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La Rai e quel piano di salvataggio per niente segreto che serve a stanare il confronto pubblico

L’Espresso pubblica una sintesi delle sessanta pagine che sostanziano il ‘piano segreto’ per salvare la RAI. Si tratta in effetti, sulla base di quanto riportato, di una radicale quanto – manifestiamo subito la nostra impressione – sensata riorganizzazione di tutti i servizi informativi. C’è allora da chiedersi perché il Piano debba ancora ammantarsi dell’aura del segreto, tanto più che ne staranno circolando già diverse copie più o meno furtive in tutte le stanze dirigenziali, a partire dal settimo piano di viale Mazzini, ma anche ben oltre. Sta di fatto che questo scoop commissionato da qualcuno all’Espresso provoca una apertura di gioco pubblica, che, voluta o subita dai vertici della Rai, ottiene il risultato di stanare il confronto.

Insomma, questo dice lo scoop, “volevate un piano? Eccolo, e pure tosto. Ora aspettiamo che ognuno, dal CdA partitico-situazionistico-corporativo passando per i grilli parlanti della Commissione Parlamentare di Vigilanza fino ad arrivare ai rappresentanti sindacali dei giornalisti e dei tecnici delle redazioni, si prenda la sua responsabilità e dica, con argomenti, cosa pensa di fare: mettersi di traverso o contribuire?”. Una mano per ora la dà, sarà una coincidenza, il Governo che giusto ieri, ha annunciato il raggiungimento di quota 2 miliardi nella raccolta del canone (molto meglio del passato) pur diminuito nell’importo unitario (perché l’aggancio alla bolletta elettrica ha stroncato l’evasione). Come a dire, le risorse per realizzare i piani ci sono, senza alibi per lo “stamo come stamo”.

Nel merito, il punto più forte e più denso di sviluppi che si intravede nel Piano –al di là del protagonismo di Milano valorizzato dall’idea di trasferirvi il TG2 – è sicuramente costituito dalla “fusione” fra Rainews24 e Testata regionale (cioè fra una All News mancata e i tantissimi acquartierati da 35 anni in ogni regione, tutti figli di una organizzazione ispirata dal tempo che fu) in connessione – ci pare di capire – col progetto di realizzare un canale per l’estero in inglese (come hanno la maggior parte dei paesi, più grandi e più piccoli dell’Italia) e parecchio altro ancora che la mossa rende progettabile. Di fatto, la presentazione di questo Piano, sia pure nella forma della trapelazione è per i nuovi dirigenti Rai un trovarsi i vascelli bruciati alle spalle: le cose previste sono talmente ed evidentemente indispensabili che a non procedere, anche se per l’opposizione eventuale di altri, si dichiarerebbe a tutto tondo che l’azienda è condannata ad essere uno spreco insensato e ingovernabile. Insomma, fatta la diagnosi, se dovesse essere impedita la terapia, non resterebbe che togliere il camice e il disturbo.