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La Regione abolisce i doppi vitalizi ai consiglieri. Ex parlamentari ricorrono: “Lo slogan del cumulo? Una cazzata”

La Toscana, per prima in Italia, ha cancellato la doppia "pensione" per chi ha fatto sia il consigliere che il parlamentare. "Un privilegio insopportabile" lo definì il presidente Rossi. Ma 19 ex su 26 hanno presentato ricorso in tribunale. Tra questi i senatori Pd Martini e Chiti (che potrebbe ritirarsi), ma anche l'ex sottosegretario Udc Bosi, furioso: "Legge allucinante"

Idee politiche diverse ma stesso bersaglio: una ventina di ex consiglieri regionali di centrosinistra e centrodestra hanno infatti deciso di presentare ricorso contro la legge approvata il 10 dicembre 2015 dalla Regione Toscana che toglie loro la possibilità di “cumulare” il vitalizio da consigliere con quello da parlamentare o da eurodeputato. La legge è entrata in vigore il 1 gennaio 2016: “Da quel momento – dice al Fatto.it Francesco Bosi, ex parlamentare Udc e ex sottosegretario – non percepisco più il vitalizio regionale”. I potenziali beneficiari del “doppio” vitalizio (“un privilegio insopportabile” attaccò il governatore Enrico Rossi) sarebbero 26 ma a ricorrere sono stati in 19. L’udienza al tribunale ordinario si terrà a inizio 2017, forse già a febbraio. Eugenio Giani, presidente del consiglio regionale, appare sereno: “Il ricorso è nelle loro facoltà: dalla nostra sento però di avere la forza della ragionevolezza e della giustizia”.

Un anno fa l’ok alla legge: “Primi a livello nazionale”
La decisione di abolire il vitalizio regionale a partire dalla nuova legislatura, inizia nel giugno 2015, e di “sforbiciare” gli assegni degli ex consiglieri venne già presa nel corso del primo mandato di Rossi (2010-2015). La legge sul divieto di “cumulo” è stata approvata il 10 dicembre scorso. “Primi a livello nazionale” esultò il consigliere Pd Giacomo Bugliani. Il testo prevede “la cessazione dell’erogazione dell’assegno vitalizio regionale in caso di fruizione di analogo istituto”, ossia vitalizio da parlamentare, eurodeputato, consigliere o assessore di altra Regione.

Dal centrosinistra al centrodestra: “Ricorso”. Ma c’è anche chi rinuncia
Tra i 19 ricorrenti ci sono esponenti di tutto l’arco politico. Tra questi – secondo quanto scrive La Nazione – anche gli ex governatori Lelio Lagorio (socialista, presidente dal 1970 al 1978 e poi ministro con Craxi), Vannino Chiti e Claudio Martini (questi ultimi entrambi senatori del Pd). Ma sono presenti anche esponenti di centrodestra come Riccardo Migliori e Marco Taradash e di centrosinistra come Michele Ventura, Roberto Barzanti e Stefano Passigli. Tra loro ci sono sostenitori del Sì al referendum come Chiti (peraltro firmatario della legge eventuale sull’elezione dei consiglieri-senatori) e Martini, ma anche l’ex radicale Taradash così come Migliori, ex An che sostiene il Sì di Marcello Pera. Ventura – il rivale battuto da Renzi alle primarie per il sindaco di Firenze – è nei comitati del No di D’Alema. Passigli non si è speso in campagna elettorale, ma si era esposto con alcune critiche alla riforma con articoli sul Corriere della Sera.

Chiti: “Giusto abolire il cumulo, ma la legge toscana crea disparità”
C’è però anche chi sostiene che la decisione della Regione sia “assolutamente giusta, anzi tardiva”. Uno di questi è l’ex Dc Giuseppe Matulli: “Io ci rimetto 2300 netti circa al mese – dichiarò a Panorama pochi giorni dopo l’approvazione della legge – ma non farò ricorso”. Martini e Chiti invece confermano al FattoQuotidiano.it d’aver sottoscritto l’istanza. Il primo non rilascia ulteriori dichiarazioni mentre il secondo precisa: “Non è giusto sommare due vitalizi. A oggi comunque non ne ricevo nemmeno uno perché sono senatore in carica”. Secondo Chiti la legge regionale “contiene un errore serio” visto che “alcuni interessati, non è il mio caso, entrati in Parlamento dopo il 2012, quando i vitalizi furono aboliti, non riceveranno né il vecchio vitalizio regionale né quello nazionale”. Questo perché il nuovo regime previdenziale del Parlamento “è esclusivamente contributivo ma in base a come è scritta la legge toscana è da considerarsi un ‘analogo istituto’, quindi priverebbe dell’unico trattamento esistente, quello regionale”. Per Chiti dunque si verrebbe a creare “una disparità tra persone che hanno avuto medesimi incarichi”. Il senatore non esclude comunque la possibilità di ritirare il ricorso (e a quanto si capisce altri ricorrenti potrebbero seguirlo) se la Regione correggerà la formulazione della legge.

Bosi (Udc): “Lo slogan del cumulo? Una cazzata”
L’ex sottosegretario Bosi, elbano, nel 2015 ha percepito ogni mese circa 2300 euro lordi a titolo di vitalizio regionale (qui lista dei vitalizi erogati nel 2015 e qui quella 2016): “Lo slogan del cumulo è una cazzata – chiarisce – Stiamo parlando di somme distinte in relazione ai diversi incarichi svolti in Regione o in Parlamento: è un po’ come quando si cambia lavoro…”. L’ex parlamentare centrista parla di “legge allucinante” perché “chiunque percepisca un vitalizio dal Parlamento automaticamente perde quello della Regione”. Poi conclude: “Il vitalizio da parlamentare è visto come una colpa. Se fossi stato un dirigente dell’Eni non mi avrebbero invece tolto nulla: è giusto questo?”.

Taradash: “Tagli sì, ma anche per giudici, magistrati e dirigenti”
Marco Taradash, ex eurodeputato dei Radicali, ex parlamentare di Forza Italia e consigliere regionale (Pdl-Ncd) dal 2010 al 2015, aveva iniziato a maturare il diritto al vitalizio regionale (1600 euro) dal luglio 2015. “Sono favorevole al taglio degli emolumenti relativi alle alte cariche politiche – dichiara al FQ.it – ma il provvedimento dovrebbe riguardare anche dirigenti statali, giudici e magistrati“. Piero Angelini, ex Dc, è stato invece consigliere regionale dal 1975 al 1983, poi parlamentare fino al 1993. Aveva diritto a un vitalizio regionale da 2600 euro euro lordi: “Cifre spropositate? E allora quelle che prendono magistrati e generali? – ha replicato all’Arena di Rai1 – Se si fa un sistema di revisione di tutto, io sono d’accordo”. Sulla stessa lunghezza d’onda l’ex Pci Roberto Barzanti (2300 euro al mese), consigliere dal 1975 al 1979 e eurodeputato dal 1984 al 1999: “Percepisco queste somme sulla base di diritti sanciti da leggi dello Stato”.