Giustizia & Impunità

Don Inzoli condannato, gup: “Abusò della propria posizione di forza e prestigio”

Otto gli episodi di violenza sessuali contestati al prete, sempre assente alle udienze durante il processo per cui il procuratore capo di Cremona Roberto di Martino aveva chiesto sei anni di reclusione

Il 29 giugno scorso era stato condannato a 4 anni e nove mesi per violenza sessuale su minori. Oggi il giudice per le indagini preliminari ha depositato le motivazioni della sentenza per don Mauro Inzoli, sacerdote e capo spirituale di Comunione e Liberazione . Secondo il giudice, come riportano il Corriere.it e la Provincia di Crema, “il contesto evidenzia come l’imputato abbia negli anni approfittato con spregiudicatezza della propria posizione di forza e prestigio per ottenere soddisfazione sessuale, tradendo al fiducia in lui riposta dai giovani nei momenti di confidenza delle proprie problematiche personali ed anche nel corso del sacramento della Confessione. Otto gli episodi di violenza sessuali contestati al prete, sempre assente alle udienze durante il processo per cui il procuratore capo di Cremona Roberto di Martino aveva chiesto sei anni di reclusione.

Il sacerdote aveva risarcito cinque minori con la somma di 25mila euro a testa. Gli abusi, secondo l’accusa, sono stati commessi tra il 2004 e il 2008 non solo nell’ufficio del religioso ma anche nei luoghi di villeggiatura durante le vacanze estive. Tra le persone offese figura un ragazzino che all’epoca dei fatti aveva solo 12 anni. Le altre vittime avevano tra i 13 e i 16 anni. L’aggravante dell’abuso di autorità si deve ai ruoli ricoperti da don Inzoli: a Crema, rettore del liceo linguistico Shakespeare e parroco della chiesa della Santissima Trinità. Tutti minorenni vittime di una “forte sottomissione psicologica”. Contro don Inzoli era già intervenuta la Santa sede, sotto Benedetto XVI, punendolo con la riduzione allo stato laicale. Francesco, in seguito, ammorbidì la sanzione e invitò il prete a condurre una vita di “preghiera e di umile riservatezza come segni di conversione e di penitenza.

L’inchiesta era arrivata in porto nonostante il Vaticano abbia sempre negato la rogatoria che la procura aveva chiesto per poter conoscere atti inerenti i casi di abusi sui minori. L’inchiesta era partita dopo un esposto presentato da Franco Bordo, parlamentare cremasco di Sinistra Ecologia Libertà, e da una denuncia del presidente di un istituto religioso. Lo scandalo era infine deflagrato a fine 2012, quando il sito della curia cremasca ha pubblicato la decisione del Vaticano di ridurre don Mauro allo stato laicale.