Referendum Costituzionale

Lgbt per il Sì a Roma con Luxuria, Cirinnà e Boschi: polemiche in sala. E il ministro fugge dalle domande

Dalla polemica sulle unioni civili della comunità Lgbt a favore del Sì al referendum, fino alla fuga del ministro Maria Elena Boschi dalle domande. Quando manca ormai una decina di giorni al voto decisivo del 4 dicembre, al Nazareno la tensione resta alta. Lo dimostra anche quanto accaduto nel corso dell’incontro organizzato al Coming Out di Roma da alcuni attivisti Lgbt pro-riforma, con l’ex parlamentare Vladimir Luxuria, i senatori Pd Sergio Lo Giudice e Monica Cirinnà e lo stesso ministro dem presenti. È bastata la contestazione di un attivista sui rapporti tra il Pd e il Nuovo centrodestra di Alfano (accusato dal militante di aver bloccato la stepchild adoption, l’adozione del figlio del partner, insieme a parte del gruppo dem a Palazzo Madama) per far scatenare Cirinnà: “Vada via”, è l’invito rivolto al contestatore. “Vieni qui soltanto per avere un briciolo di popolarità. Renzi ha messo la faccia sulla legge, colpa di destra e M5S se è saltata la stepchild”, ha aggiunto invece l’ex parlamentare.

Eppure, al di là del clima teso in sala, Boschi ha rivendicato le ragioni del Sì e attaccato il fronte del No: “È legittima l’idea di chi vuole una riforma diversa, ma ci deve dire quale, quando e con chi la fa. La scelta di cambiare è tra due settimane, adesso”, ha sbandierato il ministro. Per poi darsi alla fuga non appena terminato l’intervento, senza rispondere alle domande. Compresa quella del fattoquotidiano.it. sui metodi clientelari del presidente della regione Campania Vincenzo De Luca, liquidati con un affettuoso buffetto da Matteo Renzi e dal partito.

Nulla da fare, nessuna risposta dalla Boschi. Anche perché lo staff – non è una novità – copre il ministro ed evita contatti con la stampa. Con la scusa: “Siamo in ritardo”. Proprio mentre il ministro si scatta selfie con i militanti.