Società

“Torno dall’estero per fare l’imprenditore, anche se all’inizio in Italia ti trattano come un ragazzino”

Stefano Filipello, 27enne piemontese, è tornato da Parigi per lanciare la sua idea: una lampada a led, con materiale innovativo e design tutto italiano. Insieme a lui, altri tre ragazzi. "In Piemonte grazie ai laboratori dei piccoli e medi imprenditori riusciamo a sviluppare progetti innovativi, senza bisogno di essere delle multinazionali”

“Qui in Italia grazie ai laboratori dei piccoli e medi imprenditori riusciamo a sviluppare progetti innovativi, senza bisogno di essere delle multinazionali”. Stefano Filipello ha 27 anni, è piemontese, e un anno fa ha deciso di lasciare Google a Parigi e tornare a Torino per lanciare la sua idea: una lampada a led, con materiale innovativo e design tutto italiano, dal nome Halos.

Gli ultimi 5 anni Stefano li ha passati all’estero, lavorando tra Inghilterra e Francia, prima come consulente in un’azienda digitale a Londra e poi come Marketing Project Manager a Parigi. A fine 2015 la decisione di fare il grande passo. Stefano torna in Italia per investire, finalmente, sul suo progetto. “Il giorno in cui mi sono iscritto all’università in Economia, a Torino, avevo solo un’idea in testa: fare l’imprenditore – racconta –. Non sapevo ancora cosa volesse dire, ma volevo fare qualcosa di mio”. L’obiettivo è risolvere il problema dell’illuminazione in casa dimenticando le prese elettriche. La lampada, infatti, è composta da un anello luminoso trasportabile, rifinito in alluminio, cui viene applicata una speciale resina che riproduce l’effetto di migliaia di miniventose. La base in legno, invece, è capace di ricaricare la lampada e di orientarne la luminosità.

“Il giorno in cui mi sono iscritto all’università avevo solo un’idea in testa: fare l’imprenditore. Non sapevo ancora cosa volesse dire, ma volevo fare qualcosa di mio”

Il team è composto – oltre a Stefano – da Giulio Niola, classe ’87, laureato al Politecnico in Ingegneria, e Marco Frappampina, classe ’89, ingegnere, anche lui dal Politecnico. A occuparsi del design, dell’immagine e della grafica è Axel Delbrayere, freelance francese e designer industriale conosciuto durante un corso di imprenditoria a Parigi. Giulio e Marco, invece, si occupano del cuore pulsante del progetto: l’elettronica. “Io faccio il resto”, sorride Stefano.

Grazie al passaparola e al confronto con gli artigiani piemontesi si è raggiunta la cifra iniziale di 2mila euro, con il quale il team ha lavorato sulla fase di lancio di Halos. Il primo prototipo è stato stampato in 3D nel marzo del 2015. A gennaio 2016, poi, Stefano e compagni hanno rilasciato il primo modello funzionante. “Il Piemonte è stata la nostra scelta peculiare – spiega il fondatore di Halos –. Qui ci sono società tecnologiche molto avanzate sia nell’elettronica che nella meccanica”.

“In Italia la burocrazia è davvero un ostacolo quando vuoi metterti in proprio”

Non è stato facile per Stefano lasciare la sua esperienza all’estero per lanciarsi in questa nuova avventura. “Londra è diversi anni in anticipo su qualsiasi capitale europea – spiega –. A Parigi, invece, se non conosci il francese difficilmente troverai un lavoro”. Torino, infine, è “la città industriale per eccellenza”. Nella fase iniziale Stefano e compagni hanno dovuto confrontarsi con la tendenza, tutta italiana, di sottovalutare i progetti dei giovani: “Arrivi, sei considerato inesperto e pochi ti prendono sul serio. Devi adattarti anche a dei ritmi di lavoro diversi da quelli che avevi sperimentato in una grande azienda”. E poi c’è il solito problema della burocrazia, che sembra un cliché, “ma è davvero un ostacolo quando vuoi metterti in proprio”, continuano. Il progetto è stato portato avanti, nonostante tutto. “Nessuno ha mai veramente declinato la proposta – racconta Stefano – ma ci hanno fatto perdere molto tempo facendoci aspettare inutilmente per mesi, inviando preventivi totalmente fuori da ogni logica”.

L’altro problema in Italia è far capire che a 27 anni si può fare impresa. Ma Stefano è fiducioso: “Dopo 5 anni all’estero la voglia di tornare era molta”. E, soprattutto, si parte da un vantaggio competitivo non indifferente: “Il nostro Paese è la patria del design, e il Made in Italy rimane insostituibile in tutto il mondo”.

“Il nostro Paese è la patria del design, e il Made in Italy rimane insostituibile in tutto il mondo”

E con una raccolta fondi su Kickstarter l’obiettivo è di raggiungere quota 290mila euro. Stefano, Marco e Giulio ci credono. “Investire all’estero? Sì, lo faremo fin da subito”. Più del 70 % del fatturato nel mercato dell’illuminazione in Italia viene dall’export. Il team ha deciso così di puntare forte anche su Francia, Inghilterra e Stati Uniti. Con un piano che va oltre la semplice lampada: “L’obiettivo è quello di riadattare gli oggetti di uso quotidiano attraverso tecnologie di manifattura italiana all’avanguardia, nel rispetto dell’ambiente”. Stefano e compagni hanno fatto i conti con la burocrazia e le promesse mai mantenute. Ma ora basta scherzi: “All’inizio tutti ci vedevano come ragazzini. Ora – conclude – cominciano a prenderci sul serio”.