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Sud Corea, perquisiti gli uffici della Samsung: si allarga lo scandalo corruzione che sta travolgendo il Paese

I procuratori stanno indagando se Park, sotto pressione del National Pension Service e dell'amica sciamana Choi - attualmente in arresto per abuso di potere e altri capi d’accusa per il ruolo influente svolto negli affari di Stato - abbia favorito l'azienda nella fusione avvenuta nel 2015 con la Cheil Industriess

I procuratori sudcoreani hanno perquisito gli uffici della Samsung e di un fondo pensionistico nazionale (Nps) nell’ambito dell’indagine sullo scandalo di corruzione che coinvolge la presidente Park Geun-hye e la sua amica Choi Soon Sil che ha portato a proteste di piazza con partecipazione record. Lo ha riferito l’agenzia di stampa Yonhap e confermato da una portavoce del gigante dell’elettronica. In particolare sono quattro i luoghi presi di mira dai procuratori: la sede di Nps, gli uffici di Nps Investment Management, gli uffici di Samsung Group e gli uffici di un ex funzionario della sezione gestione investimenti di Nps.

Gli inquirenti stanno cercando di capire se Park, sotto pressione del National pension service (Nps) e dell’amica “sciamana” Choi, attualmente in arresto per abuso di potere e altri capi d’accusa per il ruolo influente svolto negli affari di Stato, abbia favorito Samsung nella fusione avvenuta lo scorso anno con la Cheil Industries. L’ipotesi accusatoria è che il gigante dell’elettronica abbia pagato Choi per convincere la presidente per ottenere favori e finanziamenti da grandi gruppi industriali. A giocare un ruolo chiave, con l’ok risolutivo alla fusione, è stato poi il fondo pensionistico, che è il terzo più grande del mondo. Si allarga così l’indagine per abuso d’ufficio e corruzione che sta travolgendo la presidenza, arrivando a coinvolgere anche le relazioni tra governo e importanti imprese nazionali.

Il 20 novembre, Lee Young-ryeol, il procuratore che guida l’indagine, aveva fatto sapere che sono 53 i conglomerati che sono stati “costretti a contribuire” al finanziamento delle fondazioni che hanno sostenuto le politiche della presidente, “temendo svantaggi diretti e indiretti alle attività di impresa, come ispezioni fiscali”.