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Attentato Berlino, Angela Merkel annuncia misure restrittive: “Leggi più efficaci per garantire sicurezza”

Le indagini sulla strage del mercato di Natale e su Anis Amri hanno spinto la cancelliera, dopo le dichiarazioni sulla politica di accoglienza, a mostrarsi disposta ad adottare "rapidamente cambiamenti di leggi o politici laddove si veda la necessità"

Qualcosa sta cambiando. Le indagini sull’attentato di Berlino e su Anis Amri il 24enne tunisino, ucciso a Sesto san Giovanni ieri notte in uno scontro a fuoco con la polizia hanno spinto la cancelliera Angela Merkel, fortemente criticata a destra per le dichiarazioni sull’accoglienza dopo la strage del mercato di Natale, a mostrarsi disposta ad adottare “rapidamente cambiamenti di leggi o politici laddove si veda la necessità”.  Del resto il grido di battaglia rilanciato ai quattro angoli d’Europa dai populisti ed euroscettici, da Marine Le Pen a Geert Wilders sino a Matteo Salvini, è quello di chiudere le frontiere e seppellire Schengen e la libera circolazione per sempre.

Merkel ha assicurato che si analizzeranno “tutti gli aspetti” del caso Amri, sia in relazione all’attentato sia in relazione alla sua permanenza in Germania prima dell’attacco, e ha detto che si aspetta che i ministeri di Interno e Giustizia, in coordinamento con Laender e servizi segreti, le presenteranno “presto” risultati. “Leggi più efficaci per garantire la sicurezza“, anche se il governo federale tedesco, ha detto Merkel, ha già “aggiornato” le norme per la tutela della sicurezza, ma “in futuro dovremmo prevedere modifiche” ulteriori. Per questo, ha proseguito la cancelliera, “analizzeremo quali provvedimenti” andranno assunti e “spero di presentare presto dei risultati”. “Laddove sarà necessario prendere dei provvedimenti di modifica alle attuali misure agiremo con rapidità”, ha detto Merkel, sottolineando che è già stato “intensificato” il livello di collaborazione riguardo ai rimpatri degli immigrati che non hanno ottenuto il diritto d’asilo. Merkel si è detta sollevata e grata all’Italia per l’uccisione di Amri ma anche preoccupata di tamponare al più presto con rapide misure le polemiche per il flop della sicurezza tedesca, di cui sondaggi elettorali e dibattito sui social sono un termometro. E il prossimo autunno o già a fine estate in Germania sono previste le elezioni federali.

“Trarremo le conseguenti decisioni politiche sulla sicurezza quando avremo completato le indagini – ha detto il Guardasigilli tedesco Heiko Mass sottolineando come questa decisione sia stata presa d’accordo con il titolare dell’Interno – Le indagini proseguono per capire lo sfondo dell’attentato e chi ha aiutato Anis Amri”. Le misure che i due ministri elaboreranno “a gennaio” riguarderanno, tra le altre, le modalità per rendere più veloci le espulsioni e per la sorveglianza di individui considerati “potenziali attentatori”. Certo è che il giovane jihadista, sebbene fosse l’uomo più ricercato nell’Ue, ha attraversato indisturbato in treno Germania e Francia prima di sbarcare in Italia.

Amri era arrivato in Germania nel luglio del 2015 ed era entrato nel radar dell’intelligence, che lo aveva definito ‘pericoloso’ e aveva seguito i suoi spostamenti per qualche mese all’interno degli ambienti salafiti, senza però che questo avesse conseguenze. Inoltre, la sua richiesta di asilo era stata respinta a luglio scorso, ma per la mancanza di cooperazione con le autorità tunisine non era stato possibile espellerlo, come invece voleva Berlino. Per questo, nel corso di una telefonata avuta Merkel ha detto al presidente della Tunisia Beji Caid Essebsi che si dovrà “accelerare il processo di rimpatrio” dei cittadini tunisini che non hanno diritto d’asilo in Germania e anche “aumentare il numero di persone che vengono rimpatriate”. “Dobbiamo difendere la sicurezza e la libertà con tutti i mezzi in possesso allo Stato”, ha precisato il ministro della Giustizia, Heiko Maas, ribadendo che è prioritario ora “migliorare la supervisione di coloro che sono stati individuati come pericolosi ed espellere in modo efficace gli stranieri a cui viene negato l’asilo”.