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Legge di Bilancio/6: le coperture arrivano dal maggior deficit e da misure una tantum. Tagli per 728 milioni ai ministeri

Il governo conta di ricavare 1,6 miliardi dalla riapertura della voluntary disclosure, 2 dalla rottamazione delle cartelle Equitalia, altrettanto dalle misure antievasione e altre 2 dal prolungamento delle licenze d'uso delle frequenze. Il rinnovo della concessione del Superenalotto sono attesi 100 milioni, di cui però solo 50 saranno incassati l'anno prossimo

Quasi metà della manovra, come già visto, è finanziata in deficit. Altri 4,2 miliardi sono attesi dalle misure una tantum inserite nel decreto fiscale, 1,6 miliardi dalla riapertura della voluntary disclosure e poco più di 2 miliardi dal pagamento anticipato dei diritti d’uso sulle frequenze chiesto agli operatori di telefonia mobile. A questo si aggiunge il taglio dell’Ace, l’incentivo fiscale alla crescita economica, che vale 1,7 miliardi. Poco ambiziosi gli obiettivi di risparmio da ottenere con nuovi interventi di razionalizzazione della spesa: ai ministeri sono richieste sforbiciate per soli 728 milioni. Cui si aggiungono i 2,7 miliardi di tagli alla spesa non sanitaria imposti alle Regioni dalla legge di Stabilità dello scorso anno. Altre risorse arriveranno dal definanziamento di alcuni fondi: quello per far fronte a esigenze indifferibili cala di 965,5 milioni, quello per la riduzione della pressione fiscale di 380 milioni, quello per gli investimenti delle Ferrovie dello Stato di 320 milioni.

Voluntary disclosure bis – Grazie al decreto fiscale del 21 ottobre, per gli evasori si riapre la possibilità di autodenunciarsi al fisco e pagare le tasse dovute su capitali nascosti all’estero ma anche dentro i confini nazionali. La prima edizione della voluntary disclosure, chiusa a novembre 2015, ha fatto emergere una base imponibile di quasi 60 miliardi fruttando circa 4 miliardi alle casse dello Stato. Ora il Tesoro conta di incassarne altri 1,6 chiedendo ai contribuenti di dichiarare anche i contanti accumulati nelle cassette di sicurezza o sotto il materasso. Dopo le polemiche sulla clausola di salvaguardia inserita nelle bozze del ddl (ma vietata dalla riforma del Bilancio in vigore da luglio), la versione definitiva del testo dispone che se dall’emersione dei capitali nascosti al fisco deriverà meno del previsto i minori incassi saranno coperti con “riduzioni degli stanziamenti iscritti negli stati di previsione della spesa” previo via libera del Consiglio dei ministri entro il 31 agosto 2017. Se dalla compensazione derivassero “pregiudizi” al conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica, servirà infine una legge ad hoc da adottare entro il 30 settembre. 

Lotteria degli scontrini e misure contro l’evasione Iva – Per incrementare i risultati della riscossione il governo ha deciso di mettere in campo anche la dea bendata, lanciando la “lotteria degli scontrini”. Ma la novità prevista dalla legge di Bilancio scatterà solo nel 2018. Per l’anno prossimo, in compenso, il decreto fiscale dispone l’entrata in vigore di una serie di nuovi obblighi – come la comunicazione trimestrale dei versamenti Iva e delle fatture – che stando agli auspici stringeranno le maglie sull’evasione, a partire da quella dell’imposta sul valore aggiunto, fruttando altri 2 miliardi.

Rottamazione delle cartelle Equitalia – Tutta da verificare l’efficacia dell’una tantum che dovrebbe fruttare 2 miliardi di euro grazie alla sanatoria sulle cartelle esattoriali con i debiti a ruolo relativi agli anni 2000-2015 prevista dal decreto fiscale. In base al quale sarà possibile saldare i conti aperti con gli agenti della riscossione pagando debito e dell’aggio e beneficiando di un colpo di spugna su sanzioni e interessi di mora. E’ stato previsto anche uno “sconto” per l’Iva, ma solo se l’imposta non riguarda il pagamento all’importazione. Caso a sé le multe stradali per le quali chiaramente non potranno essere cancellate le sanzioni in quanto l’oggetto delle multe sono proprio delle sanzioni. I versamenti potranno essere fatti in quattro rate a scaglioni predeterminati.

Ricavi da privatizzazioni rivisti al ribasso. Quella di Fs al via entro la fine del 2017 Le previsioni di incasso da privatizzazioni, che per il 2016 sono scese dallo 0,5 ad appena lo 0,1% del prodotto interno lordo, restano invariate per il periodo 2017-2019: si tratta dello 0,5% del pil (8 miliardi) nel biennio 2017-2018 e dello 0,3% l’anno dopo. “Il governo ha implementato la vendita pianificata del 46,6% del controllore dei voli civili Enav e incassi aggiuntivi arriveranno dalla cessione del patrimonio immobiliare”, dettaglia il Documento programmatico bilancio inviato a Bruxelles. “Altre operazioni pianificate sono state posticipate a causa della volatilità del mercato”. Il Documento prevede che entro l’anno prossimo parta la privatizzazione delle Ferrovie dello Stato.

Spending review: il Tesoro in testa con 488 milioni di risparmi – Ai ministeri e alla presidenza del Consiglio sono imposti tagli per 728 milioni di euro. La riforma della legge di Bilancio prevede che ogni dicastero sia chiamato a formulare “proprie proposte di modifica della legislazione vigente” per il conseguimento dell’obiettivo. Nelle more dell’attuazione la regia è spettata al Tesoro, che ha determinato la misura del concorso di tutti gli altri dopo “apposite interlocuzioni a livello di vertice politico”. Il risultato, comunque, è che la stretta maggiore riguarda proprio via XX Settembre, che dovrà realizzare un risparmio di 488 milioni. Segue il ministero della Difesa, con 74,9, quello dello Sviluppo con 40 milioni e la Farnesina, da cui sono attese minori uscite per 35,5 milioni. Sacrificio minimo per la presidenza del Consiglio, chiamata a una sforbiciata da soli 8 milioni. Ma in coda alla classifica c’è il ministero del Lavoro, che potrà limitarsi a una stretta da 4 milioni.

Sempre con l’obiettivo di razionalizzare la spesa il ministero dell’Economia si prepara poi a diventare, in via sperimentale, acquirente unico dei servizi di fornitura di energia elettrica e buoni pasto per le proprie sedi e quelle del ministero dell’Interno. La sperimentazione potrà essere poi ampliata ad altre amministrazioni e tipologie di acquisti con decreto del presidente del Consiglio. Sempre il Tesoro dovrà avviare tramite la centrale acquisti della pubblica amministrazione Consip “un’analisi volta ad individuare nuovi strumenti di acquisto centralizzato di beni e servizi”. Per ridurre la spesa in beni e servizi informatici, poi, arriva l’obbligo per tutti gli enti centrali e locali, nonché quelli di previdenza e assistenza sociale e le agenzie fiscali, di ricorrere a Consip per tutti quelli “di particolare rilevanza strategica” ai fini del Piano triennale per l’informatica nella pa scritto dall’Agenzia per l’Italia digitale. In compenso “in caso di motivata urgenza” le amministrazioni pubbliche “possono procedere, qualora non siano disponibili i relativi contratti di Consip o dei soggetti aggregatori, allo svolgimento di autonome procedure di acquisto”.

Il governo batte cassa per prolungare le licenze d’uso delle frequenze – Salta l’asta per le frequenze. Ma salgono da 1,9 ad oltre 2 miliardi gli introiti complessivi grazie al prolungamento fino al 2029 delle licenze per le la banda 900 e 1800 Megahertz, in scadenza a giugno 2018. L’operazione permetterà al governo di intascare il pagamento anticipato in un’unica soluzione da effettuarsi entro e non oltre il 30 settembre 2017 con una maggiorazione del 30 per cento. Per quella data, il ministero si occuperà poi di mettere a gara le frequenze per le quali non ci siano state istanze o mancate concessioni di proroga. Rimandata alle calende greche l’asta per la banda 700 Megahertz, che deve essere liberata dalle televisioni prima di poter essere messa a disposizione del 5G come richiesto da Bruxelles. Con questa soluzione il governo ottiene un introito certo, offrendo la possibilità agli operatori “di un cambio tecnologico”. L’opzione è tuttavia più teorica che pratica, dal momento che normalmente il passaggio ad una nuova tecnologia avviene su frequenze libere.

Base d’asta da 100 milioni per la concessione del Superenalotto – Lo Stato continuerà a far cassa anche con giochi e le scommesse: viene infatti rimessa a gara la concessione per la gestione del Superenalotto, attualmente in capo alla Sisal. La selezione del nuovo gestore, che dovrà comunque essere un’impresa qualificata, con pregresse esperienze nella gestione o raccolta di gioco, in possesso di un’adeguata capacità infrastrutturale e di altrettanto adeguati “requisiti di affidabilità tecnica ed economica”, avverrà attraverso una “procedura aperta, competitiva e non discriminatoria”. La concessione avrà durata di 9 anni e non sarà rinnovabile. La selezione sarà basata sul “criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa” e la base d’asta per le offerte al rialzo sarà di 100 milioni di euro. Solo il 50%, però, sarà pagato al momento dell’aggiudicazione: il resto sarà versato “all’atto dell’effettiva assunzione del servizio”, prevista per il 2018.

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