Referendum Costituzionale

Referendum, il fronte del Sì arruola Montanelli. Ma la sua fondazione: “Impossibile dire come avrebbe votato”

In un post pubblicato sul portale di "Basta un Sì", il 22 ottobre venivano riportati alcune vecchie dichiarazioni del giornalista di Fucecchio a favore di un'eventuale riscrittura della Costituzione. Dopo due giorni, la replica dei responsabili dell'ente che cura la memoria culturale del fondatore del Giornale, che denuncia "l’intento evidente di iscrivere il grande giornalista tra coloro che voteranno Sì il prossimo 4 dicembre"

Stavolta è toccato a Indro Montanelli. Dopo averci già provato con Nilde Iotti, Piero Ingrao ed Enrico Berlinguer, il fronte del Sì al referendum costituzionale ha tentato di arruolare il giornalista di Fucecchio, scomparso nel 2001, firma storica del Corriere della Sera. Lo ha fatto con un post pubblicato il 22 ottobre sul sito ufficiale del comitato in favore della riforma, www.bastaunsi.it, e intitolato “Indro Montanelli e la Costituzione, un’intervista che sembra fatta ieri”. Una decisione che non è piaciuta ai responsabili della Fondazione Montanelli-Bassi, dedita alla cura dell’eredità culturale del fondatore del Giornale e della Voce, che a distanza di 2 giorni ha denunciato “l’intento evidente di iscrivere il grande giornalista tra coloro che voteranno Sì il prossimo 4 dicembre” per poi precisare: “Non è possibile dire se in questi giorni” Montanelli “si sarebbe schierato per il sì o per il no”.

Il post incriminato, subito rilanciato sulla pagina Facebook del comitato “Basta un sì”, riportava alcuni stralci di una delle interviste rilasciate nel 1999 dal giornalista toscano ad Alain Elkann, poi raccolte nel volume “La storia d’Italia di Indro Montanelli”. Dai passaggi estrapolati, emergono da un lato le critiche che Montanelli muoveva all’operato dell’Assemblea Costituente e dall’altro quelli che il giornalista considerava i principali difetti della Carta fondamentale. Una Carta che, affermava, “porta male gli anni da quando aveva un giorno”. Nel 1999 Montanelli rifletteva, inoltre, sul fatto che la preoccupazione dei costituenti, memori della recente esperienza del fascismo, era stata soprattutto quella di scongiurare il rischio di future derive autoritarie del governo. “Si pensava – affermò – di dover esautorare completamente il potere esecutivo“; il che, però, portò “come risultato l’instabilità politica e l’onnipotenza dei partiti“. E dunque, veniva infine chiesto a Montanelli, è giusto riscrivere la Costituzione? Rispondeva il giornalista: “Ma certo che è giusto! Deve essere riscritta secondo criteri logici, non criteri illogici”.

Il 24 ottobre, come detto, la replica della Fondazione Montanelli-Bassi, giunta attraverso una nota scritta. “È vero: Indro disse che la Costituzione poteva, e anzi doveva in alcuni punti essere modificata, ma non è certamente possibile dire se in questi giorni egli si sarebbe schierato per il sì o per il no. È invece certo – si legge nel documento – che Montanelli non si faceva troppe illusioni sull’efficacia delle riforme costituzionali perché ‘non sono le buone Costituzioni che fanno i buoni cittadini. Sono i buoni cittadini che fanno le buone Costituzioni fino al punto di non averne bisogno'”. Citazione, quest’ultima, risalente al 1997 e tratta da “La Stanza”, la rubrica che all’epoca Montanelli teneva sul Corriere della Sera dopo la chiusura della Voce. “Le Costitituzioni – scriveva Montanelli in un’altra Stanza, del luglio ’96 – noi sappiamo scriverle, anzi ne siamo maestri, e le capiamo benissimo, anzi su di esse sappiamo imbastire discussioni dottissime. È nell’applicazione che siamo debolucci“. Estratti che la Fondazione riporta nella sua nota per scoraggiare facili strumentalizzazioni del pensiero di Montanelli in materia costituzionale. “Insomma – conclude la nota – alla fine, secondo Montanelli, il problema era sempre lo stesso: è inutile cambiare le regole se non cambiano gli Italiani”.

Ad evitare la smentita ufficiale da parte della Fondazione Montanelli-Bassi non era dunque bastata la precisazione pubblicata dallo stesso comitato “Basta un sì”, che il 23 ottobre, all’indomani del post che aveva innescato le polemiche, aveva cercato di correggere il tiro sulla questione. In un nuovo contenuto online, il portale dei sostenitori del ddl Boschi provava a replicare all'”accusa facile che ci è stata rivolta”, e cioè quella di “strumentalizzare i morti”, spiegando che l’operazione aveva invece un altro fine: “In realtà, noi ci limitiamo a riflettere sulle parole di un illustre protagonista del Novecento e a trovare nelle sue argomentazioni le ragioni del nostro Sì”. Poi, il nuovo a fondo: “Chi tra i promotori del No può affermare che Montanelli avesse torto nel chiedere una revisione della Costituzione del 1948? Forse qualche incallito sostenitore dell’instabilità politica e della partitocrazia. Per il resto, a noi pare che le reazioni dei sostenitori del No siano state per lo più scomposte e irritate”. Dopo la replica della Fondazione Montanelli-Bassi, però, il Comitato Basta un sì non ha più risposto.