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Thom Yorke, morta a 48 anni la ex moglie del leader dei Radiohead. In pochi la conoscevano, in molti (senza saperlo) hanno cantato di lei

Rachel Owen si è spenta, una gran brutta espressione, anche un po' ipocrita, che però, in qualche modo, serve a attutire l'asperità della morte, almeno nei vocaboli, dopo una malattia che, si apprende dallo scarno comunicato del college dove insegnava, nel corso dell'ultimo anno l'ha lentamente divorata. Eppure la Owen ha continuato a insegnare, cercando di infondere nei suoi allievi l'amore per Dante e per la lingua italiana, quell'amore testimoniato anche nelle sue fotografie e serigrafie quasi totalmente dedicate a questo tema

Ci sono notizie che colpiscono più di altre. Anche in un anno come questo, che è stato una vera esplosione di brutte notizie e di lutti nel mondo della musica, senza bisogno di ricordare la lunga sequela di nomi celebri e celeberrimi che sono scomparsi. Ma la notizia della morte di Rachel Owen lascia davvero attoniti. Perché la morte dell’artista visiva e studiosa di letteratura italiana, a soli 48 anni colpisce, come se fosse una persona a noi cara. Lo è stata, per certi versi, anche se non lo sapevamo. Perché per ventitré anni Rachel, professoressa al Pembroke College di Oxford, esperta di Dante, nello specifico delle illustrazioni dei canti danteschi negli antichi manoscritti, passione che poi si era riversata anche nella sua attività di artista, è stata la moglie di uno dei cantanti più amati dai cultori del rock, Thom Yorke dei Radiohead. Una lunga storia d’amore, la loro, che li ha visti diventare genitori di due figli, Noah di quindici anni e Agnes di dodici, e che si è conclusa nel 2015.

Lei, Rachel, è quindi finita, giocoforza, nelle canzoni della band inglese, a volte evocata, altre semplicemente fonte di ispirazione per le liriche di Yorke. Senza che lo sapessimo è di lei che abbiamo sentito cantare, e a volte abbiamo anche cantato, in coro, cercando di emulare la voce acuta e sghemba di Yorke. L’ultimo album della band di Oxford, invece, A Moon Shaped Pool, è in buona parte riferito alla loro storia d’amore, e alla fine della loro storia d’amore. Succede così, del resto, nelle canzoni. Si parte da se stessi per universalizzare il propri sentimenti, i propri pensieri, rendendoli, quindi, altri da sé, dandoli in pasto al pubblico che non potrà a sua volta che farli propri, rimaneggiarli, interpretarli spesso sbagliando mira, senza comunque arrecar danno a nessuno.

Rachel Owen si è spenta, una gran brutta espressione, anche un po’ ipocrita, che però, in qualche modo, serve a attutire l’asperità della morte, almeno nei vocaboli, dopo una malattia che, si apprende dallo scarno comunicato del college dove insegnava, nel corso dell’ultimo anno l’ha lentamente divorata. Una malattia, il cancro, che inesorabilmente l’ha minata, finendo per ucciderla il 18 dicembre. Ciononostante la Owen ha continuato a insegnare, cercando di infondere nei suoi allievi l’amore per Dante e per la lingua italiana, quell’amore testimoniato anche nelle sue fotografie e serigrafie quasi totalmente dedicate a questo tema. Per gli appassionati del rock la figura della Owen è semisconosciuta, perché nonostante la notorietà dell’ex marito, al suo fianco per buona parte della sua carriera, raramente la si è vista in pubblico, e ancor meno la si è vista occupare le pagine di gossip, anche in occasione della loro separazione.