creda o no, sono io che ho chiesto a Maria Elena Boschi di fare questo lavoro e credo possa farlo bene”.

La lista dei sottosegretari
Tra i sottosegretari alcuni manterranno la carica di viceministro (come Bubbico all’Interno o Giro agli Esteri). Altri che figurano a Palazzo Chigi in realtà continueranno ad avere deleghe specifiche nei ministeri senza portafoglio come Amici e Pizzetti (Rapporti con il Parlamento), Rughetti (Pubblica Amministrazione), Bressa (Affari regionali).

Presidenza del Consiglio Maria Teresa Amici, Gianclaudio Bressa, Sandro Gozi, Luciano Pizzetti, Angelo Rughetti
Affari esteri e cooperazione internazionale Vincenzo Amendola, Benedetto Della Vedova, Mario Giro
Interno Gianpiero Bocci, Filippo Bubbico, Domenico Manzione
Giustizia Federica Chiavaroli, Cosimo Maria Ferri, Gennaro Migliore
Difesa Gioacchino Alfano, Domenico Rossi
Economia e finanze Pier Paolo Baretta, Luigi Casero, Paola De Micheli, Enrico Morando
Sviluppo economico Teresa Bellanova, Antonio Gentile, Antonello Giacomelli, Ivan Scalfarotto
Politiche agricole, alimentari e forestali Giuseppe Castiglione, Andrea Olivero
Ambiente e tutela del territorio e del mare Barbara Degani, Silvia Velo
Infrastrutture e trasporti Umberto Del Basso De Caro, Riccardo Nencini, Simona Vicari
Lavoro e politiche sociali Franca Biondelli, Luigi Bobba, Massimo Cassano
Istruzione, università e ricerca Vito De Filippo, Angela D’Onghia, Gabriele Toccafondi
Beni e attività culturali e turismo Dorina Bianchi, Ilaria Borletti Buitoni, Antimo Cesaro Salute Davide Faraone.

Dunque ci si può concentrare solo sulle poche novità. De Filippo, nuovo sottosegretario all’Istruzione, è stato presidente della Regione Basilicata per 8 anni, fino al 2013. E’ attualmente indagato per induzione indebita (la vecchia concussione) nell’ambito di un’inchiesta sullo smaltimento degli scarti di produzione di alcune aziende di allevamento in una centrale a biomasse di Picerno (Potenza), anche se a settembre la Procura ha anticipato la possibilità di chiedere l’archiviazione. L’ex governatore lucano è stato coinvolto anche nell’inchiesta sui rimborsi dei gruppi consiliari della Regione (per quell’inchiesta fu costretto alle dimissioni) e per questo è stato anche condannato dalla Corte dei conti a risarcire 2641 euro insieme ad altri 21 amministratori e consiglieri.

Davide Faraone, capo dei renziani siciliani, ex diessino, è ideatore della cosiddetta Leopolda siciliana. Al ministero dell’Istruzione si è occupato in particolare di edilizia scolastica riattivando l’osservatorio sugli edifici che da tempo era stato accantonato. Finì nell’inchiesta sui rimborsi della Regione Siciliana, ma poi la sua posizione è stata stralciata e infine archiviata.

L’uscita di Zanetti, infine, era prevista e annunciata da lui stesso per coerenza con la posizione del gruppo parlamentare che ha formato insieme ad Ala, cioè i verdiniani. Una rottura che è nata dalla mancata fiducia dei verdiniani al momento dell’insediamento del governo Gentiloni. “Non è una rottura con Ala, nel senso che la decisione che abbiamo preso è confermare il perimetro della maggioranza che sin qui ha sostenuto il governo – ha spiegato oggi il presidente del Consiglio – e confermare l’invito a dare un contributo e sostegno su singole misure che possono dare altre forze, a cominciare da Ala. Quindi niente di nuovo, sarebbe stato diverso se il nuovo governo fosse nato differenziandosi dal precedente in quella direzione”. Quanto a Zanetti, conclude Gentiloni, “ha preso una decisione che non è stata una mia decisione, anzi io gli avrei proposto una conferma e rispetto la sua decisione”.